Domenica 12 aprile in Cattedrale a porte chiuse il Cardinale Angelo Bagnasco ha celebrato la S. Messa di Pasqua, alla presenza di Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo Ausiliare, di Mons. Marco Doldi, Vicario Generale, e di alcuni altri Canonici della Cattedrale. La S. Messa è stata trasmessa in diretta streaming e dalle emittenti locali Primocanale e TeleNord grazie alle riprese realizzate dall’Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano.
Nell’omelia, l’Arcivescovo ha sottolineato che la Pasqua non è un simbolo, ma a chiave per leggere gli accadimenti e poterli vivere in modo cristiano. La Pasqua è un mistero, e il mistero, nel linguaggio della fede, non è oscurità, “ma luce così intensa da non poterla com-prendere, cioè costringere in categorie umane. È qualcosa che ci supera”.
“La Pasqua di Gesù – ha detto il Cardinale – è proprio la negazione del vuoto: è il grande sì di Dio all’uomo, alla sua vita per il tempo e per l’eternità. Noi non comprendiamo sempre l’agire e i tempi di Dio. Ma non è necessario comprendere tutto, è necessario lasciarci condurre dalla presenza amica e dalla mano affidabile di Gesù”.
Nel mondo c’è anche tanto bene, nascosto ed eroico. “Questo fiume benefico – ha sottolineato l’Arcivescovo – scorre nelle viscere dell’umanità ed ha i nomi e i volti di famiglie, anziani, malati, lavoratori solidi, sacerdoti e anime consacrate, ragazzi e giovani, che – come artigiani del Risorto – costruiscono il mondo della Pasqua. Di questo grande popolo fanno parte quanti oggi, come l’antico Cireneo, portano la croce di tanti malati e soli, quanti hanno dato la vita, quanti sentono nella carne i morsi della povertà crescente. Questo popolo non s’arrende, e tutti vogliamo farne parte, perché è la continuazione storica della risurrezione del Dio-con-noi”.
“La luce pasquale – è stato l’augurio finale del Cardinale Bagnasco – non diventi una rarefatta luminosità quando, speriamo presto, dovremo tornare alla vita normale. Sia una normalità irrorata da nuova saggezza, dedizione, senso di appartenenza”.
Prima delle benedizione finale, l’Arcivescovo, rivolgendosi ai fedeli tramite le telecamere ha detto: “Noi sacerdoti sentiamo la vostra presenza. Dove c’è Gesù, c’è il mondo intero. Cerchiamo di intuire e condividiamo le vostre preoccupazioni per i figli, per il lavoro, per il presente e per il futuro; rivolgiamo un pensiero per i malati e per chi non c’è più”. “Tutti siete presenti nella nostra preghiera – ha proseguito – lasciamo che il Risorto entri nei nostri cuori e nelle nostre case, che lenisca le sofferenze e e infonda coraggio e speranza. Cerchiamo di essere più benevoli gli uni verso gli altri, guardando a Cristo che ha dato la vita per noi”. “Non dimentichiamo – ha concluso – un domani tornando alla normalità, questo tempo: non deve scomparire dalla nostra memoria e dalla nostra anima, per renderci più mili e coesi”.
IL TESTO DELL’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO
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