per a.s. 2017-18

Cari studenti e cari genitori, in occasione dell’iscrizione al prossimo anno scolastico, siete chiamati anche a scegliere se avvalervi o non avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica. Da più di trent’anni si ripete questa richiesta che consente di mantenere o di escludere una parte significativa del curricolo di studio. È infatti ben chiaro a tutti che questa scelta non è una dichiarazione di appartenenza ad una religione, né è un modo per influenzare la coscienza di qualcuno, ma vuole esprimere solo la richiesta alla scuola di voler essere istruiti anche su quei contenuti religiosi previsti dalle Indicazioni didattiche e che costituiscono una chiave di lettura fondamentale della realtà in cui noi tutti oggi viviamo. Papa Francesco ripete spesso che stiamo vivendo non solo un’epoca di cambiamenti e trasformazioni, ma proprio un “cambiamento di epoca” e anche la società italiana può ormai definirsi plurale e multiculturale, ma la storia da cui veniamo è un dato immodificabile e le tracce che in essa ha lasciato e continua ad offrire la Chiesa cattolica costituiscono un contributo alla crescita della società di tutti. In queste settimane, poi, è stato pubblicato il volume Una disciplina alla prova. Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione nella scuola italiana a trent’anni dalla revisione del Concordato, che presenta la situazione dell’IRC a partire dalle risposte a dei questionari molto articolati fornite da circa 3.000 insegnanti di religione e da oltre 20.000 studenti di ogni ordine e grado di scuola. Il volto attuale dell’IRC è assai diverso da quello delineato dalla situazione sociale e culturale dell’Italia del 1985, quando fu firmata la Prima Intesa sull’IRC dopo la Revisione del Concordato. L’indagine si colloca, infatti, a trent’anni da quel nuovo modo di insegnare la religione cattolica e misura quanto si sia realizzato il dettato concordatario di collocare questa disciplina “nel quadro delle finalità della scuola”. La “prova” di cui parla il titolo del volume, infatti, è quella della scolarizzazione della disciplina, cioè della compatibilità dell’IRC con finalità e metodi della scuola, e gli autori della ricerca ritengono che si tratti di una prova superata in maniera egregia. All’epoca della firma del nuovo Concordato pochi avrebbero scommesso sulla tenuta di questo insegnamento, che oggi invece mostra di essere ancora vitale, con un tasso di adesione globale di poco inferiore al 90% di tutti gli studenti italiani. La ricerca ha anche verificato il sapere religioso degli studenti, rilevando che le cose vanno meno peggio di quanto si possa immaginare: le conoscenze bibliche, almeno sui contenuti fondamentali, sono buone; la consapevolezza etica degli studenti cresce col crescere dell’età; alcune conoscenze sulle altre religioni appaiono discrete.   Vi invitiamo, perciò, a compiere questa vostra scelta non solo a partire dalle vostre posizioni religiose e dalla consapevolezza del valore dell’IRC, ma anche e soprattutto sulla base di una reale conoscenza dei contenuti propri di questa disciplina scolastica. Avvalersi delle opportunità offerte dall’insegnamento della religione cattolica a scuola permette inoltre di trovare negli insegnanti delle persone professionalmente molto qualificate, ma anche testimoni credibili di un impegno educativo autentico, pronti a cogliere gli interrogativi più sinceri di ogni persona e ad accompagnare ciascuno nel suo personale ed autonomo percorso di crescita. Ci auguriamo che possiate cogliere con generosità questa occasione di crescita, così da poter iniziare o continuare tra voi e con i vostri docenti un proficuo dialogo educativo. Roma, 23 gennaio 2017   La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
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