Rifacendosi alla vita del diacono martire, il Cardinale Bagnasco ha sottolineato nell'omelia che il suo esempio ci ricorda che la persecuzione fa parte della fede cristiana: “Non dobbiamo meravigliarci di questo – ha detto – così come non dobbiamo cedere all’ottimismo ingenuo secondo il quale attorno a noi esiste solo rispetto e benevolenza. Così non è! Anche se non se ne parla, esiste un regime discriminatorio anticristiano. E ciò accade perfino nella nostra Europa, grembo del Vangelo e culla di civiltà”.
“Attraverso norme raffinate – ha continuato – si limita la libertà di professare la fede pubblicamente, e sempre più la si spinge nella sfera privata. Con il pretesto di non urtare le diverse sensibilità religiose o culturali, si vuole creare un modo di vivere uniforme al ribasso, eliminando tradizioni legittime e rispettose di tutti, oppure cambiandone nomi, luoghi, simboli. È chiaro che – in questo modo – si intende diluire la fisionomia della fede con lo scopo di spegnerla nella coscienza collettiva e in quella personale, riducendola da tradizione a vago ricordo”.
La fede è riconoscimento della verità che è Dio stesso: in Lui diventa possibile riconoscere la verità di ogni altro essere, e tale riconoscimento genera un modo diverso di pensare,che rende liberi di fronte a qualunque autorità umana e, nello stesso tempo, diventa un contributo formidabile per la costruzione della comunità civile.
“Per questa ragione ha detto ancora il Cardinale – tradire il Vangelo è tradire Dio e anche l’uomo: oggi, spesso si vede che il Vangelo non è negato ma – forse in buona fede – tradito. L’umanità vede che quanto più si allontana da Dio e si crede autosufficiente, tanto più, dalle profondità del suo essere, salgono i demoni che pensava di avere sconfitto con le sue mani. Quei fantasmi ricordano all’uomo di temere il suo potere e, nello stesso tempo, la sua impotenza: il suo potere di distruggere, e la sua impotenza di ritrovare se stesso e di dominare la sua disumanità sempre pronta a fagocitare tutto. Fuori della verità, il diritto può dichiarare legittimi i comportamenti, ma non li può rendere giusti, aprendo così la strada al sopruso. È dalla verità della persona umana, come Dio l’ha creata, che sgorga la libertà, l’amore, la fedeltà, la giustizia, e si può costruire una società coesa e aperta, che ha un volto proprio e che si pone in dialogo onesto con tutti, senza strumentalizzare nessuno, soprattutto se deboli”.
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