Cattedrale Aperta: Le domande sulle origini (6/11/2013)

 
Cattedrale Aperta 6/11/2013: “Le domande sulle origini: tra creazione ed evoluzione”
 
Relatori Mons. Fiorenzo Facchini e dott. Roberto Righetto 
 
È partito il sesto ciclo di conferenze di Cattedrale Aperta con un tema originale, non facile, ma che attraverso le parole del relatore Mons. Fiorenzo Facchini ha assunto contorni più accessibili per i tanti uditori che sono accorsi in San Lorenzo; creazione, evoluzione, origine dell’uomo: temi scottanti che ben si inseriscono nell’obiettivo di far dialogare scienza e fede, di mostrare come fede e ragione non devono essere in opposizione. Una sfida importante per la cultura cristiana; a introdurre Mons. Facchini e il dottor Roberto Righetto, giornalista, responsabile delle pagine culturali del quotidiano Avvenire, è padre Mauro De Gioia, direttore dell’Ufficio Cultura diocesano, che cura l’organizzazione di Cattedrale Aperta. Padre De Gioia ha voluto sottolineare un altro obiettivo fondamentale di questa iniziativa culturale, fortemente voluta dal Cardinale Bagnasco: non cadere nella tentazione di intendere la cultura cristiana come ‘specializzata’ in alcuni ambiti specifici: “La fede illumina la materia, confida nel suo ordine, lo sguardo della scienza riceve un beneficio dalla fede, invita alla meraviglia, la fede allarga gli orizzonti della ragione” – ha affermato padre De Gioia introducendo il relatore e il suo intervistatore.
L’incontro si è svolto in forma di intervista; punto di partenza della riflessione due discorsi di Giovanni Paolo II, ricordati dal dott. Righetto: il primo del 1985, pronunciato ai partecipanti al simposio internazionale su ‘Fede cristiana e teoria dell’evoluzione’ e il secondo del 1996 pronunciato alla Pontificia Accademia delle Scienze. Mons. Facchini ha risposto sottolineando innanzitutto l’importanza di entrambi nel dibattito su creazione e evoluzione degli ultimi anni. Nel primo in particolare emerge l’idea di come l’evoluzione esiga già un atto creativo di Dio e di come l’evoluzione prolunghi e renda presente la creazione: Giovanni Paolo II, infatti, prospetta infatti la ‘creatio continua’, un prolungamento del tempo della creazione, un’evoluzione che rende visibile la creazione in tutte le sue potenzialità. Il secondo, afferma che l’evoluzione non deve esser considerata soltanto un’ipotesi, ma semmai una teoria scientifica. Resta fermo comunque il punto che lo spirito dell’uomo non può essere ricondotto a pura materia e che bisogna guardarsi da interpretazioni sbagliate e strumentali delle teorie darwiniane.
 
Anche Benedetto XVI è intervenuto in varie occasioni su questo tema, insistendo sul fatto che la natura esprime un linguaggio di Dio creatore, che si comunica all’uomo attraverso il linguaggio della creazione e della Sacra Scrittura. Come il concetto centrale di progetto di Dio sulla creazione, che si oppone alla concezione di un universo sviluppatosi all’insegna della casualità. Particolarmente interessante la riflessione di Mons. Facchini sulla difficoltà di porre domande sull’origine dell’uomo e sul rapporto tra scienza e fede; spesso nascono degli equivoci su questi temi perché si pretende di dare risposte su argomenti che non sono attinenti il proprio orizzonte di studio: “Le domande sull’origine dell’uomo possono essere tante, ma bisogna fare quelle giuste” – ha affermato Mons. Facchini; la verità, infatti, si raggiunge soltanto attraverso la complementarità tra scienza e fede, attraverso il rispetto dei loro ambiti specifici. I quesiti riguardano il tempo e la modalità di formazione dell’universo competono alla scienza, mentre quelle sul significato e il senso dell’universo e della vita competono alla fede: sono risposte che possono essere raggiunte soltanto attraverso il ragionamento della teologia e della rivelazione. Ma nella creazione i credenti e i cristiani non possono certo rinunciare a una visione impostata sul progetto di Dio; Righetto ha sollecitato Mons. Facchini sull’argomento facendo riferimento alla teoria del progetto cosiddetto ‘intelligente’ nata in ambiente americano: è stato messo da parte il creazionismo puro, ovvero lo sviluppo della vita e dell’universo così come lo racconta la Sacra Scrittura, a favore di una concezione che concilia evoluzione e creazione: parte dall’idea che le strutture complesse non si possono formare per processi naturali, ma richiedono interventi esterni, che vengono facilmente identificati con la presenza di un Dio. Ma secondo Mons. Facchini è una forzatura, una posizione che crea soltanto confusione: non si può, infatti, procedere a ritroso creando una causa ‘ad hoc’: è preferibile, infatti, che la scienza, anche se non è in grado di dare risposte certe, progredisca nelle sue conoscenze perché si rischia di non rispettare l’autonomia della scienza stessa, principio affermato nella costituzione dogmatica Gaudium et spes del Concilio Vaticano II. Ma allora il progetto di Dio sulla creazione si manifesta soltanto attraverso la fede oppure anche in ambito scientifico?
 
Mons. Facchini ha citato a questo proposito il celebre discorso pronunciato a Ratisbona da Benedetto XVI: egli affermò che nella materia può essere riconosciuta una razionalità scientifica che ad esempio alcuni scienziati riconoscono nella sintonia delle forze della natura; esiste un principio finalistico riconoscibile nel rapporto tra organo e la sua funzione, tra informazione genetica e fenotipo, per citare alcuni casi. Ma la teoria darwiniana ha introdotto un principio pericoloso, ovvero quello della causalità, “che però – ha affermato Mons. Facchini – non è poi così certa, perché ad esempio la biologia dello sviluppo ha mostrato come i geni regolatori di funzioni si possono ripetere nel corso dell’evoluzione, non è poi tutto così casuale… È una teoria che andrebbe integrata e a dirlo sono anche dei darwiniani convinti. Il discorso di un finalismo generale di tutta l’evoluzione, dello sviluppo del cosmo e della vita viene ritenuto da molti una concezione più filosofica, che come tale non è dimostrabile come i metodi delle scienze empiriche. Ma la fede mi dice di più, mi parla di un progetto di Dio sulla creazione, non spetta alla fede e alla teologia dire come: come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, Dio agisce per mezzo delle cause secondo, cioè attraverso fattori della natura, senza che debba intervenire di tanto in tanto a canalizzare le cose. Il progetto di Dio non si esaurisce nell’ordine terreno e viene quindi incontro al difficile rapporto dell’uomo con il male, la sofferenza, la morte e sofferenza che Darwin sentiva come una contraddizione al bello. Sollecitato ancora da un riferimento del dott. Righetto al teologo Pierre Teilhard de Chardin, Mons. Facchini ha sottolineato come egli consideri l’evoluzione una preparazione al futuro dell’uomo che sbocca quindi al fine della storia inteso come storia di salvezza. La sua visione dell’evoluzione è mistica e molto suggestiva: è una crescita di complessità dell’universo e della vita a partire dai primi istanti dell’universo, una crescita però di coscienza, un’energia radicale diversa dai processi biologici e chimici. L’uomo si fa interprete della realtà proprio in forza della coscienza di cui è fornito. Il punto finale della storia dell’universo coincide con la visione del cristo capitolatore, intreccio tra visione scientifica e evolutiva.
Temi complessi, ma affascinanti che non possono esaurirsi in una riflessione di un po¿ più di un¿ora, ma che sicuramente ha creato curiosità tra gli uditori grazie anche alla passione di Mons. Facchini e la competenza del dott. Righetto.
 
Laura Ferrero
 
 
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