Procedendo nella presentazione della terza edizione del Messale Romano, vogliamo dare uno sguardo ai testi che sono contenuti in questo libro che è un libro rituale al servizio della preghiera anzitutto del presidente. Nei formulari relativi a ciascuna messa sono riportate le tre orazioni che il presidente recita a nome di tutti, “la colletta”al termine dei riti di inizio prima della liturgia della Parola, l’orazione sulle offerte e l’orazione dopo la comunione.
Ciascuno di questi moduli è caratterizzato dalla presenza di una processione (d’inizio, di offertorio, di comunione). In due casi, la preghiera è anticipata da una monizione che dice: “Preghiamo”; in tutte e tre i casi l’assemblea è chiamata a stare in piedi. Queste tre preghiere che sono presenti nei formulari di ogni Messa, sono disposte secondo la suddivisione dei diversi tempi liturgici, del Tempo di Avvento e di Natale al Tempo di Quaresima e Pasqua, sino al Tempo ordinario delle XXXIV domeniche. Le preghiere contenute in queste pagine sono pressoché identiche a quelle del messale precedente e del Messale di Paolo VI. Inserita qualche piccola aggiunta di preghiere nuove per la vigilia dell’Epifania e dell’Ascensione tratte dagli antichi sacramentari latini, e qualche cambiamento di traduzione, alla ricerca di una fedeltà maggiore all’originale latino.
Nel Tempo di Quaresima c’è una piccola novità inserita nella 3ª edizione Latina del Messale, si tratta di una “Orazione sul popolo” che è stata collocata alla fine della messa immediatamente prima della benedizione. Questo tipo di preghiera era già presente nell’edizione Italiana del 1983 in una raccolta di 28 orazioni su popolo poste dopo le benedizioni solenni che chiudevano il così detto Ordo missae. Si tratta di antiche preghiere, presenti già i primi sacramentari in aggiunta la preghiera dopo la comunione e riprese dal Messale di san Pio V ( 1570 ) come preghiera di benedizione finale.
La loro particolarità é che, a differenza delle altre orazioni in cui colui che presiede include se stesso nella domanda a nome dell’assemblea, qui il presidente si rivolge a Dio per chiedere la sua benedizione a favore dell’assemblea. Queste invocazioni che possono essere fatte a scelta, assomigliano molto alle suppliche rivolte allo Spirito a Pentecoste: infatti nella rubrica si chieda sacerdote distende le mani durante la preghiera, con un chiaro significato di epiclesi, cioè di invocazione dello Spirito. Sarà premura del sacerdote celebrante distinguere le due orazioni con una breve monizione. Entrando ancora nel dettaglio della nuova edizione del Messale Romano troviamo dei cambiamenti testuali e gestuali che sono stati apportati nella struttura generale della messa. Nei Riti di inizio, notiamo piccoli cambiamenti. Nel saluto liturgico si utilizza il plurale “siano” al posto del singolare “sia”, quando il soggetto è plurale: “ La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi “ (2Cor.13,13); “La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi” ( Efesini 6,23). L’atto penitenziale continua a presentare diversi formulari offerti dal precedente Messale del 1983. L’unica variazione di rilievo nel Confesso, dove l’assemblea si esprime al maschile a femminile: “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle… e supplico la Beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore Dio nostro”. La stessa variazione la troviamo nelle altre monizioni della messa che prima riportavano solo riferimento generico i fratelli. Nel Gloria cambia il testo: “E pace in terra agli uomini, amati dal Signore”. Rispetto al testo precedente, che seguiva l’antica traduzione latina della Vulgata di S Girolamo, si è più fedeli all’originale greco del testo di Luca dove gli uomini sono oggetto della benevolenza dell’amore di Dio.
La struttura della Liturgia della Parola rimane invariata: anche in questa edizione, come nella precedente è prevista la possibilità di professare Simbolo apostolico, al posto di quello niceno- costantinopolitano. Nella Liturgia eucaristica, il rito della presentazione dei doni rimane invariato nei testi e nei gesti. Nelle preghiere eucaristiche, invece, sulle quali ci soffermeremo in altri articoli, vi sono piccole variazioni di traduzione oltre che di posizione. Nei riti di comunione spicca la nuova traduzione del Padre nostro. Qui le variazioni sono due: l’aggiunta di un “anche” (rimetti a noi i nostri debiti, come “anche”noi li rimettiamo ai nostri debitori), e il “non abbandonarci alla tentazione”. Anche in questo caso si è cercato di tradurre fedelmente il testo greco del vangelo secondo la nuova traduzione della Bibbia CEI 2008. Nell’invito la pace compare linguaggio del dono: “Scambiatevi il dono della pace”, anziché “il segno della pace”. Altro elemento cambiato è alla frazione del pane eucaristico relativamente alle parole che accompagnano il gesto di mostrare l’ostia sollevata sulla patena o sul calice. Anziché la successione “Beati gli invitati alla cena del Signore Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. Nei riti di conclusione, infine, è stata aggiunta una nuova formula di congedo proveniente dalla 3ª edizione Latina: “Andate e annunciate a tutti il Vangelo del Signore”.Una piccola variazione riguarda pure la formula: “La gioia del Signore sia la nostra forza”, che diventa in sintonia al testo di Neemiaa 8,10, “La gioia del Signore sia la vostra forza”.
Mons. Gianluigi Ganabano
Direttore Ufficio Liturgico