Il tradizionale Pellegrinaggio diocesano del mondo del lavoro si è svolto, al Santuario della Madonna della Guardia, in una mattinata piovosa e ovattata, che ha favorito il raccoglimento e lo spirito di preghiera, caratteristiche essenziali di ogni autentico pellegrinaggio.
Come sempre le Società Operaie Cattoliche, le Confraternite, l'associazionismo religioso e laico ha fornito un determinante apporto di partecipazione.
Presenti pure numerosi esponenti delle aziende e larga partecipazione di rappresentanti delle pubbliche istituzioni.
Il pellegrinaggio è stato fedele alla sua nota caratteristica di essenzialità.
L'interiorità, la preghiera, l'omelia del Cardinale Arcivescovo hanno creato un contesto di ampie e profonde sollecitazioni e ispirazioni. Questo è un fatto ampiamente positivo, in grado di portare nel campo del Bene comune le ricadute oggi ritenute urgenti e indilazionabili.
L'Arcivescovo ha sviluppato l'omelia intorno al mistero della Santissima Trinità, della quale si stava celebrando la Solennità.
Ecco alcuni brani salienti del suo discorso:
“Cosa ha da dirci questo mistero, apparentemente così lontano e che sembra in fondo “irrilevante” per la nostra vita concreta?
In realtà ha da dirci una cosa fondamentale: Che la solitudine non è un bene! Non è mai un bene.
Non è bene che la solitudine governi il mondo!
Oggi siamo in un tempo di grandi solitudini. È l'illusione che ognuno pensa di poter fare meglio da sé stesso. Che possa cercare la salvezza delle varie difficoltà da solo, lasciando che gli altri pensino a sé. È una grande e grave illusione!
Nella famiglia, nel nostro cuore, nel mondo del lavoro, e nel mondo sociale non c'è problema che possa essere risolto con questa logica individualista e mortale”.
“Ecco come il Mistero Trinitario si declina nella nostra vita, come diventa una bussola nel nostro cammino anche quando, come questa mattina il cammino della vita e della storia è un po' avvolto dalla nebbia. Se non si può vedere lontano, almeno sentire le voci vicine, e questo già ci aiuta, ci conforta, ci indirizza.
Ed in questa prospettiva, cari amici, vorrei mettere in rilievo l'importanza delle Società Operaie Cattoliche, delle Confraternite e dei tanti gruppi che qui questa mattina tradizionalmente giungono per questo momento di preghiera”.
L'accorata omelia dell'Arcivescovo si è conclusa con queste parole: “Genova, sappiamo, è una perla custodita dal mare, dai monti e dal cielo. Bellezza, ma anche insidia. Ha una storia di operosità e di ingegno, di intrapresa di mare e di terra a noi ben nota, e che vorremmo tutti, non solo continuasse, ma si sviluppasse ulteriormente. Perché lo merita. Perché ne ha tutte le capacità. Perché Genova è necessaria per l'intero Paese.
La sua collocazione ne è prova e non può essere dimenticata: è quello che è. Insieme a tutta la Liguria, di cui è antica Regina, Liguria terra aspra ma generosa, se amata, custodita, vissuta, merita ogni considerazione: da parte di tutti noi, da parte di chiunque! E noi lo sappiamo, e noi lo desideriamo tutti. Non è, come ben sappiamo, uno sguardo miope, il nostro, che guarda solamente l'atrio di casa. Lo abbiamo detto all'inizio: la Trinità ci dice o viviamo veramente insieme con uno sguardo ampio, con un cuore grande o altrimenti…
Il nostro amore per Genova, per la nostra terra, per la sua storia, per le sue eccellenze, le sue bellezze sono anche amore per l'intero Paese, per l'intera Nazione.
Sì tutti facciamo parte e contribuiamo al Bene comune, e il Bene comune è tale se considera a guarda con amore e concretezza ogni singola parte.
Affidiamo il nostro mondo del lavoro, le nostre famiglie, le nostre preoccupazioni e le nostre speranze alla Santa Vergine: Lei le guardi, Lei le custodisca, Lei le fecondi e le presenti al cuore della Trinità Santa”.
I cappellani del lavoro