“Accogliendo l'invito del Santo Padre a pregare intensamente per la pace del mondo, siamo qui ad implorare la misericordia e la luce di Cristo”. Con queste parole il Card. Bagnasco ha aperto l'omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica, che si svolta venerdì 23, giornata di preghiera e di digiuno per la pace, indetta dal Santo Padre, e dedicata in particolare alle popolazioni del Sud Sudan e della Repubblica Democratica del Congo.
“Gli Stati – insieme di uomini e di popoli- hanno bisogno di superare il laicismo che emargina la religione nel privato e il fondamentalismo che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza – ha ammonito il Card. Bagnasco – con questa premessa, la pace sarà raggiungibile non con le armi, né con il potere economico, politico, culturale o mediatico, ma quando le nazioni “rinunceranno a speculare sui conflitti”.
Ma cosa possiamo fare noi, lontani dalle stanze del potere? Sta a ciascuno non cedere allo sconforto e alla sfiducia, ma diventare costruttori e promotori di pace, “dove viviamo, in famiglia e nel lavoro.” Intraprendere un cammino di incontro e di dialogo comune per riconoscere il bene, che é ovunque e custodirlo.
“L'umanità non può arrendersi – ha proseguito il Cardinale – alla forza negativa dell'egoismo e della violenza; non deve fare l'abitudine ai conflitti”. Ma cosa possiamo fare noi, lontani dalle stanze del potere?
É, inoltre, urgente ricorrere ad un altro strumento di pace: la preghiera. “Per questo, oggi, ci rivolgiamo in modo speciale a Maria Santissima, Regina della pace” affinché – ha concluso il Cardinale – sia Lei a guidarci sui sentieri della riconciliazione: sono sentieri di umanità vera, quella umanità abbracciata da Gesù per portaci all'altezza di Dio.”
“Gli Stati – insieme di uomini e di popoli- hanno bisogno di superare il laicismo che emargina la religione nel privato e il fondamentalismo che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza – ha ammonito il Card. Bagnasco – con questa premessa, la pace sarà raggiungibile non con le armi, né con il potere economico, politico, culturale o mediatico, ma quando le nazioni “rinunceranno a speculare sui conflitti”.
Ma cosa possiamo fare noi, lontani dalle stanze del potere? Sta a ciascuno non cedere allo sconforto e alla sfiducia, ma diventare costruttori e promotori di pace, “dove viviamo, in famiglia e nel lavoro.” Intraprendere un cammino di incontro e di dialogo comune per riconoscere il bene, che é ovunque e custodirlo.
“L'umanità non può arrendersi – ha proseguito il Cardinale – alla forza negativa dell'egoismo e della violenza; non deve fare l'abitudine ai conflitti”. Ma cosa possiamo fare noi, lontani dalle stanze del potere?
É, inoltre, urgente ricorrere ad un altro strumento di pace: la preghiera. “Per questo, oggi, ci rivolgiamo in modo speciale a Maria Santissima, Regina della pace” affinché – ha concluso il Cardinale – sia Lei a guidarci sui sentieri della riconciliazione: sono sentieri di umanità vera, quella umanità abbracciata da Gesù per portaci all'altezza di Dio.”