“Genovesi, gente di mare: lasciatevi davvero sfidare dagli orizzonti e affrontateli con coraggio”.
Il Papa ascolta con attenzione le domande dei giovani che l’hanno atteso al Santuario della Madonna della Guardia: sorride loro con complicità, ma non fa loro sconti. Non esita a ricondurre certe forme di divertimento a una “società del vuoto”, che isola ed esclude con il suo chiasso che non conosce la gioia. Rispetto alla tentazione di restare eterni turisti della vita, sprona i ragazzi a saperla guardare in faccia, a vincere ogni superficialità, a lasciarsi coinvolgere: “Gli occhi del discepolo sono occhi rinnovati, capaci di osservare la famiglia, gli altri, la città anche con il cuore”.
È un atteggiamento, spiega il Papa, che impedisce di dividere il mondo tra buoni e cattivi, come pure di fermarsi ad aggettivare le persone: “Andate incontro all’altro, chiamatelo per nome, guardatelo negli occhi, stringetegli la mano, restate testardi nella speranza anche di fronte a storie di ferite e dolore”.
Francesco ha messo in guardia anche rispetto a un contesto tecnologico che, apparentemente, offre tutto a portata di mano: “Spesso, più che informare, satura. E allora vi fa perdere la capacità di scrutare l’orizzonte, di farvi un vostro giudizio personale, pretendendo di accontentarvi con quello che altri vi servono nel piatto”.
Di qui l’invito a lasciarsi “importunare dal Signore Gesù” e da una realtà che interpella: “Chiedetevi se è normale l’indifferenza – ha esemplificato –; chiedetevi se è normale che il mediterraneo sia diventato un cimitero e che tanti Paesi chiudano la porta a persone che fuggono dalla fame e dalla guerra”.
E, prima di condividere il pranzo con senza fissa dimora, detenuti e rifugiati, ha concluso: “Vi ho gettato un seme, vi ho buttato un guanto di sfida: tocca a voi il coraggio della risposta, la disponibilità a lasciarsi coinvolgere per un’altra normalità…”.
Il Papa ascolta con attenzione le domande dei giovani che l’hanno atteso al Santuario della Madonna della Guardia: sorride loro con complicità, ma non fa loro sconti. Non esita a ricondurre certe forme di divertimento a una “società del vuoto”, che isola ed esclude con il suo chiasso che non conosce la gioia. Rispetto alla tentazione di restare eterni turisti della vita, sprona i ragazzi a saperla guardare in faccia, a vincere ogni superficialità, a lasciarsi coinvolgere: “Gli occhi del discepolo sono occhi rinnovati, capaci di osservare la famiglia, gli altri, la città anche con il cuore”.
È un atteggiamento, spiega il Papa, che impedisce di dividere il mondo tra buoni e cattivi, come pure di fermarsi ad aggettivare le persone: “Andate incontro all’altro, chiamatelo per nome, guardatelo negli occhi, stringetegli la mano, restate testardi nella speranza anche di fronte a storie di ferite e dolore”.
Francesco ha messo in guardia anche rispetto a un contesto tecnologico che, apparentemente, offre tutto a portata di mano: “Spesso, più che informare, satura. E allora vi fa perdere la capacità di scrutare l’orizzonte, di farvi un vostro giudizio personale, pretendendo di accontentarvi con quello che altri vi servono nel piatto”.
Di qui l’invito a lasciarsi “importunare dal Signore Gesù” e da una realtà che interpella: “Chiedetevi se è normale l’indifferenza – ha esemplificato –; chiedetevi se è normale che il mediterraneo sia diventato un cimitero e che tanti Paesi chiudano la porta a persone che fuggono dalla fame e dalla guerra”.
E, prima di condividere il pranzo con senza fissa dimora, detenuti e rifugiati, ha concluso: “Vi ho gettato un seme, vi ho buttato un guanto di sfida: tocca a voi il coraggio della risposta, la disponibilità a lasciarsi coinvolgere per un’altra normalità…”.
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Leggi in allegato il saluto del Card. Bagnasco