Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a Te” (2Cro 20, 12)
Si è svolta mercoledì 17 gennaio alla sala Quadrivium l’annuale giornata del dialogo Ebraico-Cristiano. Dopo un’introduzione del Vicario episcopale Don Gianfranco Calabrese sono intervenuti, moderati da Pierangela Calzia, il Rabbino Capo di Genova Giuseppe Momigliano e il vicepresidente dell’Associazione italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam Pietro Mariani Cerati.
Il tema della giornata è stato tratto dal capitolo 37 del Libro di Ezechiele, ma dopo il riacutizzarsi della situazione a Gaza la Conferenza Episcopale Italiana ha chiesto di poterlo declinare secondo: “La speranza contro ogni antisemitismo”.
Proprio il tema della speranza è stato centrale durante i due interventi. Da una parte il Rabbino, riprendendo il testo biblico di riferimento, ha sottolineato che è quando si trova davanti al proprio limite che l’uomo diventa capace di affidarsi pienamente a Dio. In questo momento la guerra si pone come un limite che sembra invalicabile. Ma, nel riconoscimento del proprio peccato e nella disponibilità al pentimento sgorga la speranza.
La speranza, quindi, nasce dal pentimento e porta all’avvicinamento a Dio e di conseguenza ai fratelli. Questa speranza è tangibile, sperimentabile, nel villaggio di Neve Shalom. A testimoniarlo è Pietro Mariani Cerati. Il fondatore di Neve Shalom è stato un frate domenicano Bruno Hussar. La sua idea è stata quella di creare un luogo, nella terra di Israele, dove si potesse testimoniare fattivamente la possibilità della convivenza comune e pacifica. Oggi ad attestarlo ci sono 80 famiglie, 200 persone, ebrei, palestinesi e cristiani che vivono in pace. La speranza non è un sogno, è possibile, con l’aiuto di Dio.
don Gabriele Bernagozzi
Delegato Diocesi di Genova per l’Ecumenismo e Dialogo Interreligioso
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