PERCORSO MARIANO:
GENOVA CITTA’ DI MARIA
Genova, città di Maria Santissima. E’ la scritta che compare sulla base della statua della Madonna posta sul Molo Giano, passaggio obbligato dal mare per entrare in città. Fu posta dal Cardinale Carlo Dalmazio Minoretti nel 1937, per celebrare dopo tre secoli la proclamazione di Maria Vergine Regina di Genova.
La devozione per la Madonna ha radici antiche, ma il primo atto ufficiale per la proclamazione di Maria Regina fu svolto dal doge Ottaviano Fregoso, eletto nel 1513, il quale ordinò di sostituire sulle facciate dei palazzi genovesi le insegne dei domini stranieri per porre l’immagine della Madonna.
Padre Zaccaria da Saluzzo, nella pubblica interpellanza ai Serenissimi Collegi della Repubblica Genovese, nel 1636 scriveva: “Sotto il reggimento della Regina del Cielo e della Terra… non potrà giammai più tenersi alcun sinistro, né offese, né minacce di principe terreno…”. Si giunse così al 25 marzo 1637, giorno della festa dell’Annunciazione: il Cardinale Gio. Domenico Spinola proclamò solennemente Maria Regina di Genova e decise che il motto Et rege eos, tratto dal libro dei Salmi (29,9), venga inciso su ogni porta di ingresso alla città, sui gonfaloni della Repubblica e sui nuovi scudi d’oro coniati per l’occasione. Alcuni anni dopo, la Repubblica di Genova affida a Domenico Fiasella il progetto per una statua da porre sull’altare maggiore della Cattedrale, in sostituzione di quella lignea, oggi conservata nella chiesa di San Michele di Fiorino, opera di Giovanni Battista Bissoni. Nel 1652 la statua fu fusa in bronzo da Gio. Bartolomeo Bianco e collocata sul primo altare della città, che per l’occasione si trasforma in trono. Maria seduta con il bambino in braccio, regge in mano lo scettro mentre gli angeli la incoronano; sul manto, in basso, compare la città vista dall’alto. Gesù le porge il cartiglio con la scritta Et rege eos e le affida i cittadini che divengono suoi liberi servitori, avendo accettato per amore tale sudditanza. Gesù a sua volta, offre a ognuno la propria Madre come strumento privilegiato per raggiungere la salvezza e quindi la vita eterna. La benevolenza di Maria sarà cercata altre volte nel corso della storia moderna: nel 1937, con il cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, nel citato evento, nel 1952 con il Cardinale Giuseppe Siri per celebrare il terzo centenario della positura della Statua sull’altare, fino ad arrivare al 1990 quando il Santo Padre Giovanni Paolo II con il cardinale Giovanni Canestri affidarono nuovamente Genova alla tutela di Maria.
Percorso
La prima chiesa cittadina intitolata alla Vergine Maria è la Basilica di Santa Maria delle Vigne, posta nel cuore del centro storico. Costruita nel VI secolo in una zona coltivata a vigneti, fu trasformata in edificio romanico nel XII secolo e organizzata in Collegiata con Capitolo dei Canonici, che risiedevano nel chiostro attiguo, testimonianza, insieme al campanile, dell’edificio medievale. Nel XVI secolo la chiesa fu adattata alle nuove esigenze liturgiche: il tempio romanico fu demolito e in parte ampliato con la grandiosa basilica a tre navate, arricchita da altari laterali e grandioso presbiterio, nel quale fu posto l’altare marmoreo eseguito da Giacomo Antonio Ponsonelli, su disegno di Pierre Puget (1730). L’altare dell’abside della navata destra conserva la statua marmorea della Madonna delle Vigne, opera di Tomaso e Giovanni Orsolino, venerata fin dal 1616. La cappella divenne un vero santuario della città, luogo dove fu posta anche l’immagine trecentesca della Madonna con il Bambino di Taddeo di Bartolo, ritrovata nel 1603 a ricordo dell’antico culto dedicato a Maria.
Sull’altare della Cattedrale di San Lorenzo è posta la statua della Madonna Regina, ma la prima chiesa della Diocesi conserva altre importanti testimonianze per la venerazione alla Vergine. Nella cappella di testata della navata sinistra, la famiglia Lercaro, che possedeva il giuspatronato, affidò a Luca Cambiaso e Giovanni Battista Castello, il Bergamasco, la decorazione delle pareti e delle volte (1564-1567): partendo da scene tratte dalla vita terrena di Maria (Nascita di Gesù, Adorazione dei Magi di Luca Cambiaso), sulle grandi pareti superiori Luca Cambiaso affrescò Il Matrimonio della Vergine e La presentazione al Tempio, mentre nel catino absidale e sulla volta sono raffigurate L’assunzione di Maria e La gloria in cielo, affreschi del Bergamasco. Nella cappella opposta, al culmine della navata destra si trova l’icona della Vergine della Salute, dipinta al termine del XIV secolo da un ignoto pittore e portata in Cattedrale, dal vicino monastero di San Defendente, a seguito della crescente importanza devozionale che l’immagine aveva acquistato. Raffigura la Madonna Odigitria (Colei che segna la strada per Cristo), una delle più antiche e venerate immagini della Madonna con Gesù Bambino in braccio.
A ridosso del Molo, nel cuore della città protomedievale, sulla pendice della collina di Castello, si trova la Chiesa di Santa Maria di Castello, costruita da Ariperto nel 658, sulle rovine, secondo la tradizione, di un tempio longobardo. Nel XII secolo la chiesa fu trasformata a opera delle maestranze antelamiche, in edificio a tre navate con copertura a capriate, transetto, torre campanaria. Nel 1442, papa Eugenio IV affida la chiesa ai Domenicani riformati, che ampliano il complesso e lo trasformano in un importante polo culturale: testimonianza di questo florido periodo fu la costruzione del primo chiostro (1453 -1462) con la decorazione sculturea dei sovraporta e la decorazione pittorica con gli affreschi della volta del loggiato e delle pareti, dove rimane la testimonianza dell’Annunciazione di Giusto di Ravensburg (1451).
Nella zona della porta di Santa Fede, sorgono due importanti chiese intitolate alla Vergine: l’Annunziata del Vastato e Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese, ambedue affidate in epoca medievale a ordini religiosi. L’Annunziata, dedicata anticamente a San Francesco, officiata dai Francescani Osservanti, conserva il più importante ciclo pittorico dedicato Maria Vergine e Madre di Dio. Gli affreschi delle volte e della cupola, affidati ai più importanti artisti genovesi del XVII secolo (Giovani e Giovanni Battista Castello, Giulio Benso, Gioacchino Assereto) esaltano la storia della Vergine dal momento del suo concepimento, alla sua assunzione in cielo.
La Chiesa del Carmine, che ingloba l’antica chiesa di Sant’Agnese (1192), fu affidata ai Carmelitani che provvidero alla sua decorazione e mantenimento fino al 1797. Nell’abside piana della chiesa sono stati rinvenuti importanti affreschi attribuiti a Manfredino da Pistoia, allievo di Cimabue, che raffigura in grandi proporzioni, l’Annunciazione tra Elia profeta, fondatore dell’Ordine, e altri Santi protettori dell’Ordine dei Carmelitani. Il ruolo della Vergine nella storia della città è anche ricordato nella pala di Domenico Piola La Vergine con San Simone Stock dipinto come ex voto per la peste del 1656.
Sul colle di Carignano si erge la Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano commissionata dalla famiglia Sauli a Gian Galeazzo Alessi, impegnato a Genova in altri importanti cantieri (presbiterio e cupola della Cattedrale, Porta Siberia, palazzi di via Garibaldi). L’edificio a pianta centrale è dedicato alla Vergine Assunta come annuncia la grandiosa statua posta sul portale, opera di Francesco Giovanni Baratta, progettata per essere posta sul grandioso altare che Pierre Puget aveva disegnato collocato al centro della basilica sotto la grande cupola, recuperando il progetto di San Pietro a Roma. Oltre alle quattro grandi statue poste nelle nicchie dei pilastri, la Basilica conserva tele di Domenico Piola, Luca Cambiaso, Guercino e Procaccini.
La prima chiesa al mondo dedicata all’Immacolata Concezione dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata da parte di papa Pio IX (1854) fu la grande basilica di Via Assarotti, costruita a partire dal 1856 su progetto di Domenico Cervetto e in seguito di Maurizio Dufour. Le forme neo rinascimentali della Basilica esaltano la grandiosa decorazione esterna e interna, tesa a glorificare la Vergine: la facciata presenta due grandi alto rilievi con l’Annunciazione e la Visitazione, opera di Antonio Burlando, mentre l’interno a pianta centrale custodisce sull’altare maggiore la grande statua marmorea dell’Immacolata, scolpita da Santo Varni e donata dal Principe Odone di Savoia. Sull’altare di testata sinistra, è posta la grande pala di Nicolò Barabino con la Madonna del Rosario, circondata dai Misteri del Rosario, inseriti in una grande cornice lignea intagliata e dorata, commissionata dalla Marchesa Luisa Durazzo.