L' incontro dei cresimati con il Cardinale crea ogni anno un'atmosfera gioiosa sotto le volte sacre e austere della cattedrale che è letteralmente gremita.
Dapprima i ragazzi sono sembrati un po' troppo silenziosi ma, si potrebbe dire: “Per una volta che stanno zitti, tanto meglio…”. Poi, però, il Cardinale ha incominciato a dialogare, scegliendo due di loro e poi altri ancora, mettendoli sull'altare al suo fianco.
All'inizio della celebrazione i ragazzi hanno portato le loro piccole promesse ecologiche, impegni per salvaguardare l'ambiente, introducendo i biglietti in un contenitore situato davanti a un grande planisfero raffigurante il nostro pianeta. È lui il malato da curare e da salvare: è il nostro mondo, dono incommensurabile, affidato a noi per essere custodito, che il Signore ci ha offerto gratuitamente perchè fosse la nostra casa comune.
L'enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco è stata l'elemento ispiratore dell'incontro e anche del cammino percorso dai ragazzi coi loro catechisti in preparazione alla giornata odierna. I canti si alternano alle letture, brevi e significative, non troppo alte né troppo difficili, alla portata di tutti. I gesti sono altrettanto eloquenti: un vaso di terra, dei fiori, vengono portati come simbolo del creato. Gli oli, la veste bianca, l'acqua, una candela sono deposti come simbolo di noi tutti, creati, ma non solo, anche battezzati e dunque redenti. Poi la parola dell'Arcivescovo riprende i temi che interpellano ciascuno in relazione al proprio ruolo nel creato. “Che cosa possiamo fare per salvaguardarlo?” ha chiesto il Cardinale. Non certo intervenire sul buco dell'ozono o ideare energie alternative, non inquinanti. E i ragazzi hanno fatto le loro proposte: “Non gettare carte in terra, non rovinare, non sciupare”.
“Ma – ha proseguito il Cardinale – a che cosa ci invita il Papa?” Ci chiede di imparare a guardare di più le meraviglie create per noi, perchè fossero la nostra casa. Tramonti, cielo, stelle, mare: chi di noi li guarda con gratitudine? “Eppure- ha detto- noi siamo chiamati a custodire questa splendida casa, a cui non dobbiamo mai abituarci”. La conseguenza giunge automaticamente: ogni giorno diventi per noi un'esigenza quella di dire grazie al Signore. Non usare, dunque mai male questo universo – ha concluso- ma trattarlo bene. Il secondo passaggio nelle parole del Cardinale è stato quello di affermare che “il più importante modo per custodire il mondo è custodire noi stessi, comportandoci bene, compiendo buone azioni. Quanto più curiamo la nostra anima, con la preghiera, la Confessione, la presenza alla Messa, la Comunione, tanto più saremo bravi a custodire la nostra casa comune”. Chi è trascurato e sta male con se stesso non curando la propria interiorità, esprime questo disagio al di fuori di sè e tratta male anche il mondo che lo circonda, riducendolo da casa a stamberga. E questa non è la volontà del creatore.
Dopo la professione di fede è stata consegnata ai ragazzi la Carta dei Cresimati, una tessera speciale, quasi una carta d'identità spirituale che li definisce testimoni di un amore antico, sentinelle con lo sguardo puntato verso l'alto, portatori di speranza, araldi e annunciatori di un mondo bello, pulito, giusto.
Uno sventoìio di foglietti bianchi ha salutato festosamente l'Arcivescovo alla fine dell'incontro, guidato dal direttore dell'Ufficio Catechistico, Don Gianfranco Calabrese, che ha saputo tenere sempre “sotto controllo” la situazione e ha rivolto in chiusura un grazie particolarissimo ai giovani che col vescovo ausiliare Mons. Anselmi hanno intrattenuto i cresimati per un'ora di gioco prima del momento solenne in Cattedrale.
Dapprima i ragazzi sono sembrati un po' troppo silenziosi ma, si potrebbe dire: “Per una volta che stanno zitti, tanto meglio…”. Poi, però, il Cardinale ha incominciato a dialogare, scegliendo due di loro e poi altri ancora, mettendoli sull'altare al suo fianco.
All'inizio della celebrazione i ragazzi hanno portato le loro piccole promesse ecologiche, impegni per salvaguardare l'ambiente, introducendo i biglietti in un contenitore situato davanti a un grande planisfero raffigurante il nostro pianeta. È lui il malato da curare e da salvare: è il nostro mondo, dono incommensurabile, affidato a noi per essere custodito, che il Signore ci ha offerto gratuitamente perchè fosse la nostra casa comune.
L'enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco è stata l'elemento ispiratore dell'incontro e anche del cammino percorso dai ragazzi coi loro catechisti in preparazione alla giornata odierna. I canti si alternano alle letture, brevi e significative, non troppo alte né troppo difficili, alla portata di tutti. I gesti sono altrettanto eloquenti: un vaso di terra, dei fiori, vengono portati come simbolo del creato. Gli oli, la veste bianca, l'acqua, una candela sono deposti come simbolo di noi tutti, creati, ma non solo, anche battezzati e dunque redenti. Poi la parola dell'Arcivescovo riprende i temi che interpellano ciascuno in relazione al proprio ruolo nel creato. “Che cosa possiamo fare per salvaguardarlo?” ha chiesto il Cardinale. Non certo intervenire sul buco dell'ozono o ideare energie alternative, non inquinanti. E i ragazzi hanno fatto le loro proposte: “Non gettare carte in terra, non rovinare, non sciupare”.
“Ma – ha proseguito il Cardinale – a che cosa ci invita il Papa?” Ci chiede di imparare a guardare di più le meraviglie create per noi, perchè fossero la nostra casa. Tramonti, cielo, stelle, mare: chi di noi li guarda con gratitudine? “Eppure- ha detto- noi siamo chiamati a custodire questa splendida casa, a cui non dobbiamo mai abituarci”. La conseguenza giunge automaticamente: ogni giorno diventi per noi un'esigenza quella di dire grazie al Signore. Non usare, dunque mai male questo universo – ha concluso- ma trattarlo bene. Il secondo passaggio nelle parole del Cardinale è stato quello di affermare che “il più importante modo per custodire il mondo è custodire noi stessi, comportandoci bene, compiendo buone azioni. Quanto più curiamo la nostra anima, con la preghiera, la Confessione, la presenza alla Messa, la Comunione, tanto più saremo bravi a custodire la nostra casa comune”. Chi è trascurato e sta male con se stesso non curando la propria interiorità, esprime questo disagio al di fuori di sè e tratta male anche il mondo che lo circonda, riducendolo da casa a stamberga. E questa non è la volontà del creatore.
Dopo la professione di fede è stata consegnata ai ragazzi la Carta dei Cresimati, una tessera speciale, quasi una carta d'identità spirituale che li definisce testimoni di un amore antico, sentinelle con lo sguardo puntato verso l'alto, portatori di speranza, araldi e annunciatori di un mondo bello, pulito, giusto.
Uno sventoìio di foglietti bianchi ha salutato festosamente l'Arcivescovo alla fine dell'incontro, guidato dal direttore dell'Ufficio Catechistico, Don Gianfranco Calabrese, che ha saputo tenere sempre “sotto controllo” la situazione e ha rivolto in chiusura un grazie particolarissimo ai giovani che col vescovo ausiliare Mons. Anselmi hanno intrattenuto i cresimati per un'ora di gioco prima del momento solenne in Cattedrale.
Paola Radif