Le diocesi liguri stanno lavorando insieme, seppur con incontri ‘a distanza’, per prepararsi alla 49a Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021 incentrata sul tema “Il pianeta che speriamo – Ambiente, lavoro, futuro”. Si tratta di tematiche fondamentali per il cammino della Chiesa universale e di quelle particolari, per questo abbiamo posto al riguardo alcune domande a Mons. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova.
Perché la Chiesa deve occuparsi di temi come lavoro e ambiente e in che modo può interagire con la politica e le istituzioni?
Credo sia molto bello trovarci a Taranto per la Settimana Sociale; entriamo in un filone storico di questo evento che ci è stato consegnato, quindi non mi pare si tratti di una cosa nuova. La domanda che dobbiamo porci è con quali modalità inserirsi in questo cammino che sta facendo non solo la Chiesa, ma il mondo intero.
Mi pare che il tema scelto, ‘Il pianeta che speriamo’, ci offra coordinate estremamente chiare. La speranza a cui si fa riferimento riporta a una domanda specifica: “Che senso ha la mia presenza in questo pianeta?” Come posso dare il mio contributo? Come possiamo darlo insieme?” L’obiettivo deve essere quello di darsi da fare perché la nostra presenza in questa ‘madre terra’, come la chiama Papa Francesco, sia sempre più significativa. I temi ambiente, lavoro e futuro devono essere connessi, ci vuole un grande sforzo da parte di tutti per il bene non soltanto del singolo individuo, ma di tutto il pianeta.
Il tema del lavoro è fondamentale per la realizzazione e la felicità di ogni uomo. Oggi è messo ulteriormente in crisi dalla pandemia che ha provocato una drammatica situazione economica. Si può sperare in un futuro migliore e con quali strumenti?
Il tema del lavoro è molto caro alla Chiesa e alla riflessione cristiana e non può essere disgiunto da quello della dignità. È certamente importante che per tutti sia garantito il diritto al lavoro, ma a questo va unito il tema della dignità, perché ci sia rispetto anche per le altre dimensioni della vita della persona: famiglia, svago, tempo libero e possibilità di approfondimento.
Solo in questo modo è possibile garantire una formazione e un benessere integrale della persona, perché il lavoro non sia fine a se stesso.
‘Il pianeta che speriamo’ è il titolo della settimana; si incrociano il tema del lavoro e quello dell’ambiente, così cari a Papa Francesco. Come si può salvaguardare il creato e quale deve essere l’impegno di un cristiano in questo ambito?
Partirei dalla ‘Laudato Sì’ e dalla figura di San Francesco che afferma, in riferimento alle realtà del creato, ‘Laudato Sì ’per’: la sua ottica è molto chiara. Tutto ciò che noi abbiamo intorno a noi, a partire dalla natura, è un dono di Dio: non è qualcosa su cui l’uomo può lavorare a seconda di ciò che più gli fa piacere. Dobbiamo avere sempre presente la realtà del dono che deve essere ricevuto con molta attenzione, ma deve essere anche dato, perché siamo chiamati a pensare sempre in avanti, ai nostri figli e ai nostri nipoti. Pensiamo solo a noi o abbiamo l’ottica anche di considerare chi verrà dopo di noi? È uno sforzo che deve farci bene!
Nella nostra Diocesi il tema del lavoro ha sempre unito la Chiesa e le istituzioni locali e con le Diocesi liguri sta compiendo un cammino comune di preparazione. Quale messaggio si sente di dare a chi si sta impegnando a livello diocesano e di Regione Ecclesiastica Ligure su questi temi?
Stiamo facendo un bel cammino come Conferenza Episcopale Ligure per prepararci insieme a questo evento. Intorno alla Settimana Sociale credo, infatti, ci sia il rischio che possa essere soltanto una ‘meteora’ che passa e va senza lasciare un segno a lungo termine e questo va assolutamente evitato. Lavorare insieme è sicuramente un primo passo perché questo non accada. Cerchiamo insieme di continuare a riflettere per il bene di questo nostro pianeta, coinvolgendo il più possibile le nostre comunità, per il bene di tutti.