III Domenica del Tempo Ordinario: la Domenica della Parola di Dio

Il Santo Padre Francesco, con la Lettera Apostolica Aperuit illis, ha istituito una domenica dell’anno liturgico dedicata alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa: la Domenica  della Parola di Dio.

Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore. I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione. Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina.  (Aperuit illis,3)

L’ufficio liturgico, sottolinea di tenere conto anche del luogo: ambone, ornandolo con fiori e candele, il libro:  Evangeliario, L’accoglienza della Parola: portando l’evangeliario nella  processione d’ingresso e posandolo al centro sopra la mensa. La proclamazione del Vangelo: processione con candele e incenso all’ambone , dove è possibile l’introduzione e la conclusione venga fatta in canto. E’ previsto anche un gesto di venerazione al Libro sacro, può essere un bacio, un inchino, una mano poggiata sul libro della Parola, il canto al Vangelo proposto anche dopo la proclamazione, poi si può porre l’evangeliario su un leggio , preparato prima, dove viene posto dopo la proclamazione del vangelo. Sia ben visibile. Dove non c’e l’Evangeliario, si porti in processione il Lezionario e giunti all’altare sia posto all’ambone, luogo della parola.

I lettori possono far parte della processione iniziale della messa ( siano preparati) e giunti all’altare abbiano un posto vicino all’ambone, per rendere il loro servizio semplice e immediato ( senza processioni). In modo normale, dopo la Colletta, salgano insieme e fatta debita riverenza si recano al luogo della Parola e li restano finché  non viene intonato il canto al Vangelo, tornando al loro posto con la stessa modalità di prima.

Il Salmo responsoriale, sia per quanto si può cantato, come prescrivono le norme liturgiche, in ogni  caso almeno il ritornello.

Per quanto riguarda la formazione e il ministero dei Lettori, l’ufficio liturgico diocesano svolgerà un corso formativo con al termine il mandato, verso l’autunno prossimo.

Consegna della Bibbia: è prevista dopo l’omelia la possibilità di consegnare a tutti la Bibbia o se si ritiene almeno ad alcuni membri della comunità che aiutano nella catechesi.

Il Pontificio consiglio della promozione della nuova evangelizzazione , ha pubblicato il sussidio liturgico- pastorale, intitolato: la Domenica della Parola di Dio. In esso si trovano presentati e spiegati. I luoghi,i gesti,celebrazione della Lectio Divina, proposte celebrative e proposte pastorali.il Logo.

Questo sussidio può aiutare i sacerdoti e le comunità parrocchiali a rendere la celebrazione eucaristica un momento solenne per far ritrovare la gioia di celebrare come popolo credente il mistero della nostra salvezza.

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