Intervista a Don Paolo Benvenuto, sacerdote fidei donum della nostra diocesi a Cuba

«La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. E.G. 273

 

Nel suo soggiorno a Genova per stare un pò in famiglia abbiamo incontrato don Paolo Benvenuto fidei donum a Cuba per porgli alcune domande su come essere missionari oggi nel mondo.

 

Carissimo don Paolo è presente nella vita del sacerdote e del laico una spiritualità missionaria?

Nella mia vita ho conosciuto molti sacerdoti e laici profondamente missionari. E al tempo stesso ho conosciuto sacerdoti e laici che vivacchiano nel loro nido. Tra questi due estremi si situano la maggior parte dei cristiani, forse affascinati dalle parole di Cristo ma perennemente tentati di sedersi. Ecco, prendere consapevolezza di questa tentazione è il passo necessario per poter aprire le ali al vento dello Spirito Santo.

 

Chi è per te il missionario?

“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”, dice Gesù risorto ai suoi apostoli la sera di Pasqua. In questa parola – e in altre simili – è il fondamento della vocazione missionaria. Abbiamo conosciuto un Inviato, e ci siamo lasciati inviare. Non importa se ai colleghi di lavoro o ai compagni di scuola o alla gente di un altro paese. Abbiamo bisogno di liberarci dall’idea che la missione sia occuparsi di popoli poveri, scavare pozzi, fondare scuole. Tutto questo fanno i missionari, ma per portare la parola di Gesù, che è una parola che salva.

 

Secondo te come si può essere missionari nella nostra realtà?

Non è questione di cosa fare, ma di come essere. Ogni volta che il mio sguardo incontra gli occhi di una persona, sono missionario se mi domando: questo cuore conoscerà già Gesù Figlio di Dio e nostro Salvatore? come lo posso aiutare a incontrare nostro Signore?

 

Come vedi la pastorale missionaria oggi?

Il cammino della pastorale missionaria è quello del Padre Nostro che recitiamo tutti i giorni: diciamo “Sia santificato il tuo nome”, “Venga il tuo Regno”, “Sia fatta la tua volontà”, e quindi cerchiamo, come pastori, di fare in modo che queste parole divengano cammini nelle nostre comunità.

 

Quali sono i bisogni rilevanti ed urgenti della comunità cristiana?

In ogni tempo le comunità cristiane hanno bisogno di riscoprire Gesù. Il rischio di sempre è quello di limitare il Vangelo trasformandolo in slogan. “Amare tutti”: sì, ma cosa significa la parola “amore”? in che maniera Gesù ci ha amato? a cosa l’ha portato il suo amore per noi? Probabilmente serve avere slogan, ma guai a noi se perdiamo il contatto con il Gesù dei Vangeli che ci viene annunciato dalla Chiesa.