Approfondimenti

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RUOLO E CONSISTENZA DELL’ISTITUTO DIOCESANO PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO
  
L’importanza dei contributi personali dei cattolici per defalcare il meno possibile dall’8 per mille
 
I cattolici sono invitati a pensare ai loro Sacerdoti, in maniera particolarmente concreta, facendo pervenire le loro offerte all’Istituto del Sostentamento del Clero (IDSC), oltre ad aver firmato l’opzione dell’8 per mille, a favore della Chiesa cattolica, sull’annuale denuncia dei redditi.
 
A tal proposito “Il Cittadino”, settimanale Diocesano ha rivolto a Mons. Giulio Venturini, attuale Presidente dell’IDSC, alcune domande.
  
1. L’istituzione dell’IDSC è piuttosto recente, conseguente alla revisione del Concordato tra Stato e Chiesa. Può sintetizzare l’evoluzione storica degli accordi?
 
Nel corso delle vicende risorgimentali (1848-1870) lo Stato italiano confiscò, incamerò i beni della Chiesa (cominciando dal palazzo del Quirinale): ebbe origine la Questione Romana, cui posero termine i Patti Lateranensi del 1929, tra lo Stato italiano a la Chiesa.
 
In essi fu sottoscritta la convenzione finanziaria con la quale, considerati sia i danni ingenti subiti dalla S. Sede per la perdita del proprio patrimonio (indispensabile al sostentamento del clero e all’espletamento delle attività pastorali) sia le condizioni economiche del popolo italiano, specialmente dopo la prima guerra mondiale, il Papa Pio XI ritenne, di limitare allo stretto necessario la richiesta di indennizzo, domandando una somma molto inferiore a quella che lo Stato avrebbe dovuto sborsare anche solo in esecuzione dell’impegno assunto con la legge del 1871, cioè la capitalizzazione di 3.250.000 lire annue: mai riscosse!
 
Venne pertanto concordato che lo Stato versasse alla Chiesa italiana un assegno (più simbolico che consistente) di contributo per la “congrua” sostentazione dei Vescovi e dei Parroci. Non degli altri sacerdoti.
 
Con la revisione del Concordato, nel 1984, la congrua fu abolita.
 
Lo Stato s’impegnò a versare alla Chiesa Italiana l’8 per mille delle imposte, in corrispondenza del numero di persone che avessero voluto devolvere ad Essa tale percentuale.
 
La Chiesa Italiana s’impegnò ad amministrare al meglio i beni dei Benefici Ecclesiastici (costituiti da donazioni, finalizzate al sostentamento dei Sacerdoti), facendo convergere il reddito ad una cassa comune, da cui attingere e ripartire equamente l’importo tra i Sacerdoti.
  
2. Esattamente da quando ha cominciato a funzionare il nuovo sistema?
 
Nel 1985, vennero costituiti gli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero [IDSC] e l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero [ICSC].
 
Agli Istituti Diocesani è demandata l’amministrazione dei beni provenienti dai “Benefici Parrocchiali” (case, terreni agricoli o non coltivabili né edificabili, boschi): il reddito viene inviato all’Istituto Centrale.
 
L’Istituto Centrale a sua volta, quale “cassa comune”, provvede ad integrare la retribuzione che i Sacerdoti ricevono dalle Parrocchie: un’integrazione attuata con criterio di equità, secondo un computo di punti (anzianità, oneri particolari, ecc.), utilizzando i proventi degli Istituti Diocesani, le offerte liberali fatte pervenire appositamente dalle persone e la parte dell’8 per mille destinata a tale scopo.
 
Pertanto l’attività dell’IDSC non ha relazione diretta con l’opzione dell’8 per mille.
  
3. Può dirci qual è l’importo che l’IDSC di Genova invia all’Istituto Centrale, ogni anno?
 
Non ci sono segreti. Lo scorso anno il reddito dei beni del nostro IDSC è stato di 310 mila: importo che è stato inviato alla  cassa comune dell’ICSC.
 
Dal che si vede che tale cifra è ben lontana dal fabbisogno per il sostentamento del Clero della nostra Archidiocesi.
  
4. Qual è la consistenza numerica del Clero genovese?
 
Attualmente i Sacerdoti della nostra Arcidiocesi, sono 368.
  
5. Quanto percepisce attualmente ogni sacerdote?
 
La Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito che, attualmente, venga assicurata una retribuzione mensile lorda di 1.483,20 (netti 1.213,00 circa) ad ogni Vescovo e di 988,80 (netti 886,00 circa) a ciascun Sacerdote.
 
L’incremento derivante dall’anzianità di servizio può raggiungere un massimo di 222,48 mensili lordi (netti 168 circa).
 
Non c’è tredicesima mensilità.
 
Non c’è differenza tra Curati, Parroci, Monsignori, ecc.
  
6. Con quale criterio e con quali cespiti viene provveduto?
 
Tale cifra di retribuzione deve raggiungersi sommando il contributo delle Diocesi, per i Vescovi, e delle Parrocchie, per i Sacerdoti (calcolato secondo il numero degli abitanti) con l’integrazione dell’ICSC, il quale come già detto utilizza i proventi degli Istituti Diocesani, le offerte fatte pervenire appositamente dalle persone e la parte dell’8 per mille destinata a tale scopo.
  
7. Allora se le offerte dei fedeli sono maggiori, viene prelevato meno dall’8 per mille?
 
Senza dubbio. L’afflusso delle offerte personali è determinante: tanto più sono consistenti e tanto minore è l’importo da defalcare dall’8 per mille per tale finalità, permettendo quindi maggiore devoluzione dello stesso 8 per mille all’ambito della carità, sia nazionale che internazionale.