“Lo Spirito Santo sta di casa qui!… e si trova bene”. L’incontro con Ernesto Oliviero fondatore del Sermig di Torino e l’Equipe Missionaria della Diocesi di Genova inizia in un clima di accoglienza e di gioia in cui si ricorda che l’autore di ogni opera è lo Spirito Santo.
Gesù ha dato lo Spirito Santo alla Sua Chiesa perché Egli le insegni e la guidi in tutta la verità. ‘Quando però sarà venuto Lui, lo Spirito della verità, Egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di Suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire’ (Giovanni 16:13).
Ernesto non ha dubbi nel riconoscere che il Sermig è opera dello Spirito Santo, cosi da rendere possibile la fraternità nel servizio verso i più sofferenti di Torino e del mondo intero.
Nel clima disteso di una piacevole e straordinaria “gita fuori porta” gli abbiamo rivolto alcune domande
Un Ufficio Pastorale Diocesano che si occupa di missionarietà, di nuova evangelizzazione cosa deve fare?
Siete nel posto giusto. Mi spiego. Il Sermig è nato nell’Ufficio Missionario di Torino. Poi improvvisamente siamo stati allontanati. Ma non ci siamo fermati perché come ragazzi avevamo voglia di fare del bene. Ci sentivamo chiesa. La chiesa è Gesù . Cosi dopo un mese ci siamo trovati sulla scalinata della Gran Madre. Poi siamo andati dal Cardinale Michele Pellegrino per presentargli le nostre ragioni. Ricevuti gli diciamo: Eminenza vogliamo fondare un gruppo missionario che lavori nella chiesa. Da quel giorno siamo diventati il gruppo preferito del Cardinale Pellegrino consegnandoci la chiesa dell’Arcivescovado come sede del gruppo. Questo è un uomo, questo è un sacerdote!!!! Così siamo partiti nella chiesa. Con il tempo gli incontri e gli imprevisti hanno fatto il resto. Siamo cambiati e siamo cresciuti. Cosi è nato l’Arsenale della Pace di Torino.
È arrivato un povero e ti ha chiesto dove dormi. Cosi hai scoperto una esigenza. Quindi la “strategia” non viene dall’Alto ma dall’esigenza, dal basso, dal fratello che è il volto di Dio?
Viene dall’ascolto. Se diciamo che non tocca a noi ci mettiamo fuori la storia di Dio. Ci ha educati il campanello. Ma bisogna essere pronti all’imprevisto, avere una comunione tra i vari membri, l’amicizia tra la comunità. Preparare una comunità ci vogliono anni. E non bisogna prendere chiunque ma chiunque voglia fare un cammino. Educarsi ad essere un cuor solo e un’anima sola (Atti 4,32).
A volte dopo l’ascolto davanti ai bisogni della persona non si sa cosa fare. Se hanno bisogno della casa dove la si trova. Cosa devo fare?
Dovete inventare un arsenale. Non eravamo pratici di nulla. Eravamo dei ragazzi . La commozione ci ha portato ad essere conosciuti. La gente si è trovata commossa dai ragazzi che volevano servire. La gente ci portava i mattoni, arrivano professionisti offrendo il loro contributo. Ci siamo proposti, guardando gli errori e prendendo la strada in avanti. Siamo cresciuti come fraternità – anche come vocazioni !!! Il problema diventa opportunità. Amando i problemi trovi la soluzione. Allora è nata la cooperativa, la fraternità, i consacrati …l’Arsenale della Pace.
I giovani vogliono una vita migliore, la casa dove dormire, il mangiare, il lavoro. Come dobbiamo fare per portare i giovani a venire in chiesa, a pregare e a camminare con noi soprattutto vedendo che i giovani vogliono le cose concrete…
Le parole che offriamo ai giovani devono essere concrete. Non abbiamo una bacchetta magica ma dobbiamo essere assolutamente concreti. In questo modo riceviamo anche noi speranza dal Signore.
Don Francesco di Comite