Nella sesta domenica del Tempo Ordinario, domenica 16 febbraio, la Chiesa genovese ha festeggiato un nuovo diacono nella celebrazione eucaristica presieduta nella Cappella del Seminario Arcivescovile dal Cardinale Arcivescovo e concelebrata da Mons. Nicolò Anselmi, Vescovo Ausiliare, Mons. Marino Poggi, Pro-Vicario Generale, Mons. Michele Cavallero, Rettore del Seminario e diversi altri sacerdoti.
Il Cardinale Bagnasco, nell’omelia, ha sottolineato che Il Diaconato è per il servizio. “Il servizio diaconale non è funzionale – ha detto l’Arcivescovo rivolto al neo Diacono – ma è sacramentale, nasce cioè non dai bisogni che incontrerai né da una delega, ma da ciò che oggi lo Spirito Santo farà in te: ti configura a Cristo che lava i piedi per salvare l’uomo e riportarlo a Dio”.
“Il sacramento – ha proseguito – ti configura a Cristo che ama, si offre, si dona, si immola. Comprendi che servire non è servirsi di chi ha bisogno per affermare noi stessi, la nostra bravura; servire – parola santa, ma abusata e violata -è esodo da noi, è amare, e l’amore è sempre morire a noi stessi, è sacrificio, cioè un’azione sacra e bella affinché Lui nasca nei cuori”.
Intensa e toccante la liturgia dell’ordinazione, in particolare il momento della prostrazione sul pavimento dell’ordinando mentre l’assemblea pregava intonando le litanie. Don Mauro ha poi vestito la stola e la dalmatica e ha ricevuto il libro dei Vangeli dall’Arcivescovo con le parole ‘credi sempre in ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni’.
Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha ricordato di continuare a pregare per il dono delle Vocazioni, in particolar modo nella serata di venerdì 28 febbraio, quando in tutte le parrocchie della Diocesi si svolgerà dalle ore 19 alle ore 22 la Adorazione Eucaristica.
Ha ricordato poi con commozione la sua ordinazione diaconale avvenuta l’8 dicembre 1965 proprio in Seminario: “un momento di grande grazia – ha detto il Cardinale – e di grande desiderio di apertura e di attesa di andare nel mondo con l’entusiasmo e anche l’inesperienza degli anni giovanili”. “A distanza di anni – ha proseguito – sicuramente quel desiderio non è venuto meno, si è radicato nelle nostre anime e non ha perso smalto. Vorrei quindi che questa testimonianza di vita riempisse di entusiasmo i seminaristi di oggi, che si preparano, grazie all’aiuto dei loro formatori, a diventare sacerdoti”.
Il testo integrale dell’omelia
Il video della celebrazioe