Dal 18 al 24 febbraio si sono tenuti in seminario gli “esercizi spirituali per giovani” che si svolgono trascorrendo una parte di vita con i seminaristi.
21 giovani si alzavano presto al mattino e dalle 6.45 alle 7.45 facevano Lectio divina e lodi coi seminaristi. Chi doveva andare al lavoro alle 7.00 poteva uscire dopo l’introduzione alla lectio del rettore e vice rettore che si sono alternati nel servizio alla Parola. Dopo la colazione ognuno al suo dovere! Il pranzo per chi restava in seminario era alle 12.30. Alle 18 seconda meditazione, silenzio e alle 18.45 celebrazione dell’Eucarestia insieme. Ore 19.30 cena e dopo cena; alle ore 21, condivisione in stile sinodale fino alle 22 solo con i giovani. Alle 22 si univano i seminaristi per la compieta finale. Così per sei giorni di fila.
Il tema “Creare casa” è stato suggerito dal servizio nazionale per le vocazioni: si è partiti dalla casa di Gesù dove si fermarono i primi due Discepoli “fino alle quattro del pomeriggio”, per passare alla casa di Pietro a Cafarnao, entrando nelle case peccatrici di Matteo e Zaccheo, nelle case straniere del Centurione, nella casa amica di Betania, nella casa di Giovanni dove fu ospitata Maria dopo la croce e terminando a Emmaus, la casa dello spezzare il pane, della missione. Ma tutte queste case fisiche ed evangeliche rimandano ad altre case ugualmente importanti.
Anzitutto la casa interiore, la casa del cuore, della coscienza, dell’anima; il Signore qua vuole abitare, come aprire la mia casa al Signore? Come capire la realtà che il Signore abita già col suo Spirito in me?
Poi la casa delle relazioni fraterne, la Chiesa che è la nostra casa; abitare nella Chiesa vivendo relazioni significative, generative, oblative; far crescere le nostre comunità come case accoglienti dove si sente il profumo della carità. Il progetto, nato dal Sinodo, di creare spazi per giovani, adolescenti, ragazzi vissuto non solo come progetto edilizio che pur ci vuole, ma come progetto educativo cioè di relazioni libere, sane e forti.
Infine, la nostra casa comune che è il pianeta, occupandosene in maniera vera, profonda, non solo tinteggiando di verde e ecologico i nostri slogan, ma con profondi e costanti cambiamenti di stili di vita, di stili sociali; invertendo e convertendo tante strutture che conducono alla autodistruzione il pianeta, strutture di ingiustizie e di disparità che portano appunto ai grandi problemi sociali e quindi ecologici.
Per fare tutto questo la Chiesa ci chiama a entrare anzitutto in relazione con Dio: la Preghiera. Questa era l’oggetto della meditazione pomeridiana; aiutati dalle 38 catechesi del Papa sulla preghiera (davvero bellissime!! ma sono conosciute?) abbiamo allora riflettuto su come pregare e su che posto avesse nella nostra vita la preghiera. Come provoca il Papa: non tanto dire le preghiere ma stabilire una vera e profonda relazione con Dio. Andare al cuore delle devozioni, non rimanere in superficie ma scendere a fondo nel rapporto con Dio.
I ragazzi si sono detti entusiasti di questi giorni, il clima che si creava era molto bello e ritornare in un posto pieno di silenzio, di quiete e di fraternità metteva a tutti la voglia di tornare al più presto in seminario. Per noi, comunità del seminario, l’obiettivo era appunto “Creare casa”: passare il messaggio che il Seminario non è un collegio né un monastero, ma una famiglia, apostolica certamente e certamente missionaria perché alla missione si prepara, ma una famiglia dove ci si trova bene, nella gioia e nella libertà, che non è la libertà di chi fa quel che vuole perché le regole di vita erano e sono rispettate da tutti, ma liberi nel sentirsi amati da Gesù.
Questi giovani hanno respirato questo clima, lo apprezzano e chissà che a qualcuno di loro non venga in mente di fermarsi ancora un po’ a provare se questa famiglia non possa essere la sua strada. A tanti altri è sicuramente arrivato il messaggio che questa casa è aperta a loro per ricercare la loro strada vocazionale. Ai seminaristi, vedere i giovani che si ritroveranno nel cammino una volta divenuti, se Dio vorrà, presbiteri, non può che far bene; vedere che non sono i soli a ricercare sinceramente la volontà di Dio è un balsamo, poter condividere la preghiera con altri una carezza del Signore. Uno scambio vicendevole che forma la Chiesa. Le vocazioni si richiamano sempre a vicenda. Certamente un’esperienza da migliorare e perfezionare ma una esperienza, la seconda dopo l’anno scorso, che davvero porterà tanta grazia alla nostra diocesi.