“Abbiamo portato nelle nostre strade il Santissimo Sacramento, il Signore Gesù nel suo vero Corpo. Abbiamo forse esibito qualcosa? No, abbiamo fatto un dono, un atto di fede a Cristo e un atto d'amore a Genova, esprimendo con il linguaggio dei gesti ciò che di più caro e più bello abbiamo: la fede nella divina Eucaristia, Dio-con-noi.”. Questo un passaggio del discorso che il Cardinale Angelo Bagnasco ha pronunciato al termine della tradizionale processione del Corpus Domini che si è svolta sabato 2 giugno.
Dopo il canto dei vespri solenni, la processione dell’Arca con la Santa Eucaristia portata a braccia, è partita dalla chiesa di San Siro nel Centro Storico e, partecipata da sacerdoti, religiosi, religiose, associazioni, movimenti, istituzioni, forze armate e molti fedeli, ha concluso il suo tragitto in Cattedrale dopo aver percorso Via Garibaldi, Via XXV Aprile, Piazza De Ferarri e Via San Lorenzo. La processione è passata davanti a Palazzo Tursi e ad accoglierla è stato il Sindaco Marco Bucci.
Si sono alternati, nel sorreggere sulle spalle l’Arca con l’ostensorio, le Confraternite, gli alpini, i sacerdoti. Durante il tragitto, anche una delegazione di lavoratori, tra cui lavoratori di Ilva, Fincantieri, Ansaldo Energia, e gli aderenti alla Culmv che hanno portato sulle spalle l'Arca processionale, rinnovando una tradizione che si verifica ormai da alcuni anni.
All’arrivo in Cattedrale, dove ad attendere la processione c’era un bel gruppo di bambini che quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione, la preghiera è proseguita con l’adorazione eucaristica.
“Abbiamo bisogno di ritrovare la verità – ha detto ancora il Cardinale nell’omelia – perché oggi si tende a vivere sotto il dominio delle emozioni fino a farci credere che le scelte morali sono quelle che devono soddisfano i nostri desideri. Ma la coscienza umana non può corrompersi per sempre; prima o poi si ridesta e torna a riconoscere la verità e il bene, sorgenti di bellezza. I cristiani hanno davanti a loro questa sfida e questo compito: ridestare il gusto della verità, accettare la fatica della ricerca, la disponibilità a riconoscere che la verità ci precede, che essa non ci appartiene. Siamo noi che apparteniamo a lei, ed essa ci rende liberi e felici non di una felicità vuota e passeggera, ma della felicità che riempie il cuore poiché impegna la vita”.
Dopo il canto dei vespri solenni, la processione dell’Arca con la Santa Eucaristia portata a braccia, è partita dalla chiesa di San Siro nel Centro Storico e, partecipata da sacerdoti, religiosi, religiose, associazioni, movimenti, istituzioni, forze armate e molti fedeli, ha concluso il suo tragitto in Cattedrale dopo aver percorso Via Garibaldi, Via XXV Aprile, Piazza De Ferarri e Via San Lorenzo. La processione è passata davanti a Palazzo Tursi e ad accoglierla è stato il Sindaco Marco Bucci.
Si sono alternati, nel sorreggere sulle spalle l’Arca con l’ostensorio, le Confraternite, gli alpini, i sacerdoti. Durante il tragitto, anche una delegazione di lavoratori, tra cui lavoratori di Ilva, Fincantieri, Ansaldo Energia, e gli aderenti alla Culmv che hanno portato sulle spalle l'Arca processionale, rinnovando una tradizione che si verifica ormai da alcuni anni.
All’arrivo in Cattedrale, dove ad attendere la processione c’era un bel gruppo di bambini che quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione, la preghiera è proseguita con l’adorazione eucaristica.
“Abbiamo bisogno di ritrovare la verità – ha detto ancora il Cardinale nell’omelia – perché oggi si tende a vivere sotto il dominio delle emozioni fino a farci credere che le scelte morali sono quelle che devono soddisfano i nostri desideri. Ma la coscienza umana non può corrompersi per sempre; prima o poi si ridesta e torna a riconoscere la verità e il bene, sorgenti di bellezza. I cristiani hanno davanti a loro questa sfida e questo compito: ridestare il gusto della verità, accettare la fatica della ricerca, la disponibilità a riconoscere che la verità ci precede, che essa non ci appartiene. Siamo noi che apparteniamo a lei, ed essa ci rende liberi e felici non di una felicità vuota e passeggera, ma della felicità che riempie il cuore poiché impegna la vita”.
Leggi il testo integrale dell'omelia dell'Arcivescovo