In attesa della approvazione della Ratio (lo ripetiamo, è il documento della Chiesa italiana per la formazione nei seminari che a breve dovrebbe essere approvato definitivamente), vorrei condividere alcune linee sul discernimento di una vocazione che viene espressa, manifestata in età adolescenziale o addirittura infantile.
Abbiamo diritto a deridere dei bimbi o degli adolescenti dei loro sogni? Dei loro progetti? Non credo proprio.
Dobbiamo assecondarli in ogni idea che passa nella loro testa e nel loro cuore? Nemmeno in questo caso credo sia una strada valida. Il Signore può far sorgere nel cuore di un bimbo o di un adolescente il desiderio di dare la vita seguendo il Vangelo attraverso il servizio presbiterale.
“Mi piacerebbe diventare prete”: può essere considerata una ‘piccola semenza’ che si fa largo nel cuore umano; potrebbe morire presto soffocata da mille altre voci, potrebbe spaventarsi dalla reazione della famiglia, degli amici oppure potrebbe rimanere lì, crescere, irrobustirsi, arrivare all’età delle scelte ed essere una robusta pianta.
Chi cura questo seme se in Seminario si entra con un diploma e quindi il troppo tempo trascorso potrebbe davvero disperdere un dono tanto prezioso?
Se il ragazzo si è confidato, tocca anzitutto alla famiglia non calpestare questo piccolo seme; possibile che ancora oggi le famiglie credenti guardino a chi desidera donarsi nel presbiterato come a un appestato, una persona che ha dei problemi? Vogliamo davvero solo calciatori, cantanti, attori, o persone che continuino i sogni di famiglia?
Poi tocca alla sua comunità, astenendosi dal giudicare o peggio ancora dal deridere, incoraggiare a una vita umana e di fede semplice, di comunione con gli altri e amicizia col Signore Gesù, di ascolto del Vangelo, di scoperta del servizio dei fratelli, di crescita umana e anche civile in mezzo ai coetanei.
Insomma, la comunità e il presbitero in particolare di riferimento aiutano a crescere questo ragazzo affinchè cresca inserito nella comunità parrocchiale, o in una associazione, in un movimento, in un altro tipo di comunità legati a esperienze ecclesiali (come ad esempio le scuole cattoliche).
Vi è infine la comunità diocesana, che può aiutare dando alla vita di fede quella dimensione “cattolica” universale che fa aprire i ragazzi a una dimensione più grande della Chiesa.
E in ispecie la comunità del seminario con le sue attività rivolte ai ragazzi di quell’età, a partire dal cammino del Mo.Mi. (ricordo la prima riunione di sabato19 ottobre: non mancate!) al quale possono partecipare tutti quanti; anche ‘Luce nella notte’ è un’ occasione per conoscersi, per partecipare; gli esercizi spirituali per giovanissimi, le settimane comunitarie che il seminario proporrà.
E poi tutti gli appuntamenti della Pastorale Giovanile! Sarebbe assai strano che un adolescente che desidera entrare in seminario non voglia partecipare a nessun momento a cui partecipano tutti gli altri coetanei.
E poi, perché no, presentarsi a qualcuno dell’equipe formativa del seminario, farsi conoscere, avere colloqui. Naturalmente, trattandosi di minori, il tutto deve essere a conoscenza della famiglia e della comunità di provenienza.
Noi ci metteremo tutta la cura, sarà poi il Signore a far crescere il seme, ‘sia che dormiamo, sia che vegliamo’. Rimaniamo a disposizione per chi si sente interessato.
Don Fully Doragrossa
Coordinatore
Pastorale Giovanile e Vocazionale