Pubblichiamo l'omelia integrale pronunciata dal Cardinale Arcivescovo in Cattedrale in occasione della S. Messa crismale
Arcidiocesi di Genova
Giovedì Santo13.4.2017
Santa Messa Crismale
OMELIA
Giovedì Santo13.4.2017
Santa Messa Crismale
OMELIA
“Il Papa e Genova”
Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato
Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
“Amate l’unità, fuggite le divisioni, siate imitatori di Gesù Cristo”, scrive Sant’Ignazio di Antiochia, Vescovo e Martire del secondo secolo. L’unità della Chiesa è il grande desiderio del Signore, è la nostra casa. E’ compito innanzitutto di noi Pastori in mezzo al popolo, sapendo che Gesù ha legato l’efficacia dell’evangelizzazione al nostro essere “uno” con Lui e tra noi. La via che traccia è chiara, e non ammette interpretazioni: il mondo ritroverà Dio se vedrà noi uniti nella fede e nella benevolenza.
Oggi, nel cuore del Triduo pasquale, vorrei parlarvi, anzi aprire l’anima su due argomenti.
1. Il primo è questo: desidero fortemente – e per questo prego ogni giorno – che siate felici della vostra vocazione. Non di avere successo pastorale, di essere efficienti, capaci di attirare le folle. E neppure chiedo in primo luogo che collaboriate nei molti compiti che avete. No! Tutto questo viene dopo, e anche su questo bisogna intendersi. Desidero che siate contenti, felici del vostro sacerdozio; e questo non significa essere perfetti, pienamente corrispondenti all’immenso dono ricevuto. Significa essere consapevoli che la nostra vocazione è una dichiarazione d’amore, e che tutto il nostro essere è segnato da questa dichiarazione. Fuori da questa elezione noi non sappiamo chi siamo, che senso hanno le nostre azioni. Anche i gesti più sacri, che compiamo con il potere di Cristo, sbiadiscono ai nostri occhi e non scaldano il cuore. Allora la vita diventa tiepida e tutto è sentito come un peso da trascinare, un dovere da smaltire al più presto: allora continuiamo sì a lavorare, ma lavoriamo male e ci stanchiamo di più.
Cari Confratelli, è bene chiederci se le nostre stanchezze, piuttosto che ai molti impegni, non siano dovute al fatto che non dimoriamo col cuore davanti al roveto ardente di Dio. E’ permanere davanti al quel fuoco inestinguibile, infatti, che ravviva il dono ricevuto con il sacramento: è quel cuore a cuore con Dio che ci permette di ricordare la grandezza di ciò che lo Spirito ha fatto di noi: “Lo stesso Signore (…) promosse alcuni di loro come ministri, in modo che nel seno della società dei fedeli avessero la sacra potestà dell’Ordine per offrire il Sacrificio e perdonare i peccati”, afferma il Concilio Vaticano II. Il quale descrive lo scopo ultimo del nostro essere e del nostro agire: “Perciò i Presbiteri, sia che si dedichino alla preghiera e all’adorazione, sia che predichino la Parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico e amministrino gli altri Sacramenti, sia che svolgano altri ministeri ancora a servizio degli uomini, sempre contribuiscono all’aumento della gloria di Dio, e nello stesso tempo ad arricchire gli uomini della vita divina” (PO, 2).
Cari Amici, dimenticare questa prospettiva, è dimenticare ciò che siamo per grazia, è perdere la preziosità di ogni nostro atto, è banalizzare la vita, appesantire i giorni, è spegnere l’entusiasmo e diventare tristi. La nostra gioia non dipende dalla salute, dall’assenza di difficoltà e prove, né dal successo o dal plauso, né dal sentirci soddisfatti nelle nostre inclinazioni o idee, ma dal saperci nella volontà di Dio. I santi, anche in mezzo alle croci più dure, i martiri di ieri e di oggi, ci richiamano fortemente a questo, al centro. Un padre di famiglia, in mezzo alle difficoltà, è stabile e sereno perché sa di vivere la sua vocazione.
2. La seconda cosa che desidero condividere, è la gioia della visita del Santo Padre Francesco, sabato 27 maggio prossimo. E’ un grande segno di attenzione verso Genova, e tutti gli siamo grati. A lui, Successore dell’Apostolo Pietro, rinnoviamo filiale affetto e generosa obbedienza. Come per il Congresso Eucaristico, desideriamo che la visita sia non solo un importante fatto storico, ma soprattutto un evento di grazia, l’incontro di fede con il Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale. Egli viene a confermarci nella fede, a ravvivare la carità e la speranza, viene a sostenerci nella via della missionarietà. Nessuno manchi all’incontro in cattedrale e alla Messa conclusiva, e sollecitiamo i fedeli ad essere, con la loro presenza, un grande e affettuoso abbraccio al Papa che viene per noi. Vorremo che parlasse al cuore di ciascuno, piccoli e grandi, e siamo certi che saprà trovare le vie del cuore per lasciare una parola e un gesto per tutti. Riprenderemo il cammino pastorale con nuovo vigore, rinnovati nell’unità, in un più solido legame con la Chiesa di Roma e quindi con tutta la Chiesa sulla terra. Ogni Diocesi infatti, perché sia la vera Chiesa di Cristo, deve essere intimamente legata al Romano Pontefice, che è “il perpetuo e visibile fondamento dell’unità” dell’intero Popolo di Dio; e questo vincolo è espresso e garantito dal Vescovo diocesano che – in comunione con lui – è, a sua volta, “il visibile principio e fondamento di unità” nella Chiesa Particolare (Concilio Vaticano II, LG 23).
Il lavoro, che lo specifico Comitato sta svolgendo, è molto e complesso: ai suoi membri rivolgiamo il nostro grazie ammirato. Vi prego di conoscere bene il programma e le indicazioni pratiche, le scadenze previste, e di attenervi con scrupolo ed estrema puntualità. Per qualunque chiarimento, vi è una segreteria dedicata. La preparazione spirituale, che è stata suggerita nelle comunità parrocchiali, religiose, associative, è seria e puntuale. Nessuno perda l’occasione per un risveglio della fede, del desiderio di Dio, della vita interiore, della liturgia ben partecipata, del servizio sincero e gratuito. Solo così, con questo itinerario personale e comunitario, l’incontro sarà efficace: potremo essere il buon terreno sul quale il Papa potrà spargere a larghe mani il seme gioioso del Vangelo. E Genova – Chiesa e Città – sarà più bella!
Alla Santa Vergine, Regina di Genova, affidiamo l’incontro, il Santo Padre, noi, la Diocesi: al cuore di lei, la Grande Madre di Dio, consegniamo i nostri passi verso quel giorno tanto atteso.
“Amate l’unità, fuggite le divisioni, siate imitatori di Gesù Cristo”, scrive Sant’Ignazio di Antiochia, Vescovo e Martire del secondo secolo. L’unità della Chiesa è il grande desiderio del Signore, è la nostra casa. E’ compito innanzitutto di noi Pastori in mezzo al popolo, sapendo che Gesù ha legato l’efficacia dell’evangelizzazione al nostro essere “uno” con Lui e tra noi. La via che traccia è chiara, e non ammette interpretazioni: il mondo ritroverà Dio se vedrà noi uniti nella fede e nella benevolenza.
Oggi, nel cuore del Triduo pasquale, vorrei parlarvi, anzi aprire l’anima su due argomenti.
1. Il primo è questo: desidero fortemente – e per questo prego ogni giorno – che siate felici della vostra vocazione. Non di avere successo pastorale, di essere efficienti, capaci di attirare le folle. E neppure chiedo in primo luogo che collaboriate nei molti compiti che avete. No! Tutto questo viene dopo, e anche su questo bisogna intendersi. Desidero che siate contenti, felici del vostro sacerdozio; e questo non significa essere perfetti, pienamente corrispondenti all’immenso dono ricevuto. Significa essere consapevoli che la nostra vocazione è una dichiarazione d’amore, e che tutto il nostro essere è segnato da questa dichiarazione. Fuori da questa elezione noi non sappiamo chi siamo, che senso hanno le nostre azioni. Anche i gesti più sacri, che compiamo con il potere di Cristo, sbiadiscono ai nostri occhi e non scaldano il cuore. Allora la vita diventa tiepida e tutto è sentito come un peso da trascinare, un dovere da smaltire al più presto: allora continuiamo sì a lavorare, ma lavoriamo male e ci stanchiamo di più.
Cari Confratelli, è bene chiederci se le nostre stanchezze, piuttosto che ai molti impegni, non siano dovute al fatto che non dimoriamo col cuore davanti al roveto ardente di Dio. E’ permanere davanti al quel fuoco inestinguibile, infatti, che ravviva il dono ricevuto con il sacramento: è quel cuore a cuore con Dio che ci permette di ricordare la grandezza di ciò che lo Spirito ha fatto di noi: “Lo stesso Signore (…) promosse alcuni di loro come ministri, in modo che nel seno della società dei fedeli avessero la sacra potestà dell’Ordine per offrire il Sacrificio e perdonare i peccati”, afferma il Concilio Vaticano II. Il quale descrive lo scopo ultimo del nostro essere e del nostro agire: “Perciò i Presbiteri, sia che si dedichino alla preghiera e all’adorazione, sia che predichino la Parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico e amministrino gli altri Sacramenti, sia che svolgano altri ministeri ancora a servizio degli uomini, sempre contribuiscono all’aumento della gloria di Dio, e nello stesso tempo ad arricchire gli uomini della vita divina” (PO, 2).
Cari Amici, dimenticare questa prospettiva, è dimenticare ciò che siamo per grazia, è perdere la preziosità di ogni nostro atto, è banalizzare la vita, appesantire i giorni, è spegnere l’entusiasmo e diventare tristi. La nostra gioia non dipende dalla salute, dall’assenza di difficoltà e prove, né dal successo o dal plauso, né dal sentirci soddisfatti nelle nostre inclinazioni o idee, ma dal saperci nella volontà di Dio. I santi, anche in mezzo alle croci più dure, i martiri di ieri e di oggi, ci richiamano fortemente a questo, al centro. Un padre di famiglia, in mezzo alle difficoltà, è stabile e sereno perché sa di vivere la sua vocazione.
2. La seconda cosa che desidero condividere, è la gioia della visita del Santo Padre Francesco, sabato 27 maggio prossimo. E’ un grande segno di attenzione verso Genova, e tutti gli siamo grati. A lui, Successore dell’Apostolo Pietro, rinnoviamo filiale affetto e generosa obbedienza. Come per il Congresso Eucaristico, desideriamo che la visita sia non solo un importante fatto storico, ma soprattutto un evento di grazia, l’incontro di fede con il Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale. Egli viene a confermarci nella fede, a ravvivare la carità e la speranza, viene a sostenerci nella via della missionarietà. Nessuno manchi all’incontro in cattedrale e alla Messa conclusiva, e sollecitiamo i fedeli ad essere, con la loro presenza, un grande e affettuoso abbraccio al Papa che viene per noi. Vorremo che parlasse al cuore di ciascuno, piccoli e grandi, e siamo certi che saprà trovare le vie del cuore per lasciare una parola e un gesto per tutti. Riprenderemo il cammino pastorale con nuovo vigore, rinnovati nell’unità, in un più solido legame con la Chiesa di Roma e quindi con tutta la Chiesa sulla terra. Ogni Diocesi infatti, perché sia la vera Chiesa di Cristo, deve essere intimamente legata al Romano Pontefice, che è “il perpetuo e visibile fondamento dell’unità” dell’intero Popolo di Dio; e questo vincolo è espresso e garantito dal Vescovo diocesano che – in comunione con lui – è, a sua volta, “il visibile principio e fondamento di unità” nella Chiesa Particolare (Concilio Vaticano II, LG 23).
Il lavoro, che lo specifico Comitato sta svolgendo, è molto e complesso: ai suoi membri rivolgiamo il nostro grazie ammirato. Vi prego di conoscere bene il programma e le indicazioni pratiche, le scadenze previste, e di attenervi con scrupolo ed estrema puntualità. Per qualunque chiarimento, vi è una segreteria dedicata. La preparazione spirituale, che è stata suggerita nelle comunità parrocchiali, religiose, associative, è seria e puntuale. Nessuno perda l’occasione per un risveglio della fede, del desiderio di Dio, della vita interiore, della liturgia ben partecipata, del servizio sincero e gratuito. Solo così, con questo itinerario personale e comunitario, l’incontro sarà efficace: potremo essere il buon terreno sul quale il Papa potrà spargere a larghe mani il seme gioioso del Vangelo. E Genova – Chiesa e Città – sarà più bella!
Alla Santa Vergine, Regina di Genova, affidiamo l’incontro, il Santo Padre, noi, la Diocesi: al cuore di lei, la Grande Madre di Dio, consegniamo i nostri passi verso quel giorno tanto atteso.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova
Arcivescovo Metropolita di Genova