Febbraio 2024: alla scoperta di Padova!

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Terminati gli esami il seminario è andato per tre giorni di “riposo” a Padova. Tre giorni intensi che hanno visto i seminaristi ospiti del Seminario Diocesano di Padova, un’accoglienza davvero bella da Parte del Rettore Mons Raffaele Gobbi nello storico Seminario fondato da San Gregorio Barbarigo, classico seminario del ‘600. Qui don Davide Zaffin, economo e educatore ci ha fatto visitare la parte storica della biblioteca del Seminario. Molto bella, davvero senza pari coi nostri numeri e con pezzi unici come degli scritti addirittura di Galileo Galilei. Ascoltando la storia del Seminario Diocesano, la storia di Sant’Antonio con tutto il carisma del “Santo” che aleggia in città, la storia di Santa Giustina prima martire patavina introdotti da “amici” come fra Alessandro Fortin, frate della gioia esplosiva e dal lingiaggio semplice abituato com’è a parlare alle scolaresche (“San Antonio è del tempo di Robin Hood” la sua frase di partenza); o come l’Abate Giulio Pagnoni formatore liturgico e fra Luca dell’Orto dei benedettini di Santa Giustina o anche semplicemente da guide patavine che ci hanno spiegato i capolavori dell’arte della Cappella degli Scrovegni e del Battistero della Cattedrale…così guidati ci siamo immersi nella storia di una comunità che non conoscevamo: la comunità padovana o patavina che dir si voglia. Altro che “la campagna di Venezia” una storia ricca di arte, di cultura, di intreccio incredibile tra scienza, cultura e fede. E abbiamo trovato gente appassionata di tutto questo. Per la formazione di un seminarista questi incontri sono importanti.
Tutte scuse per stare sempre in giro, sentenzierà qualcuno. E’ indubbio che il Vangelo dei giorni feriali, quando siamo partiti, ci ha proprio segnalato il senso di questi giorni.
“Venite in disparte a riposarvi un po’….” e così è abitudine dopo i sudati esami prendere un respiro differente, andare a vedere cose belle, passare un po di tempo insieme fuori dal seminario, dedicare davvero un po’ di tempo a cose senza impegni urgenti. E’ un primo obiettivo educativo per futuri preti, sapersi riposare. Sapere prendere respiro. Come ha fatto Gesù. Leggete bene il Vangelo: non ha tempo per mangiare, tutti lo cercano non riesce nemmeno a prendersi del tempo per se stesso e gli apostoli. Ma trova tempo per la preghiera, per la condivisione, per l’ascolto. Così dev’essere un prete. Nessun tempo per se stesso, tutto è donato al Signore, ma lo spazio per il riposo, per mettere ordine nelle idee, nei sentimenti, nel fisico, è necessario e finalizzato al dono. Spazi di riposo solitari e comunitari così come fa Gesù.
Del resto i seminaristi son stati ‘pancia a terra’ prima con gli esami e già al rientro subito spediti per 15 giorni in parrocchia a “gustare” gli antipasti della pastorale, a prendere gusto al popolo di Dio da servire con gioia per la vita. “Andiamo altrove per altri villaggi” era un altro vangelo di quei giorni padovani. Ed è anche un secondo obiettivo per i futuri preti. Destinati a essere radicati nella territorialità genovese devono anche capire che la Chiesa è grande, che la Chiesa è multiforme, che esistono tante chiese in una unica Chiesa. Che non esiste solo Genova, ma tante altre bellissime Chiese ed esperienze di Vangelo che è bello conoscere, apprezzare, studiare.
Non per autoflagellarsi “come sono bravi gli altri! E noi poveretti..” o per autoincensarsi “come noi nessuno mai, siamo i migliori”. Ma per abituarsi a incontrare altre comunità. A mettere il naso fuori.
Ma il prete deve stare in parrocchia!!! Verissimo, anzi lo “stare” è uno dei verbi mantra del rettore, ma i nostri grandi vecchi parroci andavano a mettere il naso fuori per cercare di capire i segni dei tempi. Non solo Roma, non solo Milano, ma tante chiese in Italia e fuori! E le missioni! Gesù non si fermò in un posto fisso, ma seppe andare nei villaggi, anche per prendere quello spirito missionario e portarlo nei nostri territori che meritano di essere “girati” come Gesù fece con la Galilea, così i nostri quartieri dai nostri preti.
Occorre essere capaci di “andare”, di muoversi dal proprio tran tran. Per poter “esserci” e “starci” davvero sul territorio. Cristo è stato sepolto, ma è anche risorto e ha lasciato il sepolcro vuoto!
Ecco condivisi con voi alcuni obiettivi di formazione dei preti!