Sabato 19 maggio al Santuario della Madonna della Guardia il Cardinale Arcivescovo Angelo Bagnasco ha incontrato i giovani della diocesi nel tradizionale appuntamento della veglia di Pentecoste, promosso dalla Pastorale Giovanile. E’ stato un momento molto importante che cade anche a un anno dalla visita del Santo Padre, che proprio al Santuario della Guardia ha voluto salutare i giovani in un incontro ricco di entusiasmo, di contenuti e di domande e risposte che ancora oggi, a distanza di un anno, continuano ad alimentare la nostra vita cristiana.
Tra le tante provocazioni che il Santo Padre ci ha lasciato, una era quella di non rischiare di essere “turisti della vita”, scattando solo delle foto ricordo agli istanti che trascorriamo e dimenticandoci poi di esserci e di viverli veramente, perdendoci così le cose vere. Nella sua catechesi il Cardinale Bagnasco ha voluto riprendere proprio quest’immagine invitandoci a essere invece “protagonisti della vita”, capaci di entrare nel merito delle cose portandoci dentro anche tutti noi stessi.
Allora innanzitutto dobbiamo essere protagonisti della famiglia e del nostro lavoro, che per tanti ragazzi può anche essere lo studio. E lo siamo quando ci rendiamo conto di tutti i doni e le ricchezze che abbiamo, senza darli per scontati ma apprezzandoli davvero, e quando capiamo che nulla ci è dovuto ma tutto è un dono: l’amore dei nostri cari e i sacrifici che compiono per il nostro bene, la fortuna di poter studiare e ricevere una buona istruzione, la fortuna di avere un posto di lavoro. Spesso queste sono tutte cose che diamo per scontate, per dovute, e anzi abbiamo anche motivo per cui lamentarcene invece di esserne grati. Questo ci rende turisti della vita, incapaci di apprezzare i doni che abbiamo. Diventiamo protagonisti quando invece riusciamo a comprenderle davvero e a realizzare tutto il bene che riceviamo: allora impariamo ad esserne davvero riconoscenti e contraccambiamo quel bene, diminuiscono così le nostre pretese e aumenta la nostra gratitudine sincera.
E poi dobbiamo essere anche protagonisti della Chiesa e della comunità cristiana. Il protagonista della Chiesa è colui che accoglie la fede non come piace a lui, ritagliandosela e modellandosela un po’ su misura, ma sforzandosi di comprendere e accogliere, con infinita umiltà, come Gesù Cristo ha voluto creare la Sua Chiesa, costruita, impregnata e modellata dalla santità dei santi e dal sangue dei martiri. Solo così la nostra fede non è più solo flebile sentire, ma credere davvero e volere per noi la volontà del Padre. Ed è così che impariamo ad amare veramente, non solo nella dimensione più superficiale dei nostri sentimenti, a volte fluttuanti e variabili, ma in quella molto più profonda delle nostre scelte: le scelte quotidiane di esserci, di perdonarci, di volere il bene dell’altro disponendoci anche al sacrificio per ottenerlo.
Al termine della catechesi, dopo l’accensione del fuoco di Pentecoste davanti al piazzale del Santuario, il Cardinale Arcivescovo ha poi dato a tutti i giovani presenti un piccolo dono: un piccolo opuscolo per un cammino personale di formazione che, con l’aiuto di alcuni salmi scelti e alcuni brani e riflessioni tratte dal suo magistero, possa essere uno strumento per crescere nella fede e diventare davvero protagonisti della nostra vita e della comunità cristiana.
Tra le tante provocazioni che il Santo Padre ci ha lasciato, una era quella di non rischiare di essere “turisti della vita”, scattando solo delle foto ricordo agli istanti che trascorriamo e dimenticandoci poi di esserci e di viverli veramente, perdendoci così le cose vere. Nella sua catechesi il Cardinale Bagnasco ha voluto riprendere proprio quest’immagine invitandoci a essere invece “protagonisti della vita”, capaci di entrare nel merito delle cose portandoci dentro anche tutti noi stessi.
Allora innanzitutto dobbiamo essere protagonisti della famiglia e del nostro lavoro, che per tanti ragazzi può anche essere lo studio. E lo siamo quando ci rendiamo conto di tutti i doni e le ricchezze che abbiamo, senza darli per scontati ma apprezzandoli davvero, e quando capiamo che nulla ci è dovuto ma tutto è un dono: l’amore dei nostri cari e i sacrifici che compiono per il nostro bene, la fortuna di poter studiare e ricevere una buona istruzione, la fortuna di avere un posto di lavoro. Spesso queste sono tutte cose che diamo per scontate, per dovute, e anzi abbiamo anche motivo per cui lamentarcene invece di esserne grati. Questo ci rende turisti della vita, incapaci di apprezzare i doni che abbiamo. Diventiamo protagonisti quando invece riusciamo a comprenderle davvero e a realizzare tutto il bene che riceviamo: allora impariamo ad esserne davvero riconoscenti e contraccambiamo quel bene, diminuiscono così le nostre pretese e aumenta la nostra gratitudine sincera.
E poi dobbiamo essere anche protagonisti della Chiesa e della comunità cristiana. Il protagonista della Chiesa è colui che accoglie la fede non come piace a lui, ritagliandosela e modellandosela un po’ su misura, ma sforzandosi di comprendere e accogliere, con infinita umiltà, come Gesù Cristo ha voluto creare la Sua Chiesa, costruita, impregnata e modellata dalla santità dei santi e dal sangue dei martiri. Solo così la nostra fede non è più solo flebile sentire, ma credere davvero e volere per noi la volontà del Padre. Ed è così che impariamo ad amare veramente, non solo nella dimensione più superficiale dei nostri sentimenti, a volte fluttuanti e variabili, ma in quella molto più profonda delle nostre scelte: le scelte quotidiane di esserci, di perdonarci, di volere il bene dell’altro disponendoci anche al sacrificio per ottenerlo.
Al termine della catechesi, dopo l’accensione del fuoco di Pentecoste davanti al piazzale del Santuario, il Cardinale Arcivescovo ha poi dato a tutti i giovani presenti un piccolo dono: un piccolo opuscolo per un cammino personale di formazione che, con l’aiuto di alcuni salmi scelti e alcuni brani e riflessioni tratte dal suo magistero, possa essere uno strumento per crescere nella fede e diventare davvero protagonisti della nostra vita e della comunità cristiana.
Francesca Marrollo