La chiesa genovese come ogni anno è salita al Monte Figogna per celebrare la festa della Madonna della Guardia, per portarle in preghiera preoccupazioni e delusioni, ma anche gioie e speranze. Un pellegrinaggio alla Vergine che dall’alto guarda e custodisce la città, a un santuario che è nel cuore dei genovesi.
L’Arcivescovo ha guidato i fedeli della sua diocesi e ha portato la sua riflessione durante le omelie delle Messe celebrate nella serata di giovedì, la vigilia, e di venerdì mattina, giorno della solennità della Guardia. Nel suo cuore soprattutto la situazione internazionale e il dramma dei cristiani perseguitati; ancora, la crisi economica e l’emergenza lavoro.
La ‘fiera delle vanità’
Nell’omelia di giovedì sera il Cardinale Bagnasco si è soffermato sulla ‘fiera delle vanità’ che domina nella società di oggi: “Si fanno carte false pur di essere visti e sentirsi importanti. A seguito di questa malattia, nuotiamo in un mare di apparenze e miti, viviamo in una specie di bolla virtuale piena di fantasmi, cioè di nulla. E quanto più o burattinai se ne accorgono, tanto più la gonfiano – questa bolla – perché continui a incantare. Ma l’uomo non può vivere sempre nel vuoto. Se tutto equivale – qualunque scelta e azione – allora annaspiamo nel nulla: laddove tutto è possibile, nulla esiste. Sorge inevitabile la domanda: ma c’è qualcosa che mi merita? Che merita che gli consacri me stesso? … Guardiamo alla Santa Vergine, e il suo sguardo dice che esiste una strada per dare spessore alla vita. E’ la strada che la gente umile conosce e percorre… E’ la via dei semplici, del popolo che ha costruito con sacrificio questo santuario e lo ha consegnato a noi”.
La preghiera per i cristiani perseguitati
Quindi il pensiero dell’Arcivescovo è andato a coloro che hanno bisogno della preghiera di tutti, in primo luogo i cristiani perseguitati con ferocia in Iraq e Nigeria e in tante parti della terra; così il Cardinale Bagnasco si è espresso nell’omelia di venerdì mattina: “Dobbiamo ad una voce gridare che sono crimini contro l’umanità. Dobbiamo gridare che se dalla comunità internazionale non si leva univoca, chiara, forte e insistente, la condanna e la presa di distanza dalla inaccettabile vergogna, è un atto di viltà imperdonabile. Non possiamo tacere di fronte al progetto in atto di cancellare la presenza cristiana dalla Terra Santa come da altri luoghi. Sarebbe abbandonare non solo tanti fratelli che soffrono per la fede, ma anche abbandonare l’umanità alla barbarie.
‘Mille volti del bene e della bellezza’
Di fronte a una situazione così sconcertante, viene da chiedersi se il mondo stia impazzendo e quale può essere il futuro. L’Arcivescovo, sempre nell’omelia del venerdì mattina, ha fatto riferimento alle recenti visite pastorali che ha compiuto in diocesi, ai ‘mille volti del bene e della bellezza’: “Ho visto la vita buona che brulica: ho visto la bontà dei volti e dei gesti, la sincerità umile della fede, la dedizione fino all’eroismo nelle famiglie, la dignità del poco che si ha e che si partecipa, l’affetto per la propria chiesa, il desiderio di avere un sacerdote…”
Emergenza lavoro
L’Arcivescovo anche in occasione della festività della Guardia è tornato su un tema che gli sta profondamente a cuore: il lavoro che manca per i giovani e che spesso viene perso in età adulta: “Vedo una lunga fila che cammina ogni giorno e bussa a tante porte: è una fila che cresce ogni giorno, che sembra più appesantita da un comune fardello. Chi è mai? Sono coloro che perdono il lavoro, coloro che lo cercano, coloro che il lavoro non h’anno mai trovato: giovani e adulti accomunati dalla stessa angoscia. La crisi si sta prolungando anche se – così si sente dire – qualche segnale di ripresa sembra esserci… La Chiesa non si nasconde e, senza pubblicità sulle prime pagine, si muove per contribuire al bene della Città, innanzitutto della gente più indifesa… Se la Chiesa mantiene doverosi contatti con tutti, nessuno dimentichi che essa ha un legame con il popolo che nulla e nessuno potrà mai sciogliere, perché stare con la gente è la sua missione. Per questo le dà voce”.
Infine, l’Arcivescovo ha voluto affidare alla Vergine il cuore del lavoro e dell’imprenditoria a Genova: il porto. “Esso ha bisogno di acqua, di terra e di sbocchi” – ha detto – Resistere e insistere! Il coraggio non manca e le vie si trovano!”