Una veglia di preghiera intensa e partecipata quella che si è svolta lo scorso sabato 25 aprile nella Chiesa di Santa Marta. Preghiera silenziosa, in ginocchio davanti a Gesù Eucaristia, per le vittime del naufragio nel Mediterraneo dello scorso 19 aprile nel quale hanno perso la vita oltre 900 migranti.
Una preghiera “intensa, insistente e sincera – come ha detto il Cardinale Arcivescovo nel suo intervento – per questi nostri fratelli e sorelle senza terra e senza un domani, ma alla ricerca disperata di un domani migliore”.
“Chiediamo al Signore Gesù – ha detto il Cardinale Bagnasco – che aiuti noi, il nostro Paese e la nostra Europa a capire che occorre vincere i nostri egoismi e la paura di essere invasi, dimenticando che solamente il condividere pane e speranza moltiplica il pane e la speranza e capendo che chiudendosi alla condivisione significa lasciare marcire e perdere i nostri beni”.
Preghiera a Dio affinchè illumini anche le coscienze degli Stati, dei governi e dei popoli, perché occorrono “azioni e decisioni congiunte e unitarie, che esprimano il senso di una casa comune e non di tante realtà separate e concorrenti”.
Una casa comune – ha ricordato l’Arcivescovo – dove ogni porta di ingresso sia avvertita come la propria porta di casa e dove ogni presenza sia avvertita da tutti come una grande ricchezza.
“Se i popoli avranno luce e avranno determinazione a sentirsi una cosa sola – ha concluso – sarà inevitabile che Stati e governi seguiranno la stessa strada, sapendo che prima dei governi e degli Stati vi sono i popoli. E quando il popolo esprime un’anima, non c’è autorità che possa imbrigliare e cambiare quest’anima”.