Non è nato per essere capo: a lui basta ubbidire e lavorare sodo, sia da laico come poi da sacerdote. Giovanni Battista de’ Rossi è uno dei pochi sopravvissuti di una famiglia segnata da troppi lutti: il papà muore prematuramente, e la maggior parte dei fratellini se ne va prima di raggiungere l’adolescenza. È nato nel 1698 a Voltaggio, nell’alessandrino, ma frequenta il genovese per le scuole che una famiglia benestante gli fa frequentare, perché chi lo avvicina resta incantato dalla sua intelligenza ma soprattutto dalla sua pietà e dalla dolcezza del suo carattere. Alla morte di papà alcuni sacerdoti, parenti o amici di famiglia, lo accolgono per carità e gli fanno proseguire gli studi e, di trasferimento in trasferimento, togliendo così alla famiglia il peso di una bocca in più da sfamare. arriva fino a Roma.
Dove, com’è naturale, si prepara al sacerdozio, assecondando una vocazione che nutre fin da bambino, aiutato anche da un’intelligenza non comune che gli permette di completare in anticipo gli studi per cui è necessario ottenere dal papa la dispensa per l’ordinazione sacerdotale. Non aspetta però il sacerdozio per buttarsi nell’apostolato: gli oratori romani e i gruppi studenteschi lo vedono protagonista attivo: mai con ruolo dirigenziale, solo e sempre come semplice gregario. E sono proprio i giovani a fargli corona alla prima messa, che celebra all’altare di San Luigi, nella chiesa di Sant’Ignazio, a marzo del 1721. Ormai la sua strada è tracciata: precedenza assoluta ai giovani, alla catechesi, alle fasce più deboli della Roma del suo tempo, ai malati che visita a domicilio per portare conforto cristiano e sostegno materiale.
Un occhio di riguardo lo vuole avere anche per i confratelli sacerdoti, per i quali fonda la Pia Unione dei Sacerdoti Secolari: sostegno, arricchimento spirituale, aggiornamento culturale per un clero che a metà Settecento non brillava per cultura e preparazione teologica.
Il resto della sua vita lo trascorre in confessionale: chiede ed ottiene la facoltà di confessare solo a 40 anni, ma da quel momento sarà questo il suo apostolato specifico, che porta i romani ad assediarlo nel confessionale per lunghissime ore ogni giorno ed a renderlo ricercatissimo per la direzione spirituale. C’è chi si domanda come faccia a reggere ad un così intenso ritmo di lavoro apostolico per le strade del quartiere del Campidoglio, sui pulpiti, nei confessionali, nei tuguri della povera gente, al letto degli ammalati. Tanto più che lui stesso non è la salute fatta persona, soggetto com’è a frequenti crisi epilettiche e tormentato da una fastidiosa malattia agli occhi: la sua vita vorticosa e la sua inarrestabile carità rappresentano il trionfo della volontà sulla fragilità fisica, dell’impegno apostolico sui limiti imposti dalla malattia.
Nato da famiglia umile e povera, tale sceglie di restare fino alla morte, che sopraggiunge il 23 maggio 1764, ad appena 66 anni.
Beatificato da Pio IX nel 1860, sarà proclamato santo da Leone XIII nel 1881.