“Guardiamo quella piccola ostia consacrata: sembra dirci – nella sua assoluta debolezza – di non avere paura di incontrare Dio; ci assicura che Dio è con noi; ci supplica di non vivere soli e isolati, chiusi nel nostro mondo, pensando di salvarci senza gli altri”. Questo un passaggio del discorso che il Cardinale Angelo Bagnasco ha pronunciato al termine della tradizionale processione del Corpus Domini che si è svolta sabato 6 giugno.
Dopo il canto dei vespri solenni, la processione dell’Arca con la Santa Eucaristia portata a braccia, è partita dalla chiesa di San Siro nel Centro Storico e, partecipata da sacerdoti, religiosi, religiose, associazioni, movimenti, istituzioni, forze armate e molti fedeli, ha concluso il suo tragitto in Cattedrale dopo aver percorso Via Garibaldi, Via XXV Aprile, Piazza De Ferarri e Via San Lorenzo.
Si sono alternati, nel sorreggere sulle spalle l’Arca con l’ostensorio, le confraternite, i sacerdoti, gli alpini, i volontari dell’Unitalsi.
Durante il tragitto, anche una delegazione di lavoratori di Fincantieri, Piaggio, Ansaldo Energia, Ilva, Selex, Gruppo Malacalza ha portato sulle spalle l'Arca processionale, rinnovando una tradizione che si verifica ormai da alcuni anni.
All’arrivo in Cattedrale, dove ad attendere la processione c’era un bel gruppo di bambini che quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione, la preghiera è proseguita con l’adorazione eucaristica.
“Ancora una volta abbiamo portato la divina Eucarustia – Gesù con noi – per le strade di Genova – ha detto l’Arcivescovo – E ancora una volta insieme, passo dopo passo, abbiamo sentito che mentre portavamo Lui, Egli portava noi. E’ qualcosa che non si riesce a spiegare, si intuisce e si vive per dono suo. E’ una certezza che non si può dimostrare, ma solo incontrare come Grazia: basta aprire il cuore, essere umili, desiderare di incontrarLo, invocarne la presenza e la compagnia”.
Un invito poi a combattere l’individualismo, sempre più forte nella cultura della società di oggi: “Dio per primo – ha detto il Cardinale – in Gesù, ci è venuto incontro perché non ci ripiegassimo su noi stessi, chiusi nelle nostre povertà, ritirati dal rapporto con gli altri, fuggitivi davanti al mistero della vita, passivi nei confronti della storia, indifferenti davanti alla sofferenza e al male. L’Eucaristia ci accoglie nei tabernacoli delle nostre chiese, ci avvolge nella divina liturgia, ci sospinge per farci ogni volta di nuovo lievito e sale nella pasta del mondo, testimoni visibili e, nella nostra povertà, credibili del Dio-con-noi. Ci incoraggia e ci sostiene perché diventiamo messaggeri e protagonisti di una società che non sia un mucchio di individui slegati, ma un grembo di legami buoni, di relazioni virtuose, per cui ognuno si possa sentire a casa”.
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