Pubblichiamo il testo della lettera in cui il Cardinale Bagnasco esorta il popolo di Dio dopo il lungo digiuno eucaristico e le chiusure sociali
1. Dopo un tempo di “digiuno eucaristico”, che le misure di sicurezza hanno richiesto, il Popolo cristiano torna a partecipare alla celebrazione dei Divini Misteri. Il desiderio di molti è cresciuto fino a diventare nostalgia e preghiera. Ora, finalmente diventa realtà: non dobbiamo sciuparla in alcun modo. Sono certo che la prolungata assenza liturgica sia stata occasione per una rinnovata consapevolezza del dono della fede, che ci introduce all’Eucaristia celebrata e adorata, sorgente e apice della vita cristiana e della Chiesa: “La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa (…) Il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il Battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al Sacrificio e alla mensa del Signore” (Concilio Vaticano II, SC n.10).
2. In questo tempo, nel cuore delle case si è fatta più viva la preghiera personale e spesso familiare. E’ da continuare, momento di conforto nelle fatiche, punto di forza nelle prove e nelle gioie quotidiane; appuntamento per genitori, figli, anziani, ragazzi e giovani. Si può girare il mondo, ma l’intimità della casa resta la testimone silenziosa delle diverse età della vita, spazio di incontro, appuntamento con il Signore che si fa trovare da chi apre il cuore e lo invoca: la sua presenza riempie la terra.
3. Ora, pur la necessaria prudenza e la doverosa osservanza delle misure previste, si riprende gradualmente la via della normalità sia sociale che ecclesiale. Non dobbiamo vivere di paura, ma neppure di disattenzione superficiale o spavalda: tutti dobbiamo proteggere tutti. Chiediamo al Signore anche il dono della saggezza, cioè di un modo di pensare alla luce di quanto la pesante esperienza in atto ci insegna. Se fossimo presi dalla frenesia che tutto ritorni come prima, ci farebbe disonore, e il sacrificio di tanti cadrebbe nel vuoto della smemoratezza. Non si tratta di “recuperare il tempo perduto”, ma di “recuperare la vita”. Nel tesoro del proprio cuore, ciascuno conservi gelosamente quanto ha scoperto di modi di vedere e di fare che forse aveva trascurato, nel rapporto con Dio e con gli altri, nella vita cristiana e in quella civile. Abbiamo riscoperto situazioni e affetti che davamo per scontati; abbiamo rivisto l’ordine delle cose, degli i impegni, dei valori, dei desideri, delle relazioni. Tutto questo significa “recuperare la vita”, “tornare alla realtà”. In questo “ritorno”, per i cristiani Dio sta al centro, e stringerci attorno all’altare è il momento e il luogo dove ciò accade in modo unico e insostituibile, fisico non remoto, con la comunità reale, non virtuale. Dio non è qualcosa che decora la casa, ma è la nostra casa. E’ questa la vera normalità che dobbiamo desiderare e aiutarci a vivere.
4. Come sapete, la celebrazione sarà regolata da misure concordate e firmate dal Presidente della CEI e dal Presidente del Consiglio nel Protocollo del 7 maggio u.s., nel clima di doveroso rispetto e reciproco riconoscimento. Sono certo che il senso di responsabilità di tutti farà da guida alla corretta applicazione. Potremo tornare a pregare insieme nei luoghi di culto, che i nostri Padri ci hanno consegnato, che hanno amato, e che hanno costruito con fede e sacrificio. Insieme, pregheremo per le migliaia di vittime, private anche del saluto dei loro cari e del funerale, per i malati e per quanti si prendono cura di loro con dedizione. Coralmente, pregheremo per i molti che sono in pena per il lavoro e per le loro famiglie, per la folla crescente di chi, anche all’ improvviso, si trova privo dei beni essenziali.
5. Dobbiamo anche ricordare che sta crescendo la carità nelle diverse forme: Parrocchie, Centri di ascolto, Istituti religiosi, famiglie che affiancano famiglie bisognose, Caritas e Auxilium, Centro antiusura, Emergenza famiglia, Associazioni e Gruppi. La forma di intervento più urgente sono i “buoni-viveri”: se ne stanno distribuendo per oltre 250.000 euro. Senza contare i 3.000 pasti di ogni settimana e le centinaia di posti per i senza dimora. Purtroppo, ciò che si ascolta prospetta un tempo di serie difficoltà per l’occupazione, e quindi di disagi per individui e famiglie. Sarà necessaria una ancora più stretta unità e solidarietà fra tutti: non solo per resistere e “superare la notte”, ma anche per creare lavoro nel piccolo e nel grande, facendo appello alla capacità di inventiva, di rete, di intrapresa, che ha sempre caratterizzato Genova.
6. Sabato 30 maggio, vigila di Pentecoste, in sintonia con i Vescovi italiani, celebreremo la Messa Crismale. Sarà riservata a Sacerdoti, Religiosi, Diaconi permanenti, che per la prima volta, dopo mesi, si ritroveranno con il Vescovo in Cattedrale per la benedizione degli Oli, che verranno usati per i catecumeni, i malati, le future ordinazioni. Verrà teletrasmessa, non potendo partecipare anche i fedeli laici a causa delle misure sanitarie in vigore.
7. Vi ringrazio per la presenza spirituale che sento e che ricambio: ogni giorno siete nell’ Eucaristia insieme ai vostri cari e le vostre intenzioni. State uniti ai vostri Sacerdoti: portano la grazia di Gesù per vivere la fede, per nutrire l’anima, per essere Chiesa secondo il cuore di Dio, non secondo le nostre idee, per camminare verso la vita eterna che dà senso al tempo. Vi Benedico con affetto e vi affido alla grande Madre di Dio, Regina di Genova.
Angelo Card. Bagnasco
Amministratore Apostolico