La visita del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano al Papa Francesco “ancora una volta conferma (…) la normalità e l’eccellenza delle relazioni tra Italia e Santa Sede” e il dialogo tra Italia e Santa Sede “ha come fine principale il bene del popolo italiano e come sfondo ideale il suo ruolo storicamente unico in Europa e nel mondo”.
Queste le parole del Vescovo di Roma nel ricevere il rappresentante della più alta carica istituzionale d’Italia. Il Papa ha espresso la sua riconoscenza al Presidente “e a tutti gli italiani per l’affetto caloroso con cui mi hanno accolto dopo la mia elezione: mi hanno fatto sentire di nuovo a casa!”, ed ha espresso l’auspicio che l’Italia “possa essere sempre una casa accogliente per tutti”.
Il Presidente Napolitano, il primo Capo di Stato che visita ufficialmente Papa Francesco, è giunto in Vaticano accompagnato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino e dall’Ambasciatore presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco. Dopo un colloquio privato con il Papa nella Sala del Tronetto, il Papa e il Presidente si sono trasferiti nella Biblioteca dove il Pontefice ha pronunciato un discorso a cui ha fatto seguito il discorso del Presidente della Repubblica.
Il Papa ha ricordato che dopo vicende anche travagliate e dolorose, le relazioni tra l’Italia e la Santa Sede “si sono sviluppate specialmente dopo la Conciliazione e l’inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione italiana, e quindi, in un’ottica nuova, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e l’Accordo di revisione del Concordato. (…) In Italia – ha aggiunto Papa Francesco – la collaborazione tra Stato e Chiesa, sempre rivolta all’interesse del popolo e della società, si realizza nel rapporto quotidiano tra le istanze civili e quelle della comunità cattolica, rappresentata dai Vescovi e dai loro organismi, e in modo del tutto particolare dal Vescovo di Roma. Così, anche questa prima visita del Presidente al Papa (…) può essere espressa efficacemente con l’immagine dei due colli, il Quirinale e il Vaticano, che si guardano con stima e simpatia”.
“In questo anno 2013 – ha proseguito il Pontefice – si ricorda il XVII centenario dell’editto di Milano, (313) da più parti visto come simbolo della prima affermazione del principio della libertà religiosa. Un secolo fa le celebrazioni di questa ricorrenza rappresentarono una tappa nel processo storico che favorì la presa di coscienza e il contributo dei cattolici nella costruzione della società italiana”. Tuttavia, “nel mondo di oggi la libertà religiosa è più spesso affermata che realizzata”.
Successivamente il Papa ha fatto riferimento alla “profonda e persistente” crisi mondiale che segna anche l’Italia e “che accentua i problemi economici e sociali, gravando soprattutto sulla parte più debole della società. Preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l’indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l’insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione”. “In questo contesto, certo non facile, è fondamentale garantire e sviluppare l’impianto complessivo delle istituzioni democratiche, alle quali nei decenni trascorsi hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo i cattolici italiani. In un momento di crisi come l’attuale è dunque urgente che possa crescere, soprattutto tra i giovani, una nuova considerazione dell’impegno politico, e che credenti e non credenti insieme collaborino nella promozione di una società dove le ingiustizie possano essere superate e ogni persona venga accolta e possa contribuire al bene comune (…). La distanza tra la lettera e lo spirito degli ordinamenti e delle istituzioni democratiche è sempre da riconoscere ed occorre l’impegno di tutti i soggetti coinvolti per colmarla ogni volta di nuovo. anche noi, cattolici, abbiamo il dovere di impegnarci sempre di più in un serio cammino di conversione spirituale affinché ci avviciniamo ogni giorno al Vangelo, che ci spinge ad un servizio concreto ed efficace alle persone e alla società”.
“Anche in ambito civile – ha detto infine il Papa – è vero ciò che la fede ci assicura: non bisogna mai perdere le speranze. Quanti esempi in questo senso ci hanno dato i nostri genitori e i nostri nonni, affrontando ai loro tempi dure prove con grande coraggio e spirito di sacrificio! Più volte Benedetto XVI ha ribadito che la crisi attuale dev’essere occasione per un rinnovamento fraterno dei rapporti umani.
Anche il popolo italiano, attingendo con fiducia e creatività dalla sua ricchissima tradizione cristiana e dagli esempi dei suoi santi patroni Francesco d’Assisi e Caterina da Siena (…) può e deve superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace, continuando così a svolgere il suo ruolo peculiare nel contesto europeo e nella famiglia dei popoli. E lavorare per creare una cultura dell’incontro”.