Un primo passo per l’Animazione missionaria – L’incontro con il Signore

Parlando di missioni spesso si cede al linguaggio comune riferendosi ai pozzi o a una delle tante opere di assistenzialismo sostenute con “lungimiranza” dal nostro occidente. Lo stretto rapporto tra le missioni con il nostro tessuto ecclesiale/parrocchiale ci porta a riconoscere la necessità di un doveroso cambio di prospettiva per ricollocare le realtà connesse alle missioni nella missione della chiesa

Ma da dove iniziare dovendo inserire le missioni ( gli aiuti in territori di sofferenza, di mancanze strutturali o di vocazioni) all’interno di una visione più grande e universale della vocazione missionaria della Chiesa?

Il primo passo da fare è riconoscere il primato di Dio. È Lui che ci evangelizza. È Lui che ci chiama. Noi siamo strumenti a disposizione. Non dobbiamo inventarci che cosa trasmettere. Il messaggio dato da Dio è il suo amore , la Sua misericordia, la forza dello Spirto Santo che converte la nostra vita.

Ogni comunità, ogni singolo se vuole mettersi a disposizione del Signore nella Chiesa, se sente la chiamata a guarire le sofferenze, soccorrere gli ammalati “dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi”, se nasce il desiderio nel cuore di partire per la missione “ad gentes”, annunciando Gesù buon samaritano allora il primo atto (1) è rinnovare oggi stesso l’incontro personale con il Signore “o almeno a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta”.

Nelle nostre parrocchie e negli istituti religiosi abbiamo abbondanti possibilità per vivere un momento di preghiera quotidiana, l’adorazione eucaristica, una profonda confessione, un momento di silenzio davanti al tabernacolo.

Chi rischia, chi si impegna chi getta la propria vita e il proprio tempo al Signore non resta mai deluso ”e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte”(EV 3).

Servire gli altri potrebbe celare delle ambiguità legate al nostro desiderio di farci vedere. Ricordiamo l’atteggiamento proposto dal vangelo di domenica scorsa «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere” ; tutto quello che sgorga dal cuore va compreso partendo dalla Sapienza di Dio, la quale mi abbraccia fra le braccia redentrici del Buon Pastore che mi fa dire “ Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’ altra volta per rinnovare la mia alleanza con te”.

Quindi il primo punto per sentirci in missione ( “ io sono una missione in questa terra” EV 273), è l’incontro con il Signore ; l’inizio di ogni testimonianza, di ogni vita missionaria nasce dalla forza dello Spirito che lo chiama a questo amore infinito e incrollabile. Solo l’incontro vero con Gesù ci permette di “alzare la testa e cominciare”, di ascoltare la voce dello Spirito e trovare gioia di “passare dalla Quaresima alla Pasqua” e a riconoscere dentro i nostri desideri e le nostre attese quello che può richiamarsi allo Spirito di Cristo e alla sua volontà.

don Francesco di Comite