Dalla scuola “passa la bellezza della vita a cui vogliamo sempre di nuovo educare le generazioni che si succedono, che ricevono per poi poter donare a loro volta, ringiovanendo la famiglia che è il cuore pulsante del nostro Paese”. Lo ha detto, oggi pomeriggio, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel suo saluto al Papa, in occasione dell’incontro con il mondo della scuola, in piazza San Pietro, cui hanno preso parte oltre 300.000 studenti provenienti da tutta Italia.
La scuola “fa entrare dentro una esperienza che allarga i confini mentali della propria famiglia e apre ad un contatto molteplice che arricchisce e affina la sensibilità umana, predisponendola ad assumere le responsabilità dell’età adulta. Ogni scuola è perciò un atto di speranza che si rinnova ogni mattina grazie ai suoi protagonisti, nonostante i problemi e le inadeguatezze che tutti conosciamo”.
“I problemi della scuola sono grandi e strutturali. Talvolta si fatica a riaccendere la speranza di poter educare! Non vogliamo negare le difficoltà”. Ciò nonostante, “siamo qui in tanti e da ogni città del nostro splendido e amato Paese, perché sentiamo che della scuola non può fare a meno una società che abbia voglia di riprendere in mano la direzione di marcia, il suo futuro. Confidiamo anzitutto in un fatto: la prima risorsa sono le persone, la loro qualità critica, la loro statura morale, la loro apertura ideale”. Infine il Cardinale Bagnasco ha sottolineato l'importanza di poter educare i propri figli secondo i propri valori, un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini”.
Papa Francesco ha ringraziato tutti con gioia: “Questo incontro è molto buono: un grande incontro della scuola italiana, tutta la scuola: piccoli e grandi; insegnanti, personale non docente, alunni e genitori; statale e non statale…”. Dopo aver ringraziato il cardinale Bagnasco, il ministro Giannini e tutti quanti hanno collaborato, ha apprezzato le testimonianze, “veramente belle, importanti”: “Ho sentito tante cose belle, che hanno fatto bene a me!”. Francesco ha, quindi, sottolineato: “Si vede che questa manifestazione non è ‘contro’, è ‘per’! Non è un lamento, è una festa! Una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo”. Ma “voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola”. “Dico ‘noi’ – ha chiarito – perché io amo la scuola, l’ho amata da alunno, da studente e da insegnante. E poi da vescovo”.
Parlando a braccio, il Pontefice ha sostenuto che nella scuola “non solo impariamo conoscenze, contenuti, ma anche abitudini e valori”. Allora, “si educa per conoscere tanti contenuti importanti, per avere certe abitudini e anche per assumere i valori e questo è molto importante. Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani, ma armoniosamente”. Cioè “pensare quello che tu senti e quello che tu fai, sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue armoniose e insieme”. Infine, un invito: “Per favore, per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!”. Prima della benedizione conclusiva, il Papa ha invitato a pregare per “genitori, insegnanti, assistenti, persone che lavorano nella scuola, maestri tutti, con un'Ave Maria.