L’Arcivescovo ha presieduto per la prima volta la celebrazione della S. Messa pontificale per la solennità del santo patrono della diocesi di Genova, il ‘precursore’; prima, il momento della recita dell’ora terza presso l’altare di San Giovanni.
Una celebrazione molto partecipata nonostante le restrizioni dell’emergenza sanitaria.
“Quello di San Giovanni Battista è l’unico caso in cui vengono celebrate sia la nascita sia la morte – ha detto Mons. Tasca all’inizio dell’omelia. Questo santo ha segnato la storia dell’ingresso di Gesù nel nostro mondo come Salvatore. Nell’orazione della colletta della Messa di questa mattina vengono sottolineati due elementi che contraddistinguono il ministero di Giovanni Battista, inviato da Dio per due motivi precisi: rendere testimonianza alla luce e preparare un popolo ‘ben disposto’. Sono obiettivi che anche noi siamo chiamati a inseguire, anche perché siamo spesso troppo preoccupati degli obiettivi da raggiungere; questa visione ci libera da tante aspettative, spesso false. Una sottolineatura che apprezzo molto è quella appunto della preparazione di un ‘popolo ben disposto’. Non si tratta quindi di un popolo già convertito: significa che tutti noi siamo chiamati a far avvicinare al Signore tanti fratelli che non conoscono Dio e la gioia del Vangelo. Capiamo allora quanto sono importanti gli atteggiamenti e gli accorgimenti che quotidianamente dobbiamo avere nei confronti del prossimo”.
Una seconda riflessione dell’Arcivescovo nell’omelia riguarda la scelta di Dio di donare un figlio (precursore del figlio di Dio) a una donna sterile e avanzata negli anni, Elisabetta, e a una vergine, Maria. “Dio vuole farci capire che gli uomini sono sempre associati alla Sua azione, chi agisce nella nostra vita è sempre Lui, non certo le nostre capacità o competenze.
Ogni giorno dobbiamo riscoprire la sua presenza nella nostra realtà, per come semplicemente siamo… Come Dio sta agendo nella mia vita? È la domanda a cui dobbiamo rispondere, più che guardare continuamente alle nostre capacità e ai nostri obiettivi. Un altro particolare raccontato nel Vangelo è quello della scelta del nome Giovanni che significa ‘dono di Dio’. Tutti si meravigliano perché in famiglia nessuno lo porta, ma soprattutto si meravigliano per l’intesa, la sensibilità e la visione comune che hanno Zaccaria e Elisabetta anche in questa decisione. È bello poter sottolineare la sintonia tra due persone che stanno insieme in un mondo che esalta la contrapposizione! Giovanni quindi è dono di Dio, ma quanto siamo abituati a vedere i doni di Dio nella nostra vita rispetto alle difficoltà e alle tensioni? È bello riscoprirli per poter testimoniare in prima persona la bellezza del Vangelo” – ha concluso Mons. Tasca.
Al termine della S. Messa l’Arcivescovo ha benedetto un grande crocifisso processionale, poi rimasto tutto il giorno in Cattedrale, destinato ad essere imbarcato e raggiungere Carloforte in Sardegna, località ‘gemellata’ con Genova, proprio a voler rinsaldare il legame con quel territorio grazie all’iniziativa del priorato ligure delle Confraternite.