Si avvicina il grande evento del convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015. La Chiesa si riunisce per un momento di verifica e per riflettere insieme sul tema ‘In Gesù Cristo il nuovo umanesimo’: chi è l’uomo oggi, con i suoi bisogni e le sue ferite? In che modo è possibile ripensare l’umano perché realizzi pienamente le sue potenzialità?
La traccia indica che “le ragioni della speranza dell’uomo” devono essere rifondate non attorno a idee, astrazioni o, peggio, ideologie ma innanzitutto dal “cercare l’autenticamente umano in Cristo Gesù” in quanto “il suo concreto vissuto umano rivela Dio in una suprema tensione verso l’uomo” il quale rappresenta, con un’espressione forte, “la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo”. E proprio nella vita del Nazareno si scorgono “le due direttrici principali del nuovo umanesimo: la cura e la preghiera”. La riflessione a Firenze sarà condotta attraverso lavori di gruppi intorno ai cinque verbi indicati come filo conduttore: uscire; annunciare; abitare; educare; trasfigurare.
Lo sforzo sarà quello, di fronte a tematiche e indicazioni di evangelizzazione così ampia, di restringere il campo per cercare insieme delle proposte che siano chiare e concrete; indicazioni che portino i delegati, una volta tornati da Firenze, ad avere delle proposte concrete da indicare ai diversi settori della pastorale diocesana.
Sabato 10 ottobre si è svolto un incontro tra i delegati liguri al convegno di Firenze, guidato da Mons. Luigi Ernesto Palletti, responsabile del comitato preparatorio per la Liguria, di cui fanno parte anche don Stefano Olivastri, Domenico Cirigliano e Laura Natale. Un’occasione per conoscersi, per verificare quanto è stato fatto nelle singole diocesi come cammino di preparazione e per iniziare a riflettere sui singoli verbi indicati come punto di partenza per la riflessione.
Ai singoli delegati è stato, infatti, richiesto di scegliere uno dei cinque verbi per formare i gruppi che lavoreranno insieme a Firenze: si tratta di piccoli gruppi, indicativamente composti da una decina di persone, in modo da poter lavorare con facilità. Così anche nell’incontro genovese (presso l’Apostolato Liturgico) sono stati creati piccoli gruppi in base alla scelta fatta: un modo per motivare quella scelta e per intravedere le modalità con cui sarà condotto il lavoro a Firenze. Un piccolo momento di verifica, con l’intervento di un rappresentante per ogni gruppo, ha concluso l’incontro.
Mons. Luigi Ernesto Palletti, Arcivescovo di La Spezia-Brugnato, ha risposto ad alcune nostre domande.
In che modo si è svolta la preparazione al convegno ecclesiale nazionale?
La preparazione è avvenuta nelle singole diocesi innanzitutto inviando i delegati, nelle modalità che sono state richieste dagli organizzatori del convegno; in una seconda fase attraverso la lettura e l’approfondimento della traccia, quindi con gli incontri nelle singole diocesi e anche con incontri intradiocesani come quello organizzati oggi a Genova per la regine Ecclesiastica Ligure. Credo sia stata una preparazione attenta al presente, ma anche e soprattutto al dopo convegno
Duemilacinquecento delegati da tutta Italia giungeranno a Firenze: in che modo ognuno potrà dare il suo contributo?
Sarà un contributo personale secondo il proprio vissuto, ma anche comunitario a seconda dell’esperienza che ognuno porta della comunità pastorale e civile dove ha vissuto; ancora, sarà un contributo anche a livello diocesano in seguito alla lettura e all’approfondimento della traccia proposta come base per il convegno. Infine, si tratterà di un contributo anche di scambio anche tra i delegati.
Il convegno richiama a un nuovo umanesimo. Chi è l’uomo oggi? Quali sono i suoi bisogni e le sue ferite?
Si tratta di un interrogativo di vitale importanza; la traccia preparatoria al convegno enumera, infatti, alcune domande circa le sue esigenze fondamentali: chi è l uomo? E’ solo? E’ soltanto un prodotto? E’ in relazione? Sono tutte quelle dimensioni dell’umanità che vanno rivalorizzate soprattutto per noi credenti in cui l’umanità, essendo dono di Dio a pieno titolo, va non solo accettata, ma soprattutto custodita. Per ogni uomo di buona volontà perché ciò che abbiamo non è solo nostro, ma va consegnato alle generazioni future.
La traccia indica che “le ragioni della speranza dell’uomo” devono essere rifondate non attorno a idee, astrazioni o, peggio, ideologie ma innanzitutto dal “cercare l’autenticamente umano in Cristo Gesù” in quanto “il suo concreto vissuto umano rivela Dio in una suprema tensione verso l’uomo” il quale rappresenta, con un’espressione forte, “la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo”. E proprio nella vita del Nazareno si scorgono “le due direttrici principali del nuovo umanesimo: la cura e la preghiera”. La riflessione a Firenze sarà condotta attraverso lavori di gruppi intorno ai cinque verbi indicati come filo conduttore: uscire; annunciare; abitare; educare; trasfigurare.
Lo sforzo sarà quello, di fronte a tematiche e indicazioni di evangelizzazione così ampia, di restringere il campo per cercare insieme delle proposte che siano chiare e concrete; indicazioni che portino i delegati, una volta tornati da Firenze, ad avere delle proposte concrete da indicare ai diversi settori della pastorale diocesana.
Sabato 10 ottobre si è svolto un incontro tra i delegati liguri al convegno di Firenze, guidato da Mons. Luigi Ernesto Palletti, responsabile del comitato preparatorio per la Liguria, di cui fanno parte anche don Stefano Olivastri, Domenico Cirigliano e Laura Natale. Un’occasione per conoscersi, per verificare quanto è stato fatto nelle singole diocesi come cammino di preparazione e per iniziare a riflettere sui singoli verbi indicati come punto di partenza per la riflessione.
Ai singoli delegati è stato, infatti, richiesto di scegliere uno dei cinque verbi per formare i gruppi che lavoreranno insieme a Firenze: si tratta di piccoli gruppi, indicativamente composti da una decina di persone, in modo da poter lavorare con facilità. Così anche nell’incontro genovese (presso l’Apostolato Liturgico) sono stati creati piccoli gruppi in base alla scelta fatta: un modo per motivare quella scelta e per intravedere le modalità con cui sarà condotto il lavoro a Firenze. Un piccolo momento di verifica, con l’intervento di un rappresentante per ogni gruppo, ha concluso l’incontro.
Mons. Luigi Ernesto Palletti, Arcivescovo di La Spezia-Brugnato, ha risposto ad alcune nostre domande.
In che modo si è svolta la preparazione al convegno ecclesiale nazionale?
La preparazione è avvenuta nelle singole diocesi innanzitutto inviando i delegati, nelle modalità che sono state richieste dagli organizzatori del convegno; in una seconda fase attraverso la lettura e l’approfondimento della traccia, quindi con gli incontri nelle singole diocesi e anche con incontri intradiocesani come quello organizzati oggi a Genova per la regine Ecclesiastica Ligure. Credo sia stata una preparazione attenta al presente, ma anche e soprattutto al dopo convegno
Duemilacinquecento delegati da tutta Italia giungeranno a Firenze: in che modo ognuno potrà dare il suo contributo?
Sarà un contributo personale secondo il proprio vissuto, ma anche comunitario a seconda dell’esperienza che ognuno porta della comunità pastorale e civile dove ha vissuto; ancora, sarà un contributo anche a livello diocesano in seguito alla lettura e all’approfondimento della traccia proposta come base per il convegno. Infine, si tratterà di un contributo anche di scambio anche tra i delegati.
Il convegno richiama a un nuovo umanesimo. Chi è l’uomo oggi? Quali sono i suoi bisogni e le sue ferite?
Si tratta di un interrogativo di vitale importanza; la traccia preparatoria al convegno enumera, infatti, alcune domande circa le sue esigenze fondamentali: chi è l uomo? E’ solo? E’ soltanto un prodotto? E’ in relazione? Sono tutte quelle dimensioni dell’umanità che vanno rivalorizzate soprattutto per noi credenti in cui l’umanità, essendo dono di Dio a pieno titolo, va non solo accettata, ma soprattutto custodita. Per ogni uomo di buona volontà perché ciò che abbiamo non è solo nostro, ma va consegnato alle generazioni future.
Laura Ferrero