“Nelle famiglie in cui manca il lavoro del lunedì, non è mai pienamente domenica”. Non ha usato giri di parole Papa Francesco nel rispondere ai rappresentanti del mondo del lavoro, incontrati sabato 27 maggio nello stabilimento dell’Ilva, prima tappa della visita alla Diocesi e alla Città di Genova.
Del resto, come ha fatto capire il Card. Angelo Bagnasco nel suo breve saluto, non è stata una scelta casuale di partire proprio dai caschi gialli degli operai e dei loro imprenditori, dalle voci dei sindacati e dei disoccupati: “La situazione del lavoro è seria e grave: continua a colpire i giovani, impediti di fare un progetti di vita, e gli adulti che hanno famiglia e impegni da onorare”, ha detto il Cardinale, aggiungendo che “l’ambito privilegiato del rapporto della Chiesa genovese con la Città è da sempre il mondo del lavoro”.
“Il lavoro è una priorità umana e cristiana”, gli ha fatto eco il Papa, che ha declinato le virtù di imprenditori e lavoratori, mettendo in guardia da quella “malattia dell’economia che è la progressiva trasformazione dell’imprenditore in speculatore – figura simile a quella evangelica del mercenario – che usa aziende e operai per fare profitto. Invece, a volte il sistema politico privilegia proprio non chi crea lavoro, ma chi specula e crea burocrazia…”.
Davanti allo sfruttamento a cui la crisi economica rischia di esporre chi cerca un’occupazione, Francesco ha ricordato che il lavoro non dev’essere “ricatto, ma riscatto sociale”. Di qui la condanna di chi “gioca licenziando a giugno per riassumere a settembre” e , quindi, con forme anti-costituzionali, che privano della dignità, del rispetto e della libertà.
Non sono mancate nel discorso del Santo Padre parole contro “l’ideologia del merito, che legittima eticamente le disuguaglianze”, come pure contro “l’idolo del consumo: grandi negozi sempre aperti, templi che promettono la salvezza e la vita eterna e che riducono il lavoro a un mezzo per poter consumare”.
L’invocazione allo Spirito Santo ha concluso l’incontro: “Campi e fabbriche sono sempre stati altari – ha osservato il Papa – preghiere dette dall’orante, ma anche dalle mani e dal sudore di chi non sa pregare con le parole”.
Del resto, come ha fatto capire il Card. Angelo Bagnasco nel suo breve saluto, non è stata una scelta casuale di partire proprio dai caschi gialli degli operai e dei loro imprenditori, dalle voci dei sindacati e dei disoccupati: “La situazione del lavoro è seria e grave: continua a colpire i giovani, impediti di fare un progetti di vita, e gli adulti che hanno famiglia e impegni da onorare”, ha detto il Cardinale, aggiungendo che “l’ambito privilegiato del rapporto della Chiesa genovese con la Città è da sempre il mondo del lavoro”.
“Il lavoro è una priorità umana e cristiana”, gli ha fatto eco il Papa, che ha declinato le virtù di imprenditori e lavoratori, mettendo in guardia da quella “malattia dell’economia che è la progressiva trasformazione dell’imprenditore in speculatore – figura simile a quella evangelica del mercenario – che usa aziende e operai per fare profitto. Invece, a volte il sistema politico privilegia proprio non chi crea lavoro, ma chi specula e crea burocrazia…”.
Davanti allo sfruttamento a cui la crisi economica rischia di esporre chi cerca un’occupazione, Francesco ha ricordato che il lavoro non dev’essere “ricatto, ma riscatto sociale”. Di qui la condanna di chi “gioca licenziando a giugno per riassumere a settembre” e , quindi, con forme anti-costituzionali, che privano della dignità, del rispetto e della libertà.
Non sono mancate nel discorso del Santo Padre parole contro “l’ideologia del merito, che legittima eticamente le disuguaglianze”, come pure contro “l’idolo del consumo: grandi negozi sempre aperti, templi che promettono la salvezza e la vita eterna e che riducono il lavoro a un mezzo per poter consumare”.
L’invocazione allo Spirito Santo ha concluso l’incontro: “Campi e fabbriche sono sempre stati altari – ha osservato il Papa – preghiere dette dall’orante, ma anche dalle mani e dal sudore di chi non sa pregare con le parole”.
Leggi in allegato il saluto del Card. Bagnasco
Scarica il discorso del Santo Padre