Ultima conferenza di Cattedrale Aperta mercoledì 29 marzo 2017 alle ore 20.30; relatori Mons. Ermenegildo Manicardi (Rettore dell'Almo Collegio Capranica di Roma e professore di sacra scrittura alla Pontificia Università Gregoriana) e il prof. Salvatore Martinez (Presidente del Rinnovamento nello Spirito).
La conferenza sarà trasmessa in diretta televisiva sul canale 115 (telepace 3) e in diretta streaming su www.youtube.com/ilcittadinotv
‘La vera crisi è spirituale’ è il tema al centro dell’ultima conferenza di Cattedrale Aperta in programma mercoledì 29 marzo 2017 alle ore 20.30. Insieme a Mons. Ermenegildo Manicardi, relatore sarà Salvatore Martinez, Presidente del Rinnovamento nello Spirito e della Fondazione Vaticana “Famiglia di Nazareth”; gli abbiamo posto alcune domande sul tema che tratterà in San Lorenzo.
Prof. Martinez, nell’ultima conferenza di Cattedrale Aperta si parla di crisi, un termine che viene usato spesso; ma che cosa è secondo lei davvero la crisi a livello personale e a livello sociale e come viene percepita?
Nel senso etimologico del termine sta a significare “scelta, decisione”; un cambiamento che s’impone dinanzi al mutamento negativo della realtà che un individuo o una comunità soffrono. In termini spirituali la “crisi” è sempre il presupposto di una conversione; è la scena entro la quale si permette al bene di vincere il male. Da anni questa parola viene percepita dalla nostra gente come sinonimo d’impotenza, di rassegnazione, di sconfitta, di compromesso con lo spirito pervertito del tempo. Per un credente che è anche cittadino, la crisi è il miglior appello al ritorno alla vita interiore, alla vita spirituale, a recuperare l’essenziale, il gusto della condivisione, la volontà di non dipendere da se stessi ma di aprirsi all’altro, di fare del bene comune riscoperto nella vita di una comunità il migliore antidoto ai mali del tempo causa di tante crisi valoriali e sociali. Per questo affermiamo che “la madre di tutte le crisi è spirituale” e, dunque, che deve essere letta e affrontata con una cifra spirituale.
La sfera spirituale della persona viene oggi vissuta in modo individualistico, come qualcosa da non coltivare o far crescere; come si può invertire questa tendenza? Quale situazione lei percepisce attraverso la sua esperienza di presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo?
Il materialismo imperante, la sfiducia negli uomini e nelle autorità costituite, la crisi della ragion pratica, l’onnipotenza alienante della tecnologia aumentano il bisogno di spiritualità nel cuore dell’uomo. L’uomo è spirito; non può fisiologicamente rinunziare al bisogno di trascendenza che si risveglia in lui ogni giorno che apre gli occhi e ricomincia a vivere. Purtroppo molti alimentano questo bisogno con surrogati di spiritualità o con vizi antichi spacciati per nuove virtù contemporanee. E così l’uomo si ritrova ancora più drammaticamente solo, povero, ferito. Nei nostri gruppi e comunità intercettiamo ogni giorno il bisogno di un “rinnovamento spirituale”, una grande disponibilità di credenti e non credenti a “rientrare in se stessi” – come il “figliol prodigo” della parabola evangelica – a ritrovare le chiavi d’accesso al proprio cuore. Niente più della preghiera e della meditazione della parola di Dio sono alleati di questo processo di accompagnamento spirituale.
In quali termini secondo lei la crisi economica nella quale siamo immersi ha delle radici di carattere spirituale?
Sì e origini ben precise. San Giovanni Paolo II soffrì molto nel vedere che l’Europa si desse come fondamento della propria unità una moneta, l’euro, e non l’ispirazione cristiana comune a tutte le “tre Europe” (del centro nord: evangelico-protestante; del sud ovest: cattolica; dell’est: ortodossa) come fonte di dignità della persona, come sistema valoriale comune, come vero principio unificatore delle differenze linguistiche, culturali, sociali esistenti. La moneta è per sua natura una realtà instabile, che si svaluta, che si afferma per concorrenza, che genera ricchezze di pochi e povertà di molti. L’Europa dello Spirito – dei popoli, delle comunità, della solidarietà, dell’integrazione – pone al centro l’uomo nella sua dignità integrale e trascendente ed è l’antidoto alla crisi economica divenuta “crisi dell’umano”. Lo ricorda sempre il Papa polacco, in “Centesimus Annus”: “Nel tempo della crisi la principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso”.
La nostra città si prepara ad accogliere il Santo Padre; lei ha scritto un volume dal titolo ‘Papa Francesco e lo Spirito Santo’. Quali sono i messaggi più incisivi che il Papa sta cercando di trasmettere per risvegliare una spiritualità che sia sorgente di missione e di carità?
Questo Pontificato riparte decisamente dall’uomo al di là di ogni lettura confessionale, dottrinale, religiosa, istituzionale. Pone l’antropologia cristiana e l’umanesimo cristiano come le più alte e compiute forme di umanizzazione dell’uomo in un tempo che si definisce “post umano”. Un disegno chiaro, di forte connotazione laica, perseguito con un linguaggio popolare, comprensibile a tutti, con gesti inediti e scelte di grande impatto. Una ”rivoluzione spirituale”, una “missio ad personam” che pone non poche sfide di comprensione e di collaborazione.