L’Arcivescovo agli universitari: «Viviamo mettendoci in ascolto»

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Si è svolto nella chiesa di San Matteo il consueto incontro di Natale della Pastorale Universitaria, condotto da Monsignor Nicolò Anselmi; alla presenza di Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova. È intervenuto anche il Prof. Antonio Musarra, genovese, docente di Storia Medievale alla Sapienza di Roma.
Il mondo universitario genovese – come ha illustrato ai presenti Mons. Nicolò Anselmi nel suo ruolo di Direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria – è composto da circa 40.000 persone, di cui 36.000 studenti, 2.000 docenti e altri 2.000 impiegati in mansioni amministrative.
Il prof. Musarra ha parlato ai presenti della ricchissima storia medievale genovese, e in particolare della chiesa di San Matteo, nata come dipendenza di San Fruttuoso di Capodimonte e strategicamente incorniciata da palazzi di pregio dell’antica nobiltà genovese e dei D’Oria.
La società dell’epoca, ha spiegato il prof. Musarra, era segnata da episodi violenti, da battaglie e lotte intestine, ma era anche profondamente cristiana, e la religiosità, allora, si respirava nell’aria.
San Siro, San Giorgio e San Giovanni Battista costituivano la triade su cui era fondata la grande devozione di quei tempi.
Da Genova poi partirono anche le crociate, da cui si avviarono anche i primi rapporti con gli altri paesi del Mediterraneo, rendendo dunque Genova la città più “mediterranea” di tutte le città affacciate sul Mediterraneo.
Sarà l’arrivo in città delle grandi congregazioni di frati, nel corso del Duecento, a modificarne definitivamente l’assetto e a permettere anche l’arrivo di illustri personaggi del tempo.
La società genovese di epoca medievale, ha concluso dunque il Prof. Musarra incorniciando storicamente gli albori della grande storia dei secoli successivi, era sostanzialmente aperta, e affacciata al mondo.
Dopo l’inquadramento storico e la scansione temporale proposta dal Prof. Musarra, ha preso la parola l’Arcivescovo di Genova, che ha ascoltato alcune domande dei partecipanti.
Ma la riflessione iniziale di Mons. Tasca è partita a sua volta con una domanda: “Per chi sono io, di chi sono io?”.
Da questo interrogativo, ha detto il Vescovo, si scorge l’invito a distogliere l’attenzione da se stessi, e a rivolgere invece lo sguardo alla vera ragione della propria esistenza.
In questo tempo di Avvento, l’Arcivescovo ha proposto di riprendere in mano il Vangelo, mettendosi alla ricerca degli incontri di Gesù con le persone, per meglio conoscere e capire come Egli si comportava.
Quindi l’Arcivescovo ha sollecitato i presenti con una ulteriore domanda, più specifica e indirizzata non solo agli studenti, ma a tutto il personale dell’ateneo genovese: “Come possiamo annunciare il Vangelo negli ambienti universitari, intorno ai quali gravitano così tante persone?”.
Questo deve essere lo spunto su cui impostare il cammino e la riflessione su un percorso futuro.
Quindi Mons. Tasca ha parlato della sua devozione per San Francesco: “San Francesco mi ha sempre affascinato fin dai tempi del liceo. Formidabile è l’intuizione di San Francesco di vivere senza nulla di proprio, che non si riferisce solo alle cose materiali, ma anche per esempio alle proprie idee e convinzioni”. Senza nulla di proprio, dunque, vuol dire lasciarsi guidare, non perdere tempo nella difesa delle proprie posizioni e aprirsi all’ascolto degli altri e di quanto hanno da proporre.
Ancora, all’Arcivescovo è stata chiesta un’impressione sui primi mesi a Genova: “Io mi sento molto accolto e mi trovo molto bene anche con i sacerdoti. Genova è una grande città con una grande storia, e fare il Vescovo non è semplice, così come cambiare completamente vita”.
Infine, Padre Marco ha rivelato un suo particolare desiderio per il futuro: “Sogno di vivere in una fraternità presbiterale, dove poter condividere e fare sempre gioco di squadra”.

Francesca Di Palma

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