Nell’ultima settimana di gennaio, nella Repubblica Democratica del Congo, i ribelli di M23 (Movimento 23 Marzo), gruppo armato sostenuto – a detta dei maggiori osservatori internazionali e da evidenze sul campo – dal governo del Rwanda, sono entrati a Goma, nella regione del nord Kivu, scontrandosi con le forze armate congolesi e gruppi affiliati. Gli scontri sanguinosi hanno preso in ostaggio la popolazione civile, già prostrata da decenni di violenza, originati dal genocidio del 1994 in Rwanda, dalla guerra che ha devastato il paese dal 1997 al 2003 con milioni di vittime, dalla geopolitica delle materie prime strategiche messa in atto da Stati Uniti, Unione Europea e Cina in particolare. La popolazione è senz’acqua, elettricità e cibo. “Le strutture sanitarie di Goma – riporta Caritas Italiana – sono al collasso. Le vittime civili si contano a centinaia: oltre 200 persone sono state uccise nelle zone conquistate dall’M23. Nel frattempo, il numero degli sfollati continua a crescere. Ai 680.000 già presenti nei campi profughi si aggiungono ora altri 180.000, una pressione insostenibile per un sistema già al limite”.
La Caritas diocesana di Genova è in contatto da tempo con gli amici congolesi, religiosi e civili, del Nord Kivu, in particolare grazie alle Suore francescane della Madonna del Monte di Genova che, con la loro storica presenza in quelle terre, sono il seme che ha fatto fiorire il coinvolgimento di tanti genovesi e non solo, e alla stretta amicizia con il direttore di Caritas Bukavu, Abbé Louis-Pasteur Rudaigwa Ciza. Dall’inizio di questa nuova crisi, Caritas Genova ha avuto racconti diretti degli scontri violenti che si sono scatenati a Goma. I giovani del progetto Luci sul Kivu, insieme all’Associazione Karibuni ODV e al gruppo Young Caritas Genova, sono stati in quelle terre lo scorso agosto al fianco di alcune missioni, per conoscere da vicino la bellezza di questo popolo e capire più a fondo la condizione di ingiustizia e povertà in cui vive, in una regione ricchissima di risorse, minerali e terre rare e, per questo, saccheggiata da decenni, anche dai nostri paesi ricchi.
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(Foto ANSA/SIR)