Dopo l’interruzione dovuta al Covid riprendiamo con gioia il tradizionale pellegrinaggio del mondo del lavoro al Santuario della Madonna della Guardia. La devozione alla Madonna della Guardia è profondamente radicata nella vita del nostro popolo.
Ognuno di noi, nei momenti difficili, è salito al Santuario per chiedere l’intervento della Madonna, per ringraziarLa per la protezione ottenuta.
La devozione alla Madonna della Guardia, appresa da chi ci ha preceduto, va vissuta, partecipata e trasmessa a chi viene dopo di noi.
Il pellegrinaggio, organizzato dalle Società Operaie Cattoliche aderenti e supportate dalla FOCL (Federazione Operaia Cattolica Ligure) fa memoria degli innumerevoli pellegrinaggi compiuti, nella seconda metà del 1800, da coloro che salivano la vetta del monte Figogna per lavorare gratuitamente alla costruzione del Santuario.
La fede di queste persone rimane testimoniata materialmente nei muri e nelle volte del Santuario e continua a interpellarci e a rendere gloria a Dio.
Questo pellegrinaggio è sempre stato ed è tutt’ora quasi un crocevia dei problemi, delle aspirazioni e delle speranze del mondo del lavoro. La vicinanza della Chiesa genovese, intessuta di quotidianità e condivisione, trova alta espressione nella fiduciosa invocazione della Madonna. Cosa poniamo oggi nelle mani della Madonna? Cosa Le chiediamo?
Ci avvolge un clima di speranza per l’attenuarsi delle restrizioni alle quali la pandemia ci ha costretti, intravediamo ampi spazi per il graduale ritorno ai ritmi della vita normale.
C’è un arduo e impegnativo cammino da percorrere per sanare le ferite lasciate dal Covid: ci sono grandi risorse da utilizzare, riforme finalmente da intraprendere, tempi da rispettare. Da più parti si è parlato di una ripresa e di una ricostruzione simile a quella del dopoguerra dal 1945 al 1960.
L’anima della ripresa e della ricostruzione risiede nei valori spirituali e morali: spirito di servizio, spirito di sacrificio, senso del dovere, concretezza e realismo.
Ovviamente la vita di Genova è inserita in questo ampio contesto con “le grandi opere”, termine con il quale viene indicata una serie di realizzazioni del valore di quasi due miliardi di euro, che interessano la nostra Città in mancanza delle quali essa soffoca.
Tutto ciò richiede un impegno e uno sforzo colossale.
La costruzione del ponte “Genova San Giorgio” rappresenta un affidabile esempio al quale ispirarsi. Una parte considerevole delle “grandi opere” riguarda la Valpolcevera, interessata dal progetto di riqualificazione della Vallata. Abbiamo fiducia che il Comune e la Regione riconoscano la indispensabilità di insediamenti industriali ecocompatibili.
La qualità della vita è indissociabile dall’offerta di lavoro.
La vita della nostra Città è inoltre appesantita da criticità immediate come la sorte della Business Unit Automazione di Leonardo e la sorte dello Stabilimento ex ILVA di Cornigliano.
Criticità che pesano sul cuore di tanti lavoratori ai quali la Chiesa genovese è particolarmente vicina. Genova non può perdere posti di lavoro, specialmente in questo difficile momento.
Mons. Luigi Molinari
Direttore ARMO