Giovani e anziani, chiamati a camminare insieme e a interrogarsi sul futuro della Chiesa. L’incontro organizzato da Sant’Egidio venerdì 1 aprile nella basilica dell’Annunziata é uno dei volti del Sinodo aperto da papa Francesco nell’ottobre 2021. Un momento di riflessione e di ascolto, alla presenza dell’arcivescovo di Genova Marco Tasca e del vicario episcopale per la Sinodalità don Gianni Grondona, che si inserisce nel percorso sinodale intrapreso anche all’interno della diocesi di Genova e a cui hanno preso parte tanti giovani liceali e universitari e anziani convocati dalla Comunità da diversi quartieri della città. “Oggi, in un mondo di contrapposizioni esasperate – ha detto padre Tasca – é facile sottolineare le differenze. Decidere di metterle insieme é invece una scelta e una grande sfida”. Una sfida accolta con entusiasmo dai presenti, che si sono raccolti in gruppi per ragionare su alcune domande lette da don Gianni: Qual è il tuo rapporto con la Chiesa? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza? Quali sono i suoi obiettivi e qual’è il cambiamento più urgente che vorresti vedere nella Chiesa perché risponda in modo più autentico a tali obiettivi? Da ogni gruppo un portavoce ha poi riferito all’assemblea e all’arcivescovo quanto emerso nel lavoro insieme. Nelle parole di Luciana, 84 anni, traspare il desiderio di una Chiesa appassionata nel leggere e comunicare il Vangelo a tanti. “Questo tempo difficile – ha detto – ha bisogno di amici di Gesù che parlino di Lui con passione e semplicità, che abbiano i suoi gesti e le sue parole. Ne hanno bisogno i giovani, che spesso sono disorientati e sentono che la loro vita è vuota di sogni e di senso. Ma ne abbiamo bisogno anche noi anziani. A chi come noi si sente affaticato dalla vita, fragile di fronte alla malattia bisogna dire che Gesù è vicino e che ci vuole bene”. Pietro, 25 anni, ha riportato le speranze di giovani e anziani per una Chiesa che sappia sempre più essere una “palestra di umanità e amicizia”. “Vorremmo – ha aggiunto – che essa non sia un luogo di giudizio, ma dove vivere la fraternità. Un modello di amicizia e educazione in un mondo in cui sembra prevalere l’individualismo e dove troppi vivono in solitudine”. E proprio l’incontro con chi é più povero e solo é capace di risvegliare energie nuove e domande sopite. “Molti di noi – ha riportato Chiara, 24 anni – si erano allontanati dalla Chiesa. Ci sembrava che non avesse niente da dirci. Poi abbiamo incontrato i bambini delle periferie e i senzatetto della nostra città. Loro ci hanno disarmato, ci hanno insegnato a non aver paura di voler bene. Gli anziani ci hanno raccontato che hanno iniziato ad interessarsi a situazioni di povertà: alcuni fanno visita ad altri anziani non autosufficienti. Il Vangelo ha ricominciato a parlare alla nostra vita”. In quest’incontro proficuo tra giovani e anziani si coglie tutta la bellezza di ritrovarsi insieme lungo il cammino di cambiamento proposto papa Francesco.