Dal 28 luglio al 3 agosto, presso il Monastero di Camaldoli, si è tenuta la 60esima sessione di formazione ecumenica promossa dal Segretariato Attività Ecumeniche (SAE). Il SAE è una associazione interconfessionale di laici e laiche che tratta e approfondisce i temi dell’ecumenismo e del dialogo a partire dal rapporto ebraico-cristiano. Quest’anno il tema è stato: “Una Terra da abitare e custodire”. Tanti i relatori di levatura che hanno aiutato i partecipanti a esaminare con profondità, in chiave interconfessionale, il complesso tema della custodia del creato proposto alla riflessione di tutti con forza già nel 2015 da Papa Francesco con l’enciclica Laudato Si’ e ultimamente con l’esortazione apostolica Laudate Deum. Oltre ad alcuni appartenenti al SAE della sezione di Genova erano presenti alla sessione il delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, don Gabriele Bernagozzi.
Di seguito alcune considerazioni:
Tra tutte le suggestioni che, nelle relazioni e i laboratori, sono state proposte mi porto a casa un’intuizione che ho ritrovato: quella che considera l’uomo come “sacerdote del creato”. Con queste parole si indica l’essere umano come colui che ha ricevuto dal Creatore il compito di riportare a Dio il creato, in particolare nella celebrazione liturgica. Così nell’offerta dell’uomo al Padre in Cristo, nella potenza dello Spirito, tutto si realizza. Mi sembra che in questo modo non ci si limiti a indicare quale sia il posto dell’uomo o il fatto che vi è un’interdipendenza tra tutto ciò che compone il creato – e quindi anche l’uomo –, ma si individui anche il compito dell’essere umano che per le mani del sacerdote che presiede, durante la celebrazione dell’Eucaristia offre la sua vita e tutto il ciò che è stato creato a Dio. Tale prospettiva è importante perché sana la radice del problema ecologico e cioè la crisi spirituale ed esistenziale che ha investito l’essere umano.