Nella serata di venerdì 10 marzo, si è svolto il rito quaresimale della Via Crucis Diocesana, presieduto dal Card. Bagnasco, lungo la scalinata 'delle Caravelle', in Piazza della Vittoria. Molti i fedeli e gli ordini religiosi presenti, assieme a Mons. Anselmi, Vescovo Ausiliare, Mons. Doldi, Vicario generale dell'Arcidiocesi di Genova, P. Notarangelo della Chiesa Greco Ortodossa e P. Tarascenko, assistente della comunità ucraina di rito bizantino. “Tu sei il pane della vita – ha detto il Cardinale, durante la preghiera al termine delle stazioni – il farmaco per le nostre ferite, il medico delle anime, il compagno di viaggio verso l'eternità. ” Noi crediamo, noi confidiamo in Te. Dall'alto della Croce, non cessare di guardare ciascuno di noi, i bambini con i loro papà e le loro mamme, le loro famiglie; guarda i nostri giovani che hanno un futuro incerto per il lavoro; guarda gli adulti con le loro responsabilità, gli anziani perché siano accuditi con amore, i morenti perché nessuno si senta solo nel grande passaggio verso la vita vera.” Per tutti e ciascuno, nella sua singolare situazione – ha pregato il Cardinale – destinando un particolare pensiero alla nostra comunità cittadina. “Signore Gesù, guarda la nostra Genova con la sua bellezza, la sua storia, le sue difficoltà: che ritrovi pienamente se stessa e che tutti noi ci sentiamo a casa, partecipi vivi e appassionati della sua vita. Genova ritrova te stessa e lasciati guardare da Cristo”. Al termine della preghiera, il Cardinale ha nuovamente invitato a vivere con maggiore intensità il cammino verso la Pasqua, pregando tutti i giorni gli uni per gli altri. “Preghiamo gli uni per gli altri, altrimenti, che comunità del Signore siamo? – ha interrogato il Cardinale – ogni giorno, nelle nostre preghiere, pensiamo alla comunità dei cristiani nella nostra diocesi, pensiamo all'intera diocesi. Portiamoci gli uni e gli altri nella preghiera sotto lo sguardo di Cristo Crocifisso e della sua e nostra madre Maria, regina di Genova.” Forte l’invito ad avvicinarsi alla Santa Pasqua, portandosi nel cuore lo sguardo di un grande popolo; “Il popolo dei poveri, degli indigenti, di coloro che hanno bisogno più di noi, di pane e di cose, ma soprattutto, di attenzione, di uno sguardo benevolo, di un silenzio che ascolta con il cuore, senza orologio, di una parola di speranza, di un atto che esprima fiducia perché se non sentiamo la fiducia degli altri ci spegniamo dentro. Dio ha fiducia in ciascuno di noi e questa è la suprema fiducia e noi – ha concluso il Cardinale – abbiamo bisogno di sentire che abbiamo fiducia negli altri e viceversa”.
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