Pestaggio senza dimora: preghiera organizzata dalla S. Egidio

La gravissima notizia del pestaggio, avvenuto nella sera di venerdì 24 gennaio, delle persone senza dimora sistemate in Piccapietra, ha riportato al centro dell’attenzione un’umanità invisibile a cui tante realtà ecclesiali cercano di stare vicino, come è possibile.

Due di loro frequentano già da tempo i locali del “Pioppo” della Fondazione Auxilium che si è subito attivata ad accoglierli e sostenerli. La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato un momento di preghiera “per dire no ad ogni violenza”: l'appuntamento è per martedì 28 gennaio alle ore 18,45 presso la Basilica dell'Annunziata.

Il “fattaccio” avviene mentre continua l’impegno di Caritas e Auxilium nel coordinare i volontari dell’emergenza freddo, che cerca di offrire a chi vive per strada un’opportunità per superare l’inverno. Quest’anno, purtroppo, si fa fatica a coprire i turni, a trovare persone disposte a condividere la cena e/o la notte con queste persone.

Caritas rilancia con forza questa chiamata alla condivisione. Chi intende dare la propria disponibilità, può chiamare il numero 3484790660.

Silvana Piccinini

 

Sull'inaudito episodio di violenza pubblichiamo una riflessione di Mons. Marino Poggi, direttore della Caritas Diocesana

Le ragioni della violenza sono molteplici, ma c’è un “perché” radicale al quale dobbiamo rivolgere l’attenzione: il cuore diviso, cioè un cuore potenzialmente nemico, perché incapace di sentirsi amato e quindi in perenne difesa. Il Cristianesimo, come dottrina rivelata, segue questo insegnamento: l’uomo dagli inizi non ha saputo dire “grazie” per la sua esistenza, ha preteso una assolutezza che l’ha reso potenzialmente nemico di tutti. Guarire da questo male radicale è l’impegno di ogni uomo che vuole imparare ad amare. Cristo è venuto per sanarci da questo divisione; dice di essere venuto a cercare coloro che erano divisi dentro o rifiutati fuori.

La divisione “dentro” la chiamiamo peccato, quella esterna spesso è indicata con il nome di “povertà”. La lotta contro il peccato è difficile ed esige un controllo su noi stessi, ma il Signore Gesù ha vinto il peccato e San Paolo (lettera ai Romani) ci dice che non c’è più nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù. La tentazione di metterci al di sopra dei poveri, per dichiarare una stupida vittoria, resta la scappatoia di chi non parte dalla “cura” della propria divisione interiore. Ogni atto di violenza contro gli indifesi, i piccoli, i poveri è il modo più illusorio di sentirsi forti, la tragica viltà di chi si serve di una spranga di ferro per colpire chi è a mani nude e sta dormendo.

Perché la violenza? Abbiamo bisogno di “vincere”, di sapere che abbiamo fatto giustizia castigando chi è diverso da noi, ma non ha messo in pericolo la nostra integrità. È sufficiente che sia diverso, che ci ricordi che noi siamo diversi da lui, pur non rifiutando la nostra diversità. Si cerca un’eguaglianza che sembra una pacificante conciliazione, mentre è un’imposizione del nostro modo di vivere.

Nessuno mette in dubbio che una diversità frutto di condizione avverse può dare fastidio, ma quanta debolezza abita in chi si sente forte, perché ristabilisce un ordine richiesto dal suo modo di pensare! Siamo chiamati ad una rivoluzione molto più significativa: a ringraziare per quello che abbiamo e a metterlo in comunione, rispettosi delle diversità, pazienti con noi e con gli altri nei confronti delle semplificazioni che sembrano risolvere i problemi, mentre li aggravano. La vera eguaglianza sta nell’essere tutti dono dell’amore di Dio, che ci vuole figli e perciò fratelli. E la violenza si supera sorridendo di quello che siamo e accettando benevolmente chi è diverso da noi.

Don Marino Poggi

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