Cattedrale Aperta: nuova evangelizzazione e laici (4/12/2013)

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Cattedrale Aperta: 4/12/2013 ‘Nuova evangelizzazione e ruolo dei laici’

Relatori Mons. Domenico Sigalini e prof. Francesco D’Agostino
 
 
Si è svolto mercoledì 4 dicembre in San Lorenzo il secondo incontro del ciclo di conferenze di Cattedrale Aperta, organizzato dall’Ufficio Cultura della Diocesi, guidato da Padre Mauro De Gioia.
Per affrontare il tema dell’incontro su Nuova evangelizzazione e ruolo dei laici sono stati invitati i relatori Mons. Domenico Sigalini e il Prof. Francesco D’Agostino.
Mons. Sigalini, Vescovo di Palestrina e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, nel suo intervento ha sottolineato come i laici nella Chiesa siano chiamati ad essere corresponsabili e come sia necessaria una loro appartenenza associativa.
Nel Concilio Vaticano II e nella costituzione dogmatica Lumen Gentium di Paolo VI si parla di ruolo dei laici e dei pastori e della familiarità dei rapporti tra essi da cui si devono attendere molti vantaggi per la Chiesa. In essa i laici possono essere un aiuto per i pastori a farsi idee giuste anche in cose spirituali, oltre che in quelle temporali. Come ha indicato anche Papa Benedetto XVI, la corresponsabilità però esige un cambiamento di mentalità riguardante i laici, che vanno considerati non collaboratori ma realmente corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa, solo così si avrà un laicato maturo e impegnato nel rispetto dei ruoli e dei variegati compiti che esistono nella Chiesa. Questo spirito di comunione profonda è la caratteristica degli inizi della comunità cristiana, come si legge negli Atti degli Apostoli.
Essere laici cristiani – ha detto Mons. Sigalini – non è una genericità, ma una vocazione particolare e personale, e attraverso i particolari sacramenti di Battesimo, Ordine e Matrimonio non si è solo `evangelizzatori, ma anche  costruttori della comunità cristiana, quindi la costruzione della comunità cristiana non é solo opera dei sacerdoti, ma di tutta la Chiesa!
Siate orgogliosi e grati di essere laici cristiani ha detto all’assemblea Sigalini  poiché la vostra collocazione è di primo piano nella storia della salvezza. Siete chiamati per nome a seguire e annunciare Gesù.
Occorre avere una coscienza cristiana aggiornata per riuscire a comunicare a tutti lo spirito evangelico che si ha. In questo tempo tale sottolineatura deve essere prevalente perché è l’impegno a cui chiama Papa Francesco di uscire verso le periferie.
 
Il Vescovo di Palestrina ha poi sottolineato che è necessario progettare una vita ecclesiale in sintonia con i pastori: Amate la vostra Chiesa, quella che c’è, quella che Dio vi ha dato, quella comunità in cui siete collocati con la vostra vita.
In merito alla necessità per il laico di avere una appartenenza associativa, Sigalini ha citato Papa Francesco che, nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, sostiene che gli operatori pastorali non sono autosufficienti a creare un cristianesimo popolare e che occorrono pertanto spazi adatti per motivarli e risanarli: luoghi in cui riceveranno la propria fede in Gesù, in cui condividere le proprie domande e le esperienze del quotidiano, al fine di orientare, secondo i criteri evangelici, al bene e al bello le proprie scelte individuali e sociali. Serve allora che i laici cattolici si aggreghino, cerchino cioè la formazione, per rispondere a quelle domande di ogni operatore appassionato alla sua gente e innamorato di Gesù di cui va sperimentando amicizia, salvezza, forza e perdono.
Le nostre parrocchie sono capaci di far crescere cristiani maturi, che abbiano una adesione profonda al Vangelo? É possibile rispondere a quel vuoto di formazione che ci pare leggere nei cristiani di oggi?
Occorre – ha detto Mons. Sigalini  una conversione pastorale, centrale per ogni comunità cristiana. Si tratta di far crescere una `coscienza cristiana che configura una esistenza cristiana. Non ci accontentiamo di tenere legate le persone con la appartenenza sociologica, ma vogliamo, a partire da noi, decidere della nostra vita secondo il Vangelo, perche tutti coloro che ci incontrano decidano di sé e della loro vita secondo il Vangelo. La formazione é dunque una necessità scritta nello statuto antropologico dell’umanità, una sete che viene dal profondo della coscienza.
Sigalini ha poi sottolineato come ci sia bisogno di tanti ministeri laicali per come sono organizzate le parrocchie. Ma se vogliamo dare alle nostre comunità una svolta missionaria  ha precisato – occorre preparare un popolo di missionari laici, ragazzi e adulti, che credano in modo nuovo, da testimoni. E che siano provocati a verificare di continuo la qualità della propria esperienza di fede.
Questo popolo di missionari laicamente maturi deve essere capace di spendere la maturità della propria fede nei normali ambienti di vita, devono essere voce della propria comunità laddove la comunità con le proprie strutture non può giungere. Se la parrocchia, nella persona del Parroco, si sente missionaria per le attività che tiene sotto stretto controllo, allora questa missionarietà dei laici farà sentire la parrocchia stessa impotente e inefficace. Ma se una comunità ha imparato a credere che ciò che si realizza passa attraverso la fede dei suoi figli, allora questa comunità ha enormemente ampliato la possibilità missionari età. E questa è la forza dei laici.
Il tesoro di ogni comunità è pertanto la fede dei suoi figli, molto più e prima delle sue iniziative. Occorre preoccuparci di più  ha concluso Sigalini – di formare laici concreti che vivano esperienza di fede normale, che sperimentino la disciplina di un confronto comunitario, attraverso una esperienza di associazione o movimento. C’è da riconquistare questa dignità e questo cambierebbe radicalmente le nostre comunità.
 
Il professore Francesco D’Agostino, ordinario di Filosofia del Diritto e di Teoria generale del Diritto all’Università di Roma Tor Vergata, ha introdotto il suo intervento sostenendo che occorre ridefinire il termine laico, che oggi viene usato facilmente per definire gli agnostici o gli atei, o più in generale i democratici. Ma il termine ha una chiara origine cristiana  ha detto D’Agostino e non esiste laicità in nessuna cultura se non in quella cristiana.
Citando la filosofa Sofia Vanni Rovighi che affermava che “per il laico un mondo esiste”, D’Agostino ha sottolineato che tutti viviamo nel mondo, ma non tutti hanno la consapevolezza che noi siamo in un mondo che dobbiamo conoscere e che soprattutto é un mondo fatto per noi, nel quale viviamo e del quale godiamo, fatto per il nostro bene. Tutto il creato é da Dio: Solo se partiamo da questo postulato  ha detto il professore romano – il mondo ha un senso, perché è un mondo che si offre e che chiede a noi lo sforzo di tutelarlo e conservarlo, conoscerlo nelle sue dimensioni di bene.
Il laico é pertanto colui che fronteggia il mondo, lo rispetta, lo conosce, ci lavora dentro. E tende a collaborare per renderlo migliore. Se ci distacchiamo da questo orizzonte laicale il mondo perde senso.
E bello avere uno spirito critico e democratico come dicono i laicisti  ha ribadito D’Agostino  perché sono virtù autentiche, ma il vero fondamento della democrazia sta nel credere che un mondo esiste perché voluto da Dio per l’uomo.
Il laicismo rifiuta di capire cosa è bene e cosa male, la laicità cristiana invece sostiene esattamente il contrario: il cristiano deve saper leggere il mondo e sa per distinguere il bene dal male. Questo mondo nel quale viviamo é stato fatto per noi. Perché? Qui solo una rivelazione ce lo può spiegare  ha detto il professore – L’uomo infatti non merita un mondo creato per lui, ma Dio, nella sua bontà, ha creato un mondo apposta per l’uomo. Dobbiamo portare in esso tutto il bene di cui siamo capaci.
Il primo compito dei laici – ha concluso – é rivendicare con molta fermezza un immagine del mondo buono e bello dove c’è posto per tutti e nel quale siamo chiamati a vivere e convivere.
Al termine della conferenza è intervenuto anche il Cardinale Angelo Bagnasco, il quale ha voluto accostare alle visioni positive dei termini citati dai relatori corresponsabilità e creato buono le immagini evangeliche del sale della terra e luce del mondo: Siamo tutti laici dentro questo mondo buono  ha detto l’Arcivescovo  e tutti, come Chiesa, siamo chiamati ad essere sale e lievito nella storia degli uomini prolungando umilmente l’incarnazione del Figlio di Dio, perché in realtà il vero sale e la vera luce é Gesù Cristo.
Dentro la comunità cristiana ci sono diversità di mansioni, ma – ha concluso Bagnasco  come ama ripetere Papa Francesco, la sorgente di ogni responsabilità é il Battesimo, che ci invia nella vita per portare la luce di Cristo e il suo sapore, e quindi della sua Chiesa.
 
Michela De Leo