una bella esperienza che il Seminario, pur in tempo di pieni esami che si sono conclusi il 30 gennaio, ha vissuto è stato partecipare in San Matteo all’Eucarestia domenicale degli “Amici” della comunità di S. Egidio. Un’assemblea viva, entusiasta, che mette al centro “amici fragili”, parafrasando De Andrè, che coi vicoli aveva dimestichezza.
Fragili, ma tutt’altro che deboli, anzi, forti nel loro entusiasmo ad accogliere la Parola e a celebrare la presenza di Gesù nel Pane e nel Vino. Amici attivissimi nella liturgia, con Pino all’organo sostenuto da amici alla chitarra e ai tamburi, un’assemblea che canta a viva voce, che accolita all’altare, porta le offerte, si scambia la pace, ringrazia per il dono della vita (leggi compleanni) prega con le sue proprie preghiere dei fedeli. Sì, lo so, non vi preoccupate; sappiamo benissimo che partecipare alla liturgia non vuol dire “fare delle cose” (nell’Eucarestia l’unico che “fa” è Gesù che dona la sua vita), è un culto spirituale di adesione interiore, ma si sa, la liturgia lo insegna, anima e corpo viaggiano a braccetto.
Accolti da questi simpatici amici, i seminaristi hanno così potuto capire cosa dice loro la Ratio Fundamentalis al 120 (cito la fundamentalis perchè non ancora approvata dalle Congregazioni quella nazionale) dove si dice che “una speciale attenzione deve essere riservata alla preparazione dei seminaristi in merito alle modalite specifiche di accompagnamento pastorale di malati, anziani, persone diversamente abili e di quanti vivono in situazioni di solitudine o povertà magari a causa della loro condizione di migranti”. L’importanza di camminare con coloro che sono ritenuti gli ultimi dalla società ma i primi amici di Gesù, perchè il seminarista futuro prete deve saper camminare con loro. E non in un’ottica assistenzialista ma in un’ottica di apprendimento, di camminare insieme, di vicinanza spirituale e fisica.
Papa Francesco al simposio dei teologi del 17 febbraio 2022 sul sacerdozio ha detto: «Sono certo che, per comprendere nuovamente l’identità del sacerdozio, oggi è importante vivere in stretto rapporto con la vita reale della gente, accanto ad essa, senza nessuna via di fuga». “A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza” (EG 270).
Questo è il motivo della nostra visita a San Matteo e davvero grazie agli Amici che ci hanno accolto.