Il Convitto Ecclesiastico, la ‘casa’ dei sacerdoti anziani e malati, sarà intitolato al cardinale Giuseppe Siri: una novità che l’Arcivescovo ha annunciato al termine della celebrazione eucaristica per il venticinquesimo anniversario della morte dell’Arcivescovo Eemerito di Genova che guidò la diocesi come pastore per quarant’anni. Prima della Santa Messa in Cattedrale, Mons. Grone, segretario del prelato per tanti anni, ne ha tracciato un profilo umano e spirituale, condito da tanti aneddoti personali. Tre sono gli elementi che egli ha voluto evidenziare nella vita del Cardinale Siri: il ‘primato’ di Dio; la visione soprannaturale della Chiesa; la dimensione umana. La sua era un’innata propensione ad una vita autenticamente religiosa, rafforzata dallo studio della teologia cui si era dedicato con tanto amore e passione; il senso di trascendenza di Dio che lo caratterizzava gli imponeva di esigere soprattutto da se stesso un atteggiamento di coerenza che confluiva anche nella solennità del gesto specie nelle celebrazioni liturgiche. Scrupoloso nell’osservare le norme stabilite dal cerimoniale, era contemporaneamente al di sopra di qualsiasi ‘cerimonialismo’. A tutti, soprattutto ai sacerdoti, chiedeva la massima cura per il sacramento dell’Eucarestia. Mons. Grone ha sottolineato come la capacità che il Cardinale Siri aveva di intuire facilmente soluzioni di diverso genere: “Qualcuno potrebbe osservare: frutto di un’intelligenza non comune. Anche questo. Tuttavia a me pare che fosse soprattutto il senso di Dio e la luce che da Lui promana a consentirgli di “cogliere il nocciolo” delle varie questioni” – ha detto Mons. Grone aggiungendo come spesso le sue prese di posizione che non lasciavano nessun dubbio portassero spesso ad essere giudicato eccessivamente sicuro di sé, inflessibile e arroccato nelle sue posizioni.
Al senso del primato di Dio si univa nel Cardinale Siri una visione soprannaturale della Chiesa, servita con grande fedeltà, nella consapevolezza che solo uniti ad essa è possibile raggiungere la salvezza; in tempi segnati dalla confusione, infatti, soprattutto a causa di un’errata interpretazione del Concilio Vaticano II, il Cardinale Siri non si lasciò cogliere di sorpresa e non gli mancò né la chiarezza propria della fede né la forza attinta abbondantemente da Dio nella preghiera, per difendere la verità di fede. Per la sua coerenza e fermezza soffrì non poco, ma questo non gli impedì di compiere il suo dovere. La storia dei concistori insegna come il Cardinale Sirio fu più volte vicino al soglio pontificio, ma non venne mai eletto; ma non restò ai margini della vita della Chiesa, collabora e servì cinque Papi con dedizione. Mons. Grone non ha tralasciato di raccontare alcuni episodi del suo rapporto con il Cardinale Siri, in particolare quando gli chiese di diventare il suo segretario, lo fece con una lettera che conserva ancora gelosamente in cui volle offrigli alcuni consigli per portare avanti la missione che gli aveva affidato: “Con la preghiera avrai in mano la Onnipotenza di Dio, con la pazienza spunterai tutte le armi avverse, con la umiltà risolverai ogni problema, con la carità porterai alle anime l’amore di Dio”. Nel Cardinale Siri all’amore per la Chiesa si univa poi un profondo amore per Genova e i suoi abitanti. Mong. Grone ha ricordato in particolare i tanti incontri con rappresentanti delle istituzioni perché fosse assicurato il pane ad ogni famiglia, così come la sua presenza negli ambienti di lavoro per ascoltare la voce sia dei dirigenti che degli operai per ascoltare i problemi, consigliare, infondere fiducia. Fu lui, ad esempio, a volere che in tutte le fabbriche fossero presenti con assiduità i cappellani del lavoro.
Particolarmente suggestiva la testimonianza sul Cardinale Siri uomo. E’ la naturale timidezza l’elemento che Mons. Grone ha voluto sottolineare nel carattere dell’Arcivescovo Emerito di Genova, che lo portava ad assumere atteggiamenti di assoluto riservo non raramente giudicati in modo negativo, quasi si trattasse di una persona scostante, chiusa in un mondo fatto di sicurezza e di senso di superiorità. Ma Mons. Grone ha affermato con forza quanto invece il Cardinale Siri fosse una persona semplice. Nei suoi giudizi e nell’interpretazione dei fatti non conosceva malizia, tanto da apparire talvolta persino ingenuo, anche se non era ingenuità quello che lo portava a credere nelle persone anche quando sembravano evidenti le mancanze che venivano loro attribuite. Inoltre, ha testimoniato Mons. Grone, il Cardinale Siri era un inguaribile ottimista; se nell’esporre la verità non ammetteva il minimo compromesso è altrettanto vero che, nei casi concreti, si comportava con larghezza e comprensione; era sempre pronto a scusare chi cadeva nell’errore, con atteggiamento paterno.
Certamente anche nella sua vita personale e di pastore non tutto fu sempre facile; il Cardinale ebbe a soffrire e non poco per diverse ragioni. Dal punto di vista fisico conobbe inevitabili sofferenze proprie della natura umana. Non fu facile per lui lasciare il governo della diocesi, disse a questo proposito: “Con quale animo lascio, lo potete immaginare. Sono nella condizione di un padre costretto ad abbandonare casa e figli”; ma visse tutto questo comunque con grande signorilità e dignità. Fino alla grazia che Mons. Grone ebbe di vivere accanto al Cardinale Siri negli ultimi anni della sua vita: “Non posso dimenticare di avere assistito, quasi trattenendo il respiro, alle ultime Sante Messe celebrate dal cardinale che si conclusero proprio nel giorno di Pasqua. Pura casualità o disposizione divina, quasi a permetterci di leggere nel fatto una singolare partecipazione al mistero pasquale?
Laura Ferrero