Giovedì 17 aprile in Cattedrale il Cardinale Arcivescovo ha presieduto la seconda celebrazione liturgica del Giovedì Santo con la Messa della Cena del Signore.
In essa si ricorda l'Ultima Cena del Signore con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell'amore (“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi.
Secondo quanto previsto dalla liturgia che prevede il rito della Lavanda dei piedi il Cardinale ha ripetuto quello che Gesù stesso fece dopo l'Ultima Cena lavando i piedi a 12 persone, tra cui appartenenti alla Marina Militare e della Pubblica Assistenza.
Nell’omelia il Cardinale ha sottolineato che “si può vivere senza pane, ma non si può vivere senza amore”.
E in questo orizzonte – ha spiegato – appare Dio che lava i piedi del mondo con l’Eucaristia e il Sacerdozio. Nel Pane eucaristico e nel Sacerdozio ordinato Gesù si dona all’umanità fino alla fine dei tempi.
“La grazia da chiedere – ha detto l’Arcivescovo – è che il Signore ci aiuti a lasciarci lavare i piedi ogni giorno senza tirarci indietro. Che ci insegni ad abbandonarci alla sua tenerezza”.
Dopo la Comunione, la pisside contenente le ostie consacrate, non è stata riposta nel tabernacolo,ma deposta all'Altare della reposizione, il luogo della reposizione del Santissimo Sacramento, dopo la processione eucaristica guidata dai Cavalieri del Santo Sepolcro.
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