L’allerta meteo di colore arancione non ha fermato sabato 27 febbraio i pellegrini dei Vicariati di Rivarolo e Pegli che hanno letteralmente affollato la Cattedrale in occasione del loro giubileo vicariale. Erano infatti oltre 1200 i fedeli delle 17 parrocchie dei due territori che hanno compiuto il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Lorenzo accompagnati dai loro sacerdoti.
Tutti insieme si sono radunati in Piazzetta Giovanni il Vecchio e in silenzio e raccoglimento hanno atteso di varcare la Porta Santa.
Con fede e devozione, ognuno ha attraversato la Porta, che immette nel Battistero e poi in Cattedrale: c’erano tanti giovani, soprattutto appartenenti all’associazionismo, ma anche anziani, bambini, famiglie, gruppi, movimenti, i chierichetti, le Confraternite con i loro abiti caratteristici: in attesa dell’inizio della Celebrazione Eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo e animata dal Coro Vicariale, in molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione grazie alla presenza di diversi sacerdoti nei confessionali di San Lorenzo.
I sacerdoti e i laici in questi mesi si sono preparati a questo appuntamento nelle parrocchie con la preghiera, la catechesi sul Giubileo e momenti di incontro con la possibilità di accostarsi alla Confessione. Nell’omelia il Cardinale Angelo Bagnasco ha ringraziato i presenti per la numerosa partecipazione a questo importante appuntamento nell’Anno Santo della Misericordia che testimonia l’impegno e la partecipazione alla vita e al cammino della Chiesa.
“La Porta Santa – ha detto – che avete attrversato è simbolo visibile di Gesù Cristo, che è la vera Porta del cielo: è attraverso di Lui che entriamo nel cuore di Dio, che è la nostra vera casa, la meta del nostro pellegrinaggio terreno, il desiderio sincero dei nostri cuori”.
Attraversare la Porta insieme ai fratelli nella Chiesa è un gesto “semplice, umile e realistico, ma ci ricorda la verità profonda del nostro vivere, per entrare nella pienezza della luce per sempre”. Soffermandosi poi sull’indulgenza che si ottiene con il pellegrinaggio alla Porta Santa in questo Giubileo, l’Arcivescovo ha ribadito che essa ci arricchisce di forza, energia e luce: “Il perdono dei nostri peccati – ha sottolineato – deriva dal sacramento della confessione che deve essere frequente e regolare; perdonati dal sacramento però restiamo deboli e segnati dalle nostre colpe, con le conseguenze che esse comportano. L’indulgenza che la Chiesa ci offre ci rende più nuovi e più forti perché la grazia di Cristo ci ha avvolto e abbracciato”.
Commentando poi le scritture che la Liturgia offre nella terza domenica di Quaresima, il Cardinale si è soffermato in particolar modo sulla prima lettura tratta dal Libro dell’Esodo in cui Mosè è nel deserto insieme al popolo che lo attende schiavo nell’antico Egitto; egli vede un roveto che brucia e che non si consuma e si avvicina, ma una voce gli ordina di fermarsi e lo invita a togliersi i sandali perché quella che sta calpestando è terra santa. E Mosè si toglie i sandali e resta a piedi nudi.
“A Dio – ha detto l’Arcivescovo – non possiamo avvicinarci con i sandali delle nostre presunzioni, delle nostre supponenze, delle nostre ideologie e dei nostri pregiudizi; e non possiamo avvicinarci a Lui con la fretta, atteggiamento tipico che spesso abbiamo nei Suoi confronti durante le Messe, le preghiere, gli incontri nelle nostre comunità”.
“A piedi nudi – ha proseguito – su certi sentieri, sia che siamo giovani, sia che siamo anziani, si va lenti, non si può correre. E allora è questo che dobbiamo fare: abbiamo sempre bisogno di avvicinarci a Dio a piedi nudi, non baldanzosi, ma umili, mendicanti del suo amore”.
Dio si rivela a Mosè come il Dio di Isacco e di Giacobbe, quindi come il Dio della storia, come il Dio che non è lontano, distante nei cieli e che ci guarda da un indefinito spazio, ma come un Dio vicino, come il Dio dei nostri padri, che condivide la nostra vita e fa strada con noi.
“Scriviamo allora questa nostra storia, in questo tempo che ci è stato donato, con Dio – ha concluso il Cardinale Bagnasco – non abbiamo paura di Lui. Egli è il migliore alleato della nostra vita, che vuole la nostra gioia ma quella vera! Come è bella la nostra fede, ma lasciamoci coinvolgere: e ricordatevi, a piedi scalzi!”.
Tutti insieme si sono radunati in Piazzetta Giovanni il Vecchio e in silenzio e raccoglimento hanno atteso di varcare la Porta Santa.
Con fede e devozione, ognuno ha attraversato la Porta, che immette nel Battistero e poi in Cattedrale: c’erano tanti giovani, soprattutto appartenenti all’associazionismo, ma anche anziani, bambini, famiglie, gruppi, movimenti, i chierichetti, le Confraternite con i loro abiti caratteristici: in attesa dell’inizio della Celebrazione Eucaristica presieduta dal Cardinale Arcivescovo e animata dal Coro Vicariale, in molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione grazie alla presenza di diversi sacerdoti nei confessionali di San Lorenzo.
I sacerdoti e i laici in questi mesi si sono preparati a questo appuntamento nelle parrocchie con la preghiera, la catechesi sul Giubileo e momenti di incontro con la possibilità di accostarsi alla Confessione. Nell’omelia il Cardinale Angelo Bagnasco ha ringraziato i presenti per la numerosa partecipazione a questo importante appuntamento nell’Anno Santo della Misericordia che testimonia l’impegno e la partecipazione alla vita e al cammino della Chiesa.
“La Porta Santa – ha detto – che avete attrversato è simbolo visibile di Gesù Cristo, che è la vera Porta del cielo: è attraverso di Lui che entriamo nel cuore di Dio, che è la nostra vera casa, la meta del nostro pellegrinaggio terreno, il desiderio sincero dei nostri cuori”.
Attraversare la Porta insieme ai fratelli nella Chiesa è un gesto “semplice, umile e realistico, ma ci ricorda la verità profonda del nostro vivere, per entrare nella pienezza della luce per sempre”. Soffermandosi poi sull’indulgenza che si ottiene con il pellegrinaggio alla Porta Santa in questo Giubileo, l’Arcivescovo ha ribadito che essa ci arricchisce di forza, energia e luce: “Il perdono dei nostri peccati – ha sottolineato – deriva dal sacramento della confessione che deve essere frequente e regolare; perdonati dal sacramento però restiamo deboli e segnati dalle nostre colpe, con le conseguenze che esse comportano. L’indulgenza che la Chiesa ci offre ci rende più nuovi e più forti perché la grazia di Cristo ci ha avvolto e abbracciato”.
Commentando poi le scritture che la Liturgia offre nella terza domenica di Quaresima, il Cardinale si è soffermato in particolar modo sulla prima lettura tratta dal Libro dell’Esodo in cui Mosè è nel deserto insieme al popolo che lo attende schiavo nell’antico Egitto; egli vede un roveto che brucia e che non si consuma e si avvicina, ma una voce gli ordina di fermarsi e lo invita a togliersi i sandali perché quella che sta calpestando è terra santa. E Mosè si toglie i sandali e resta a piedi nudi.
“A Dio – ha detto l’Arcivescovo – non possiamo avvicinarci con i sandali delle nostre presunzioni, delle nostre supponenze, delle nostre ideologie e dei nostri pregiudizi; e non possiamo avvicinarci a Lui con la fretta, atteggiamento tipico che spesso abbiamo nei Suoi confronti durante le Messe, le preghiere, gli incontri nelle nostre comunità”.
“A piedi nudi – ha proseguito – su certi sentieri, sia che siamo giovani, sia che siamo anziani, si va lenti, non si può correre. E allora è questo che dobbiamo fare: abbiamo sempre bisogno di avvicinarci a Dio a piedi nudi, non baldanzosi, ma umili, mendicanti del suo amore”.
Dio si rivela a Mosè come il Dio di Isacco e di Giacobbe, quindi come il Dio della storia, come il Dio che non è lontano, distante nei cieli e che ci guarda da un indefinito spazio, ma come un Dio vicino, come il Dio dei nostri padri, che condivide la nostra vita e fa strada con noi.
“Scriviamo allora questa nostra storia, in questo tempo che ci è stato donato, con Dio – ha concluso il Cardinale Bagnasco – non abbiamo paura di Lui. Egli è il migliore alleato della nostra vita, che vuole la nostra gioia ma quella vera! Come è bella la nostra fede, ma lasciamoci coinvolgere: e ricordatevi, a piedi scalzi!”.
Michela De Leo
GUARDA LA GALLERY FOTOGRAFICA