Giovedì 2 aprile in Cattedrale il Cardinale Arcivescovo ha presieduto la seconda celebrazione liturgica del Giovedì Santo con la Messa della Cena del Signore.
In essa si ricorda l'Ultima Cena del Signore con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell'amore (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi.
Secondo quanto previsto dalla liturgia che prevede il rito della Lavanda dei piedi il Cardinale ha ripetuto quello che Gesù stesso fece dopo l'Ultima Cena lavando i piedi a 12 persone, tra cui diversi bambini e disabili e malati.
Nell’omelia il Cardinale ha sottolineato che “l’Eucaristia è Cristo stesso nel Sacramento del Pane e del Vino. Senza l’Eucaristia il mondo si spegne e l’umanità svanisce.”.
E in questo orizzonte – ha spiegato – appare Dio che lava i piedi del mondo con l’Eucaristia e il Sacerdozio. Nel Pane eucaristico e nel Sacerdozio ordinato Gesù si dona all’umanità fino alla fine dei tempi.
“Amiamo noi l’Eucaristia? – ha detto l’Arcivescovo – Adorare è restare, non fare. E restare è il primo volto dell’amore che dimora nell’Altro”
Dopo la Comunione, la pisside contenente le ostie consacrate, non è stata riposta nel tabernacolo,ma deposta all'Altare della reposizione, il luogo della reposizione del Santissimo Sacramento, dopo la processione eucaristica guidata dai Cavalieri del Santo Sepolcro.
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