S. Francesco da Paola, santo del mare. Ricordate le vittime del Molo Giano

Con una solennità venata di mestizia, nel santuario-basilica di S. Francesco da Paola  domenica 18 maggio si è celebrata la festa del Patrono dei marittimi nel ricordo del tragico incidente alla Torre Piloti, avvenuto mercoledì 7 maggio 2013, quando la Jolly Nero urtandola ne provocò la caduta, causando nove vittime. I loro nomi, scanditi all'inizio della celebrazione da P. Alvise Simonelli,  sono risuonati in un commosso silenzio.  

Il card. Angelo Bagnasco ha voluto, per la circostanza, presiedere personalmente la santa Messa delle ore 11, concelebrata con il rettore del santuario P. Simonelli e P. Francesco, assistiti dal diacono Massimo Franzi, direttore della Stella Maris. Presente anche P. Francesco Lia, Delegato generale dell'Ordine dei Minimi. La liturgia è stata animata dai canti dalla corale di S. Marcellino diretta dal M° Pietro Carezzana.  Nel tempio gremito di gente di mare c'erano tra gli altri l'Ammiraglio Vincenzo Melone, la Capitaneria di Porto, l'assessore all'ambiente Valeria Garotta in rappresentanza del sindaco, autorità civili e militari, le Società di navigazione, il gruppo Rimorchiatori riuniti, il Collegio dei capitani, il Nastro Azzurro, le medaglie d'oro di lunga navigazione, un numeroso gruppo dell'A.N.M.I. venuto da varie località della costa ligure, consorti di marinai provenienti da Lumezzane (Bs), Suore Minime, Terziarie e Terziari della Fraternità genovese, lavoratori dei vari ambiti marittimi in servizio e in quiescenza. All'omelia l'Arcivescovo ha detto la bellezza di potersi ritrovare in questo santuario per ringraziare il Signore dei suoi doni e pregare per la gente di mare. “In questo momento nel nostro cuore appaiono i nomi e i volti – che portiamo nella nostra anima – travolti nella sciagura della Torre Piloti”, “come in un grande abbraccio di famiglia”. Ha poi manifestato gratitudine a tanta gente che a qualunque livello si occupa della vita marittima “con tanta attenzione e competenza”. La gratitudine dei genovesi “verso il mare,  verso il suo porto, deve essere non solo mantenuta ma incrementata per quanto rappresenta nel presente e nel futuro”.
La vita – ha proseguito l'Arcivescovo – è un passaggio dalla spiaggia del tempo a quella del Cielo. “Vado a prepararvi un posto” ha detto Gesù. “Ci ha preceduti perché tutto sia pronto”. A noi è chiesto di vivere in questa prospettiva, partecipando con intelligenza, genio, impegno, sacrificio in questo tempo. “Pensare al paradiso che ci attende ci aiuta a vivere ancor più fortemente e responsabilmente la nostra vita”. Quando guardiamo il quotidiano con una prospettiva più alta, con una meta, “siamo più capaci di sprigionare energie che altrimenti non verrebbero fuori”. “Il presente fine a sa stesso va contro la storia. E' necessario guardare il Cielo per abbracciare la terra, per vivere il presente meglio che possiamo, ma insieme”. Chi vive sull'acqua sa bene quanto è importante l'orizzonte. La gente di mare conosce anche la fatica di vivere gomito a gomito sulla nave: occorre imparare a collaborare di più, perché non di rado il lavoro di uno è la vita di tutti. Sul mare si impara l'importanza della solidarietà, della partecipazione. Guardare il Cielo poi aiuta a vivere meglio sulla terra. L'Arcivescovo ha quindi espresso gratitudine alla Stella Maris per il prezioso servizio di accoglienza alla gente di mare, proveniente dai luoghi più disparati. Terminata la celebrazione, dal piazzale antistante la basilica è stata impartita la benedizione alla Città e al mare con le reliquie del Santo patrono, mentre la mentre la campana “singola” più grande della Liguria (q. 40, cm 190 Ø) suonava a distesa, accompagnata dalle sirene dei rimorchiatori del sottostante porto.   
 

Graziella Merlatti

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