Nuova Ratio: quale formazione nei Seminari?

Prosegue il percorso di presentazione della nuova Ratio per la formazione nei Seminari in Italia attraverso l’introduzione di Mons. Dianin tenuta all’incontro con i rettori a Roma. Nel terzo punto, con il quale conclude il suo intervento, spiega quale visione di formazione vi sia sottointeso alla Ratio.
Si può così cogliere, cari lettori de Il Cittadino, alcuni punti che sono fondamentali della formazione. Segnalo sicuramente il contesto comunitario che prepara presbiteri a vivere nella fraternità tra di loro e tra tutto il popolo di Dio. Non più eroi solitari che si immolano ma uomini di comunione che crocifiggono sé stessi nel duro lavorio quotidiano delle relazioni facendo emergere la comunità piuttosto che l’io. Ma anche i termini “interiore, globale, unitaria, incarnata” richiamano il fatto che oramai la formazione del presbitero non può essere una formazione “esterna” per assumere alcune caratteristiche, alcuni comportamenti da funzionario del sacro ma una trasfigurazione interiore umana e profonda nell’uomo nuovo che dona la sua vita per il popolo di Dio.
Dalle prossime volte saluteremo l’introduzione di Mons Dianin per farci insieme alcune domande su cui la Ratio sembra provocarci.
Don Fully Doragrossa, Rettore

3. QUALE VISIONE DI FORMAZIONE?

INTERIORE.
La formazione viene intesa come un processo che mira a una trasformazione graduale, integrale e piena ed è prima di tutto formazione della coscienza che abbraccia il cammino di tutta la vita» (73). Al centro il lavoro sulle motivazioni e convinzioni personali per dare forma a una vita secondo il vangelo.
GLOBALE
«Il cammino di discepolato richiede il coinvolgimento completo di tutta la persona in tutte le dimensioni (umana, spirituale, intellettuale e pastorale); il permanere nella prospettiva vocazionale consente di continuare la ricerca del filo conduttore della propria storia personale in ogni fase della vita» (10).
UNITARIA.
«Nella formazione iniziale è necessario aiutare a tenere insieme ciò che un seminarista vive nelle aule di teologia con ciò che sperimenta in cappella durante la preghiera personale; cogliere quale nesso esista tra ciò che vive nella comunità del Seminario e ciò che gli accade quando è in famiglia o in parrocchia; tra ciò che legge, scrive, ascolta quando è sui social e quello che vive quando è con gli amici o con il padre spirituale. Se questa capacità di valorizzare le connessioni diventerà abituale, sarà la migliore preparazione alla formazione integrale e permanente» (10).
INCARNATA (IL DISCERNIMENTO)
«Nel contesto del presbiterio, i percorsi di formazione permanente potranno favorire l’ascolto e la condivisione delle storie dei singoli presbiteri e delle comunità, per rintracciare in esse i passaggi del Signore, i suoi richiami alla conversione, e crescere nello stupore per i doni ricevuti, nella gratitudine da cui può fiorire un nuovo senso di responsabilità e disponibilità al dono di sé. Il discernimento condiviso nel presbiterio non si può ridurre ad un’analisi corretta della situazione, ma deve poter generare futuro, aprire strade, ridare entusiasmo per un nuovo orientamento, rendere capaci di nuove prospettive, rinnovare la gioia del ministero e l’entusiasmo della sequela. Questa prospettiva deve essere avviata fin dagli anni del Seminario, accompagnando alla maturazione di uno sguardo che mantiene il cuore attento a ciò che si sta vivendo» (n. 11).
ESISTENZIALE
«Il primo ambito del discernimento è la vita personale e consiste nell’integrare la propria storia e la propria realtà nella vita spirituale, in modo che la vocazione al sacerdozio non rimanga imprigionata nell’astrattezza ideale, né corra il rischio di ridursi a una semplice attività pratico-organizzativa, esterna alla coscienza della persona» (nota 23). Il testo parla di una “postura riflessiva” (n. 11).
PERSONALIZZATA
Si tratta di una consapevolezza che attraversa la Ratio. La formazione è sempre più personalizzata perché ogni giovane ha storie, percorsi, tempi di maturazione e sfide che possono presentarsi lungo il percorso. Restiamo artigiani della formazione ma anche sarti per fare abiti su misura (79-80).
COMUNITARIA
La Ratio ha fatto un passo decisivo sulla questione del presbiterio. Non si è preti da soli ma dentro un presbiterio. Quella del presbiterio viene definita una questione “delicata e urgente” (12). L’esperienza comunitaria del seminario deve preparare a questo mentre noi sappiamo che spesso il seminario fa venire una certa allergia alla vita comunitaria. Per tutti noi questo è un cantiere importante. «La vita in comunità durante gli anni di Seminario dovrebbe far sperimentare ai candidati al presbiterato che la dimensione comunitaria è essenziale per il discepolato evangelico e missionario; essa non è solamente un obiettivo formativo in vista dell’esercizio del ministero di presidenza, ma la condizione necessaria per un’autentica esperienza vocazionale. Se vissuta secondo lo stile evangelico e caratterizzata da un clima di accoglienza, di misericordia, di servizio e di comunione, essa introdurrà gradualmente all’esperienza del presbiterio» (12).
LABORATORIALE
«La circolarità tra prassi pastorale, vissuti interiori personali, studio teologico, vita liturgica e comunitaria deve rappresentare il metodo privilegiato anche nel tempo della formazione iniziale. In Seminario sarà quindi importante allestire “spazi formativi” nei quali ciò che accade nel tirocinio pastorale venga fatto oggetto di riflessione, collegandolo allo studio che si sta compiendo in campo teologico, alla celebrazione del mistero pasquale che avviene nella comunità e in costante ascolto di ciò che tale vissuto provoca nel cuore del singolo seminarista. Se questa dinamica formativa viene attivata in modo significativo fin dal Seminario, non sarà difficile per un presbitero riconoscerne l’esigenza e il valore già nei giorni successivi alla sua ordinazione» (13).

Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia
e Visitatore dei seminari